Città del Vaticano – I gesuiti della Civiltà Cattolica che da sempre sono sostenitori dell'accordo tra Vaticano e Cina per le nomine dei vescovi, stavolta misurano gli effetti positivi che la Rcep avrà nel mondo (la intesa raggiunta tra Cina, Corea del Sud, Giappone, Australia e Nuova Zelanda che ha dato vita alla zona di libero scambio commerciale più grande del mondo: Regional Comprehensive Economic partnership). L'accordo commerciale potrebbe significare, scrivono i religiosi, l'inizio di una nuova fase della globalizzazione anche «se non è ancora chiaro con quale modello sociale». «A poco a poco vedremo quale futuro ci attende. Speriamo sia un futuro di pace, giustizia e sviluppo per tutti».
La rivista della compagnia di Gesù sostiene che queste economie già generano il 30% della produzione economica mondiale e compongono un mercato di circa due miliardi di persone.
La popolazione della regione asiatica e del Pacifico conta attualmente 2.023 milioni di persone appartenenti alla classe media. Si stima che entro il 2030 il loro numero salirà a 3.492 milioni. «È facile prevedere dove saranno allocati i futuri consumatori».
Quanto al fatto che per ora l'India ha deciso di restare fuori dall'accordo, i gesuiti annotano che tra dieci anni la classe media indiana nel 2030 sarà appena la metà di quella cinese del 2020. «La Cina, il Giappone e la Corea del Sud sono il nucleo forte della Rcep, e l’India ha bisogno di relazioni con questi Paesi non soltanto per le importazioni, ma anche per le esportazioni. Se entrasse in questo blocco, godrebbe di maggiori investimenti e trasferimenti di tecnologia». Decidendo di non entrare nella Rcep, l’India a detta della Civiltà Cattolica comprometterebbe seriamente la possibilità di essere destinataria di futuri investimenti.