"Italia virus", così Lorenzo Barone scopre l'epidemia mentre pedala in Siberia

"Italia virus", così Lorenzo Barone scopre l'epidemia mentre pedala in Siberia
di Lorenzo Pulcioni
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Sabato 7 Marzo 2020, 08:52 - Ultimo aggiornamento: 09:18

«Italia, virus!». Con queste parole un camionista della Yakutia ha informato Lorenzo Barone dell'emergenza Coronavirus in Italia. Ma a differenza del tassista inglese a Londra che ha rifiutato la corsa a quattro ragazzi italiani lo ha accolto sul camion e gli ha offerto da mangiare. A raccontarlo al Messaggero è la mamma del viaggiatore solitario partito da San Gemini lo scorso 16 gennaio per attraversare la Siberia da solo in bicicletta: «Lo fermano, gli offrono di tutto e si fanno una foto con lui. Quando il camionista che lo ha riconosciuto ha saputo che Lorenzo viene dall'Italia, gli ha detto quelle due parole, ma poi lo ha accolto» dice la signora Donatella. «Abbiamo parlato e mi ha detto che al momento l'emergenza del Coronavirus non lo riguarda - spiega la mamma - quando sarà il momento di tornare in Italia valuterà la situazione. Bisognerà vedere cosa succederà nel passaggio tra le varie nazioni visto che dovrebbe transitare in Ucraina e poi Moldavia e Romania».
Lorenzo ha intanto completato la parte più fredda del suo viaggio lunga quasi duemila chilometri. Dopo 44 giorni di viaggio è arrivato ad Oymyakon, il Polo del Freddo' dove il termometro scende anche sotto i 70 gradi. Un po' di riposo e si è rimesso in viaggio: «Sono ormai ad un passo da Jakutsk ed ho incontrato i primi viaggiatori su due ruote, quattro ragazzi giapponesi - le parole di Lorenzo sui suoi profili social - il loro viaggio in Yakutia è appena iniziato, mentre il mio tra 650 chilometri terminerà. Tenterò di raggiungere l'Ucraina in autostop o con la transiberiana per 8.000 chilometri prima che il mio visto russo scada e da lì tornerò a casa in bici per gli ultimi 2.700 chilometri».
Da Tommot a Irkutsk troverà temperature sempre meno rigide e giornate più lunghe. «Ogni giorno pedalo, allontanandomi dalla zona più fredda. So già che mi mancherà questo habitat, perché in questi luoghi mi sento a casa. Qui mi dicono che le temperature sono come gli altri anni, la minima ha toccato i -65° ma credo che con il passare degli anni, un'esperienza come questa non sarà più ripetibile per via del riscaldamento globale e rimarrò uno degli ultimi esseri umani ad aver assaporato in questo modo ambienti così duri quanto magici» aggiunge Barone. Da Irkutsk all'Ucraina sarà una corsa contro il tempo per uscire dalla Russia prima della scadenza del visto
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