E-Commerce cresce del 14%: in Italia boom di aziende hi-tech. A Roma una mini "silicon valley"

E-Commerce cresce del 14%: in Italia boom di aziende hi-tech. A Roma una mini "silicon valley"
di Paolo Travisi
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Mercoledì 5 Giugno 2019, 18:21
L’e-commerce, il commercio elettronico, è uno dei settori di maggiore crescita per l’economia globale, ed anche per l’Italia. Nel nostro paese si è arrivati in ritardo all’e-commerce, ma negli anni la crescita è stata costante con percentuali quasi stabilmente, a due cifre. Secondo lo studio condotto dal Centro Economia Digitale, il valore del mercato in Italia è di 16.819 milioni di euro e nel 2019 si stima una crescita del 14,1% rispetto al 2018.

Inoltre tre tecnologie del prossimo futuro saranno un propellente strutturale per l’e-commerce.  Il 5G che sarà in grado di trasformare in modo significativo la consumer experience, il Blockchain con il suo processo di “notarizzazione” diffusa darà una grande spinta alla trasparenza delle filiere, e l’intelligenza Artificiale sarà un supporto ulteriore alla personalizzazione della vendita online.

Tra i settori merceologici che attirano maggiormente gli acquisti online ci sono i prodotti hi-tech, tutto ciò che riguarda il turismo e l’abbigliamento. I brand della moda infatti nel 2019 dovrebbero crescere del 15,13% sul mercato digitale, il cosiddetto market place. I colossi americani del web da una parte, uno su tutti Amazon (ma anche Zalando, Ebay, Privalia), e quello cinesi dall’altra come Alibaba, sono i mercati principali dove cercare di vendere la propria merce, non senza difficoltà e con un potere contrattuale sempre più unilaterale.

In Italia, si guarda all’esempio americano della Silicon Valley, l’area della California dove si sono concentrate le aziende hi-tech, creando competizione, ma anche sinergie, come una strada da seguire. A Roma in particolare, nella zona dell’Eur, esiste da qualche anno, PI Campus, una sorta di mini Silicon Valley dove si sono raggruppate 15 aziende hi-tech, con circa 200 dipendenti, alcuni delle quali collaborano con i colossi americani ed altre invece che cercano talenti nostrani per aiutare la crescita di aziende italiane.

E’ il caso di Yocabè, startup di 15 dipendenti, nata dall’intuizione di 3 soci, Vito Perrone, Lorenzo Ciglioni e Andrea Mariotti con diverse esperienze alle spalle, che aiuta i brand di moda a vendere di più sui principali marketplace, cioè “uno spazio all’interno di una piattaforma dove venditori terzi hanno la possibilità di mettere in vendita i prodotti” spiega Mariotti.  La scelto dei prodotti di abbigliamento perché sono tra i più richiesti online, specialmente quelli made in Italy, anche se essere presente su tutti i mercati digitali di vendita è un’impresa ardua.

“Oggi un’azienda fatica a comprendere queste realtà digitali, la nostra intuizione è stata vedere questo trend in crescita, basti pensare che per Amazon il fatturato deriva per il 53% dal market place. Noi abbiamo trovato la chiave per risolvere la complessità di vendere online, prerogativa fondamentale per aumentare i volumi di vendita che si sostiene su tre pilasti, la logistica, gestione dei prezzi e dei cataloghi. Il nostro sistema proprietario rende il catalogo -  che l'azienda ci mette a disposizione - multilingue e multi market place immediatamente. Per un singolo sarebbe un lavoro molto complesso”.

La startup romana, che di fatto è la prima impresa italiana specializzata nell’aiutare i brand della moda ad essere presenti sui markeplace globale, non punta solo a grandi aziende, ma si guarda anche quelle di più piccole. 

“Se uno ha un prodotto esclusivo, tipo un artigiano che produce articoli in pelle, è comunque complesso vendere online, ma comunque avrebbe più possibilità di emergere. Magari un’azienda che ha un prodotto innovativo, tipo un portafogli con caratteristiche particolari, avrebbe più facilità sul market place, piuttosto che su Google” sottolinea ancora Mariotti.

Ma il made in Italy non è solo abbigliamento. “Il nostro paese è legato a food e fashion nel mondo, quindi per noi è più facile interagire a livello locale con aziende di questo tipo. Il cibo, potrebbe in futuro avere uno scenario, seppur con delle complessità maggiori da affrontare, ma sicuramente il mondo del design, degli animali domestici, il beauty sono settori su cui investire in futuro”.
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