Coronavirus, il plasma dei convalescenti
per fermare l'epidemia, i dettagli della sperimentazione

Laboratorio di analisi
Laboratorio di analisi
di Federico Fabrizi
3 Minuti di Lettura
Sabato 9 Maggio 2020, 08:29
PERUGIA Utilizzare il plasma dei convalescenti per curare i malati Covid alle prese con gravi polmoniti. I tecnici lo definiscono plasma «iperimmune» e la strada della sperimentazione sarà percorsa anche in Umbria. Il comitato etico regionale ha approvato il protocollo “tsunami” per verificare l’efficacia della terapia. «Si tratta di una sperimentazione – spiega il direttore del Servizio immunotrasfusionale dell’Azienda ospedaliera di Perugia, Mauro Marchesi - la sanità umbra è in prima linea, in particolare il Centro di malattie infettive ed il Centro regionale Sangue dell’Azienda Ospedaliera di Perugia, che hanno aderito al protocollo dall’ospedale di Pisa. Già a partire dalla prossima settimana potremo avviare la selezione dei pazienti volontari per la donazione del plasma». I virologi andranno alla ricerca di chi ha sviluppato anticorpi «neutralizzanti».
Gli ospedali umbri hanno già ricevuto le disponibilità di alcuni pazienti. Saranno interessati i centri clinici degli ospedali di Perugia, Terni, Foligno, Città di Castello e Branca. Il motore dell’operazione è un macchinario che va sotto il nome di Intercept in grado di rendere «inattivo» il virus. Per renderlo funzionante e formare il personale servirà circa una settimana, poi si potrà partire. L’obiettivo è fornire ai pazienti prodotti che possano essere considerati a livello farmaceutico.
Le strutture umbre, dunque, si piazzano in prima linea nella cura al coronavirus, ma la guardia resta alta. «Nel corso della Fase 2 attueremo un monitoraggio strettissimo del territorio e degli accessi ai Pronto soccorso», spiega l’assessore alla Sanità Luca Coletto.
PRONTO SOCCORSO
I dati degli ultimi giorni mostrano un incremento di accessi ai Pronto soccorso regionali rispetto ai giorni dell’emergenza: dai 213 accessi del 12 aprile ai 526 del 5 maggio. «Un incremento che possiamo considerare fisiologico - spiega il responsabile della Direzione regionale Sanità Claudio Dario- probabilmente conseguenza della forte contrazione di accessi avvenuto nel mese di marzo».Nella verifica degli accessi, tuttavia, la statistica mostra che il maggiore incremento riguarda i casi “verdi” cioè i meno gravi. «Si tratta di casi che possono trovare altre soluzioni nel territorio - prosegue Dario - siamo in settimane molto critiche e delicate per l’evoluzione futura della nostra riapertura, se non c’è un motivo forte e importante rivolgo un caldo invito alla popolazione a ridurre gli accessi si Pronto Soccorso perché resta sempre uno degli ambiti più delicati del sistema complessivo».
LA PROPOSTA
E sul fronte sanitario arriva anche la mossa dei consiglieri regionale del Partito democratico Tommaso Bori, Simona Meloni e Fabio Paparelli che con un’interrogazione chiedono alla Giunta di conoscere «quali misure siano al vaglio dell’assessorato alla Sanità rispetto alla selezionate delle strutture Covid free, al ripristino delle attività sanitarie, sulla riattivazione dell’intramoenia e in merito allo smaltimento delle liste d’attesa. È giunto il momento di programmare la nuova fase dell’emergenza sanitaria in Umbria, con interventi di riorganizzazione del sistema sanitario che affianchi la gestione dei casi positivi al coronavirus e il ripristino dei servizi sanitari alle persone». Per i dem «È urgente e necessario definire la rete ospedaliera all’insegna di una netta separazione tra presìdi Covid Free e strutture dedicate al Covid».
© RIPRODUZIONE RISERVATA