Manca il personale? Arriva «Cobot», il robot collaborativo: le funzioni e le applicazioni nel campo del lavoro

Non ruba lavoro agli umani, anzi lo valorizza e subentra lì dove è necessario.

Non ruba lavoro agli umani, anzi lo valorizza e subentra lì dove è necessario.
Non ruba lavoro agli umani, anzi lo valorizza e subentra lì dove è necessario.
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Venerdì 3 Febbraio 2023, 12:41

Arriva Cobot, il robot collaborativo che aiuta l'essere umano a compiere i lavori in mancanza di personale. Non ruba lavoro agli umani, anzi lo valorizza e subentra lì dove è necessario. Sono numerose le frontiere di utilizzo future: dalla pulizia nei bagni degli hotel alla sicurezza interna alle aziende, fino al ruolo di aiuto receptionist nelle residenze per anziani. Ma la vera novità è rappresentata dal totem che, nella ristorazione, arriverà presto al tavolo per raccogliere l'ordine dei clienti... Chiudete per un attimo gli occhi e immaginate il mondo fra dieci anni.

Un giochino per capire quali possano essere, da qui a qualche mese, le novità del futuro: «Il mondo è in evoluzione» - dice Fulvio Baresi, uno dei pionieri, in Italia, nel settore delle telecomunicazioni e, più in generale, dell'innovazione - «Basti pensare che sono passati solo 30 anni dall'arrivo dei telefoni portatili ma sembra un'era geologica fa. Il tempo scorre e porta con sé cambiamenti epocali. Il 2023 sarà l'anno dell'affermazione della legittimazione dei cosiddetti cobot, i robot collaborativi. Sono già presenti in diverse realtà e con svariate funzioni. In una clinica milanese, accreditata con il Sistema sanitario nazionale, sono utilizzati per accompagnare le persone, fisicamente e non con informazioni generiche e non sempre facilmente comprensibili, nel posto dove devono recarsi. In questo caso, affiancano il receptionist che così non dovrà allontanarsi dalla propria postazione per dare un servizio utile a chi deve pagare il ticket o deve semplicemente fare un accertamento».

Si parte dunque dalla sanità, dove le applicazioni sono molteplici: «Sono in circolazione - spiega ancora Baresi - dei cobot che permettono le sanificazioni di ambienti in maniera programmata e automatizzata. Altra applicazione è l’ausilio nella somministrazione della terapia del paziente. Se il signor Rossi, ricoverato in ospedale o in strutture similari, deve a una certa ora assumere delle pillole, il robot viene istruito dall’operatore per trasportare la terapia specifica al paziente interessato, il quale sarà l’unico a potervi accedere, evitando così scambio di terapie e/o errori di somministrazione.

Il trasporto viene fatto da un robot con scomparti chiusi e protetti, accessibili solo con apposito Pin assegnato.

Un contributo importante perché di fatto annulla il rischio di errori e dà una mano significativa a una categoria, quella degli infermieri, spesso stracarica di impegni e molte volte in debito di ossigeno. Il principio, anche in questo caso, viene salvaguardato: le macchine non sottraggono occupazione ma anzi valorizzano le potenzialità di chi ogni giorno, con passione e sacrificio, dà il proprio contributo verso il prossimo o verso la propria azienda di qualsiasi tipo essa sia. Ma soprattutto intervengono laddove vi è carenza di personale e difficoltà nel reperirne. Hanno insomma una funzione sociale importante. Aziende, appunto. Sanitarie, certo, ma non solo.

Le applicazioni dei cobot sono già oggi svariate: «Si pensi alle grandi imprese - spiega Baresi che, con la sua Communikare, sta rivoluzionando realtà produttive nazionali e internazionali. Hanno spesso capannoni di grandi dimensioni, dove anche il singolo spostamento può rappresentare un costo. Se oggi, le faccio anche qui un esempio, un tornitore deve portare un ingranaggio di precisione al fresatore, è costretto a spegnere la macchina e portare a termine il proprio compito. Un robot collaborativo può tranquillamente svolgere il ruolo di runner, con un risultato importante: il tornitore continua a lavorare e, per l'azienda, questo significa velocizzare il processo produttivo. Si tratta, è facile intuirlo, di novità che rappresentano vere e proprie rivoluzioni culturali, un cambio di paradigma che si basa sull'innovazione. Siamo solo agli inizi, già dal prossimo anno vedremo nella nostra vita di tutti i giorni cambiamenti significativi».

 

Quali saranno dunque le frontiere del futuro e in quali campi i cobot riempiranno i nostri gesti quotidiani? «I campi sono molteplici - argomenta Baresi. Sono tutti piccoli passi, volti tutti a migliorare la qualità della nostra vita. Sul mercato, stanno per arrivare dispositivi che permettono la pulizia dei bagni negli hotel, la rimozione dei detriti dalle spiagge, la possibilità di spalare dalla neve i parcheggi della propria attività lavorativa. Ma non solo: i cobot possono risultare utili nella gestione della sicurezza interna e nella ristorazione. Presto, grazie al loro intervento, i totem con cui si fa l'ordine nelle grandi catene del food si sposteranno, diciamo così, al tavolo per raccogliere l'ordine del cliente. Sembra una cosa da poco ma non lo è, soprattutto nei Paesi del Sud Europa, Italia compresa, dove la mancanza di questo servizio non permette di sfondare in termini di fatturato. Secondo nostre rilevazioni, questo vuol dire che, in media, il costo dei cobot, viene, in questo ambito come in altri, ammortizzato nel giro di massimo sei mesi».

Il futuro insomma è qui e non conosce limiti di applicazioni ma serve, aspetto necessario, un nuovo modo di affrontare i cambiamenti: «Le telecomunicazioni - dice ancora Baresi - sono alla base di ogni buon lavoro. Ma servono autostrade telematiche che siano finalmente efficienti. Il nostro Paese segna ancora il passo, per questo credo sia indispensabile puntare sulla fibra e su veri e propri architetti digitali. Le infrastrutture di rete vanno studiate e progettate, poi realizzate e infine devono essere oggetto di costante manutenzione. Pensarla in questo modo non significa aumentare i costi per le imprese, anzi. Tutt'altro. Significa sì dare vita a strutture singolarmente più care ma il numero, necessario per ottenere un buon risultato, diminuisce e in termini numerici la somma algebrica fa senza dubbio registrare il segno meno. Non bisogna insomma avere paura dei cambiamenti ma accoglierli con intelligenza. E chissà potrebbe anche arrivare il giorno in cui le pizze a domicilio vengano consegnate da droni appositamente programmati. Siamo ancora al di là di ogni possibile immaginazione, ma ho imparato che non bisogna mai dire mai. Ma proprio mai».

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