Mamma perde gambe e braccia
per un tumore che non c'è
Parte la richiesta di risarcimento

Mamma perde gambe e braccia per un tumore che non c'è Parte la richiesta di risarcimento
di Nicoletta Gigli
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Venerdì 19 Aprile 2019, 16:20 - Ultimo aggiornamento: 17:18
TERNI Per il calvario di Anna Leonori, la mamma ternana costretta a subire l'amputazione di gambe e braccia per un'infezione legata ad un tumore che non c'era, vengono chiamati in causa l'ospedale Santa Maria di Terni e il Regina Elena di Roma. Alle due strutture che l'hanno avuta in cura, il legale di Anna, l'avvocato Francesca Abbati, ha inoltrato una richiesta di apertura di sinistro per il risarcimento del danno patito dalla donna. «Ci sono molti aspetti da chiarire su come sia stata gestita la patologia di Anna - si limita a dire Francesca Abbati. All'esito della perizia in corso valuteremo ulteriori azioni». Le cartelle cliniche di Anna sono al vaglio del professor Mariano Cingolani, ordinario di medicina legale dell'università di Macerata. Che sta ricostruendo i vari passaggi medici che hanno costretto Anna Leonori, viva per miracolo, a progettare una vita senza gli arti. Il calvario inizia nel 2014, quando ad Anna arriva la terribile diagnosi:«I medici parlano di un tumore maligno del quarto grado che richiede un intervento invasivo. Rifiuto la chemio e decido di rivolgermi altrove. Dopo nuovi accertamenti vengo operata a Roma, con l'asportazione di utero, ovaie, 40 linfonodi e della vescica, sostituita con una ortotopica. Aspetto l'esito dell'esame istologico e arriva la sorpresa. E' tutto negativo. In tutte le parti asportate non c'era l'ombra di quel cancro». Anna ricomincia la sua vita grazie a quel sorriso che non l'abbandonerà mai, col quale affronta le infezioni, la febbre, i dolori lancinanti. Per 4 anni la sua vita è fatta di ricoveri e dimissioni, di buio e speranza. Fino al 7 ottobre 2017. Anna ha dolori atroci, l'ambulanza la porta in ospedale senza sensi. Sono le 8 e 57. Viene sottoposta ad eco addome e tac, che evidenzia liquido nel peritoneo. Passano le ore e nel pomeriggio Anna viene portata in sala operatoria. Il referto parla di «una peritonite acuta generalizzata causata dalla perforazione della neo vescica« che gli è stata fatta dopo la diagnosi di tumore. Da lì un mese e mezzo di coma profondo in rianimazione, con zero possibilità di vita: «Mia mamma non mi ha lasciato per un istante, per tre volte andò a prendere i vestiti». Da Terni il trasferimento a Cesena e la cruda realtà che impone l'amputazione di gambe e braccia. «Ho lottato tanto e l'ho raccontata, la mia battaglia l'ho vinta contro ogni aspettativa». Grazie a Bebe Vio, Anna ha conosciuto la clinica di Budrio, che le consentirebbe di avere quelle costose protesi che le permettono di ricominciare una vita il più possibile normale. Per acquistarle servono 90mila euro. Per Anna si sono mobilitati in tanti: dai vigili urbani ad Alessandro Rossi de I Pagliacci, ai lavoratori della Treofan: «Mi hanno chiamato da ogni parte d'Italia - dice Anna - sono tantissime le persone che stanno donando anche cifre importanti per la mia causa e le ringrazio di cuore».
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