Verini: «Sì è vero, il santino di Mattarella era mio... ho iniziato a votarlo in anticipo, scelta di stabilità»

Walter Verini
Walter Verini
di Federico Fabrizi
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Martedì 1 Febbraio 2022, 16:22 - Ultimo aggiornamento: 19:22

PERUGIA - Quella volta dei santini e delle matite... ovvero il racconto insider della rielezione di Sergio Mattarella dalla soggettiva del deputato Walter Verini. Parlamentare di quelli esperti - è alla Camera dal 2008 - Verini è uno che nella war-room del Partito democratico si muove meglio che nel salotto casa. Fu con Veltroni dai tempi del Campidoglio, Zingaretti lo ha indicato tesoriere nazionale del partito e Letta lo ha confermato. Il nome del deputato di Città di Castello è ora in cima alla lista dei sospetti nell'indagine “chi iniziò a votare Mattarella”.
«Io ho rispettato le indicazioni della scheda bianca nelle prime votazioni, poi dalla quarta, insieme ad altri, ho indicato Mattarella, c'era davvero una spinta crescente verso questa soluzione».
Quindi confessa.
«Sono stato tra quelli che ha cercato di far crescere quella candidatura».
Perche?
«Stimo davvero molto Sergio Mattarella e soprattutto ritengo che lui al Quirinale e Draghi al Governo siano un'assicurazione per il Paese».
Chi c'era nel gruppo?
«Nel Pd Stefano Ceccanti, Matteo Orfini e anche Graziano Delrio. Nei Cinque Stelle Vittoria Baldino, Sergio Battelli. E pure Stefano Fassina».
Voto cresciuto dal basso?
«Quella scelta è cresciuta quando i veti incrociati sembravano rendere impossibile una soluzione. Ma Letta lo aveva detto fin dall'inizio: “Non ci sono i numeri per un presidente di parte”. Per noi è stata una soluzione naturale, per altri meno».
Ora va di moda dire king maker, diciamo che lei è stato tra quelli che hanno tessuto la tela.
«Abbiamo parlato di questa soluzione a lungo tra di noi e con parlamentari di altri gruppi».
Ma è vera questa storia del santino?
«Il giorno di Natale mia cognata Alessandra mi ha regalato quest'immagine col volto di Mattarella e l'aureola...».
Il famoso santino.
«Non era assolutamente una cosa irriverente, solo un modo leggero per esprimere in realtà un'idea seria. Ho fatto un sorriso e ho messo l'immagine in tasca».
Poi però l'ha mostrata.
«Nei giorni del voto sulla legge di bilancio mi è capitato di farla vedere a qualche amico e collega. Mi sono reso conto che effettivamente c'era in Parlamento l'auspicio che potesse finire come poi è andata. Qualcuno ha anche fotografato l'immagine».
Verini, tra i più devoti al San Sergio c'erano i governatori?
«I delegati regionali certamente avvertivano l'urgenza di garantire stabilità al Paese. Penso alla questione energetica, al Pnrr, ai tanti contratti di lavoro precari. Ne ho parlato spesso, ad esempio, con Fabio Paparelli».
Più consapevoli i delegati regionali dei parlamentari?
«Beh insomma, l'immagine dei parlamentari interessati solo alla poltrona o a maturare la pensione io non la condivido».
Sicuro sicuro?
«Qualche c.... sicuramente c'è, ma in Parlamento ci sono persone serie che conoscono bene i problemi del Paese».
La politica però esce maluccio dall'ultima settimana.
«La politica è in crisi e il Parlamento molto frammentato, ma non è cosa degli ultimi 7 giorni. Proprio questo Parlamento è uscito dall'impasse lasciando il Paese in mani sicure».
Verini, ce l'ha una matita quirinalizia da regalare?
«No per carità, mi hanno scritto e mi hanno chiamato per questo».
Per chiedere santini e matite?
«Quando è terminato l'ultimo spoglio ho mostrato a Enrico Letta che avevo conservato la matita con cui avevo votato Mattarella. Lui mi ha risposto: “Anch'io...”».
E poi?
«In quel momento un'altra deputata, Chiara Braga, mi ha chiesto se potevo tornare indietro e prendere anche per lei una delle matite usate per il voto».
Una delle matite che ha scritto la storia.
«L'ho presa per lei e per altri colleghi. La scena è stata raccontata sui giornali, così ora mi scrivono e mi chiamano, anche persone che non conosco, per chiedermi se ho le matite di Mattarella da regalare».
Finite tutte? Sicuro?
«Finite subito.

Assicuro».

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