La dittatura del selfie: dai politici alle star, nessuno resiste alla moda dell'autoscatto

La dittatura del selfie: dai politici alle star, nessuno resiste alla moda dell'autoscatto
di Giulia Aubry
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Martedì 15 Settembre 2015, 11:59 - Ultimo aggiornamento: 12:07

Si selfie chi può! E a quanto pare nel mondo globalizzato dagli smartphone, prima ancora che dai mercati, tutti possono.

Perché, continuando a usare la saggezza popolare dei proverbi, parafrasati in un linguaggio da whatsapp, "al selfie non si comanda". Anzi, a dirla tutta, e' il selfie a comandare! Dove le dittature hanno fallito (unire sotto un unico potere tutto il mondo) e' riuscito l'auto scatto del XXI secolo, quello sempre disponibile 24 ore su 24, 7 giorni su 7, praticamente a costo zero. Tutti d'accordo: da destra a sinistra, da nord a sud, da nazionalpopolari a intellettuali.

Al massimo si può storcere un po' il naso, come Angela Merkel, di fronte all'ennesimo profugo siriano che voleva immortalarsi con la nuova icona dell'accoglienza internazionale.

Sorprendentemente più disponibile e sorridente era stato il nostro presidente della Repubblica Sergio Mattarella che qualche giorno fa, in occasione dell'apertura della tenuta di Castelporziano ai portatori di disabilità, si è fatto fotografare con decine di bambini.

Inutile citare in questo contesto Matteo Renzi che del selfie ha fatto, soprattutto nei primi tempi, una vera e propria fede, un altro fattore del proprio indice di gradimento di pari passo con l'utilizzo dei social. Clamoroso quello del 2014 con Barbara D'Urso, regina del gossip e delle lacrime sulle reti Mediaset. Recentemente ha mostrato un po' più di insofferenza. Ma si sa, chi di selfie ferisce di selfie perisce.

Si selfano ormai proprio tutti, dai capi di Stato alle star di Hollywood, dai calciatori ai profughi in fuga dalla Siria in quello che sembra un fenomeno planetario, un desiderio di visibilità e protagonismo che non conosce confini. E a volte diviene persino poco opportuno. Famoso il selfie di Obama, sorridente al funerale di Nelson Mandela, che ha scatenato non poche critiche sui social. "Infelici" anche i selfie dei militanti di Isis, i cui terribili sorrisi hanno fornito indicazioni utili ai piloti della coalizione per bombardare le loro postazioni.

Prima di loro Casini, Bersani, Alfano e Monti avevano ceduto all'autocelebrazione fotografica... L'effetto sfocato in quel caso fece sorgere un sospetto: la foto fatta con un vecchio Nokia N70, altro che smartphone di ultima generazione.

Geniale operazione di marketing della Samsung si è rivelato il selfie più condiviso del mondo, quello delle star di Hollywood alla notte degli Oscar del 2014.

Il bacio dei giocatori della nazionale tedesca al mondiale dello scorso anno e' diventato uno degli "spot" di Twitter. Quello dei ragazzi di Italbasket dopo la vittoria sulla Germania un'icona per tutti gli sportivi italiani. E quello di Totti sotto la curva è probabilmente il più "parodiato" della storia grazie al Photoshop. Francesca Pascale ha fatto il suo ingresso ufficiale in casa Berlusconi con un selfie scattato con Marina. Per poi fare il bis con Silvio e il cane Dudù.

Alla "religione del selfie" ha aderito fin da subito la bella Kim Kardiashan che del fotografarsi da sola ha fatto un business pari solo a quello di aver sposato il rapper Kanie West. La regina del selfie, come viene descritta da più parti, ha addirittura pubblicato un libro con i suoi scatti più hot, dall'ambiguo titolo Selfish. C'è chi può osare di più?

Decisamente più istituzionali George Bush con i poliziotti, i Clinton al completo con nipote... e potremmo andare avanti per ore.

La dittatura oggi ha un nuovo motto: selfie di tutto il mondo unitevi. L'anonimato non esiste più e non c'è limite all'autocelebrazione e all'inopportunità in questo nuovo fenomeno di massa.

E chissà cosa avrebbe pensato Andy Warhol di tutto ciò e come l'avrebbe rappresentato nelle sue opere e nelle sue parole. Nel XXI secolo il selfie di ognuno di noi sarà famoso per quindici minuti... Forse anche meno...