Nonostante il Covid Hospital «a Spoleto non c'è posto»: il caso dei ricoveri (e decessi) a distanza

Nonostante il Covid Hospital «a Spoleto non c'è posto»: il caso dei ricoveri (e decessi) a distanza
di Ilaria Bosi
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Venerdì 20 Novembre 2020, 10:31 - Ultimo aggiornamento: 15:29

SPOLETO - Da quasi un mese il San Matteo è Covid Hospital, ma tra i pazienti positivi residenti sul territorio, c’è anche chi è costretto a percorrere più di 100 chilometri in ambulanza per beneficiare di un “intervento tempestivo”, non sempre provvidenziale. Nel rigore dei numeri, ma soprattutto nella relatività della loro diffusione (ogni azienda sanitaria o ospedaliera adotta un metodo differente), c’è un dato che salta all’occhio. Negli ultimi quattro giorni, nell’ospedale di Città di Castello, risultano deceduti ben tre anziani di Spoleto e un quarto di Trevi, tutti affetti da Covid-19. E, se la geografia non incide certamente sul  triste epilogo, viene da chiedersi: perché in situazioni già di per sè complesse i pazienti vengono ricoverati così lontano? Qual è il criterio di smistamento? I racconti degli spoletini che in questi giorni hanno perso i propri cari in Altotevere sono quasi sovrapponibili: “Ci hanno detto che a Spoleto non c’era posto”. Nella girandola dei dati, va chiarito, mancano molti indicatori. Ma stando ai decessi degli ultimi giorni e considerato che nella dashboard regionale gli spoletini deceduti per Covid-19 risultano complessivamente 12 dall’inizio dell’emergenza, la percentuale è la seguente: uno spoletino su quattro, e soltanto negli ultimissimi giorni, è morto a Città di Castello (il 25%). Un dato astrattamente imputabile, secondo la spiegazione fornita ieri dal direttore sanitario della Asl 1, Massimo D’Angelo, alla mancanza di posti letto a Spoleto.

Come avviene lo smistamento dei pazienti? “Esiste una rete ospedaliera regionale – la spiegazione del dottor D’Angelo - con un nucleo centrale che coordina i ricoveri distribuendoli su tutto il territorio. Nel momento in cui l’ospedale più vicino risulta essere con tutti i posti letto occupati, il paziente viene ricoverato nel punto più prossimo, dove ovviamente vi sia la possibilità di un posto letto libero”. Quindi, ricapitolando: se da Spoleto il primo posto libero è Città di Castello, verrebbe da pensare che oltre all’indisponibilità del San Matteo sia stata constatata anche quella degli ospedali attrezzati più vicini, vale a dire Foligno, Terni, Pantalla e Perugia. Possibile? Per meglio inquadrare questa singolare casistica, occorrerebbe avere dati omogenei e completi da tutte le aziende. Quanti sono, ad esempio, attualmente i posti letto a Spoleto? E negli altri ospedali? Nella precedente fase del piano di contenimento, la Regione aveva indicato per la città del Festival 117 posti letto. Sulla dashboard regionale, l’aggiornamento di ieri parla di 43 persone ricoverate al San Matteo, di cui 13 in terapia intensiva. Mentre per quanto riguarda l’occupazione regionale delle terapie intensive si è parlato del 58% circa. Qualche dato, appare evidente, sfugge.

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