Chef Rubio lascia i social di Zuckerberg: «Censurato su Palestina. Addio Instagram, Facebook, Whatsapp»

Chef Rubio
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Mercoledì 24 Giugno 2020, 11:21 - Ultimo aggiornamento: 15 Febbraio, 07:18

Chef Rubio ha deciso di eliminare in via definitiva i suoi account Instagram, Facebook e Whatsapp. Lo annuncia con un lungo messaggio pubblicato sui suoi social network e con un’intervista in anteprima al magazine Wired.it. Dopo sette anni di intensa attività social, il noto ex rugbista e cuoco italiano fa sapere che, da gennaio 2020, l’account Instagram rubiochef «è stato colpito dallo “shadow ban”, senza che sia stata inviata alcuna notifica ufficiale all’utente». Si tratta di un blocco discrezionale, una censura che ha confinato il profilo Ig di Rubio in una zona d’ombra, limitandone l’engagement e quindi la libertà di parola su temi sensibili come la questione palestinese. Da questo episodio, la decisione di Rubio di boicottare Instagram, Facebook e Whatsapp «come gesto plateale per smascherare pubblicamente il sistema di controllo deviato della grande lobby sionista» e denunciare il fatto che un’azienda tech privata «decida, al di sopra delle leggi, cosa si possa comunicare e cosa no». 

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Ad ogni modo, Rubio sottolinea di rimanere «profondamente legato al suo quasi milione di followers» ringraziandoli pubblicamente e con cui continuerà a interagire tramite il suo account Twitter rubio_chef, Telegram e sul sito www.chefrubio.it. Ecco le parole del post con cui Rubio spiega la decisione di boicottare i social network di Mark Zuckerberg: «Abbandono Instagram, Facebook e Whatsapp. Ho deciso di cancellare i miei account da tutte le app social gestite da Mark Zuckerberg che - secondo una logica tutta sionista, assieme all’Anti-Defamation League (Adl) - controlla e censura la circolazione di contenuti e informazioni, violando il diritto alla libertà di espressione». 

«Per mesi, senza alcun preavviso o notifica, Instagram ha sottoposto il mio account a una censura soft e subdola - affonda Rubio - Si chiama Shadow-ban, un silenziamento discrezionale che mette in una zona d’ombra chi pubblica contenuti ritenuti sensibili, che contravvengono i termini d’uso. Nel mio caso, lo shadow-ban ha riguardato principalmente i post anti-sionisti e contro l’occupazione della Palestina». «Tra dicembre 2019 e gennaio 2020, ricevo le prime segnalazioni di followers che non riescono più a vedere i miei post e le mie stories nella timeline. Da gennaio a giugno, nonostante si aggiungano centinaia di nuovi followers ogni giorno, il numero totale di chi segue la mia pagina non supera mai i 740mila, per poi inchiodarsi, ad oggi, a 737mila. Anche le views delle stories da una media di 60k crollano a 5k ogni 24 ore», aggiunge lo chef. 

Rubio rivela di aver segnalato il problema, ricevendo la risposta che «si tratta di un blocco che elimina followers fake e bot per garantire la sicurezza del mio account». «Cazzate - trancia lo chef - Una spiegazione che non giustifica il mancato conteggio dei nuovi followers per oltre 6 mesi. Lo shadowban è una censura inaccettabile che viola l’art.21 della nostra Costituzione e l’art. 10 della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo». L’addio ai social non riguarda Twitter, Telegram e il sito www.chefrubio.it, dove Rubio continuerà ad interagire col pubblico. «Come sempre rimarrò attivo nei luoghi fisici, nelle piazze, nei raduni dove la libera circolazione di idee garantisce uno scambio democratico e costruttivo, capace di contraddire disinformazione, la propaganda sionista / hasbara , bugie, revisioni storiche e negazionismi, minacce, insulti, provocazioni, e odio.

Se ci tappano la bocca è perché diciamo scomode verità», aggiunge. 

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