Twitter&Musk, chi la spunta? Il brutto caso del New York Times

DALLA MODIFICA DEI TESTI ALLE ICONE CUSTOMIZZATE PRONTA LA NUOVA DIMENSIONE DEL SOCIAL

Twitter&Musk, chi la spunta? Il brutto caso del New York Times
di Matteo Grandi
4 Minuti di Lettura
Mercoledì 19 Aprile 2023, 13:22 - Ultimo aggiornamento: 20 Aprile, 07:35

Fra algoritmo incomprensibile, suggerimenti sempre meno aderenti ai gusti degli utenti (il che se non altro dovrebbe indurci a credere di non essere profilati troppo rigorosamente) e strane speculazioni che riguardano addirittura il logo (nelle ultime settimane il celebre simbolo dell’uccellino blu è stato infatti soppiantato dal “doge”, popolare meme con la faccia di uno Shiba simbolo del “Dogecoin”, la criptovaluta di cui Elon Musk è sempre stato un sostenitore) Twitter sta perdendo identità e, secondo alcuni, anche credibilità.

E certo alla reputazione del social di Elon Musk non sta giovando neppure il teatrino sulle celebri spunte blu, quelle che, per intenderci, identificano profili pubblici e profili verificati.

Già, perché anche su questo il magnate ha lanciato una sua personalissima crociata a fini di lucro che però, annuncio dopo annuncio, tarda a concretizzarsi e – fra molte critiche – è stata già rinviata più di una volta. Inizialmente il nuovo corso doveva partire agli inizi di aprile. Poi il 14 aprile. E un’ennesima nuova data: il 20 aprile. A quanto pare dovrebbe essere quella buona. E allora veniamo al sodo: in che cosa consisterà la rivoluzione delle spunte blu? Sostanzialmente Twitter dovrebbe togliere di default le spunte blu a tutti gli utenti che oggi ne hanno una, disconoscendo di fatto, dall’oggi al domani, lo status di profilo pubblico o verificato e trasformando la spunta in un “benefit” a pagamento riservato agli abbonati a Twitter Blue.

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IL CASO

 Ma andiamo con ordine. Per il momento sul tappeto c’è già una vittima illustre: il New York Times. La testata americana dopo essersi apertamente schierata contro questa nuova policy di Twitter è stata privata della spunta blu. Una scelta (anche politica?) che non ha mancato di fare scalpore negli USA, dove l’opinione pubblica si è immediatamente schierata dalla parte del NYT. Fra le voci più autorevoli quelle del sito web “Politico” e, soprattutto, quella della Casa Bianca che ha fatto sapere che non pagherà per avere il simbolo del profilo verificato, come ha spiegato il direttore della strategia digitale Rob Flaherty: «Sappiamo che Twitter Blue non fornisce la verifica a livello di persona come servizio. Pertanto, un segno di spunta blu servirà semplicemente per capire se si tratta di un account pagante». Una rivoluzione che crea anche implicazioni rilevanti dal punto di vista dell’identità. Se infatti, come minacciato, molti vip si rifiuteranno di pagare per vedere confermata la propria spunta blu, questo li metterà a rischio dal punto di vista di possibili furti di identità non essendoci più strumenti terzi che ne certifichino il profilo a beneficio di utenti terzi. Insomma, la direzione scelta e imposta da Musk non sembra convincere quasi nessuno anche se non resta che prenderne atto ed eventualmente adeguarsi. L’abbonamento a Twitter Blue dovrebbe partire da 9 euro al mese circa e garantirà una serie di funzioni “premium” ai sottoscrittori. Fra queste (oltre alla spunta blu): la possibilità di modificare i tweet (dovrebbe trattarsi di una finestra di 30 minuti per apportare un numero limitato di modifiche a tweet già pubblicati), la scelta fra una serie di icone customizzate per la app, la possibilità di usare NFT come immagini del profilo, la navigazione personalizzata, la facoltà di caricare Tweet lunghi fino a 4mila caratteri (che potranno essere letti da tutti ma creati solo dagli abbonati Blue). Insomma il social del cinguettio e dei 140 caratteri che fu sta per diventare un ricordo sbiadito. E se nelle intenzioni conclamate di Elon Musk uno degli obiettivi è quello di fare piazza pulita di bot (intento indiscutibilmente encomiabile) la sensazione è che il ceo di Tesla stia traghettando la piattaforma in una nuova dimensione in cui il business, anche quello più spiccio, sarà il fulcro di ogni strategia. Il tutto mentre emerge che sotto Musk il personale di Twitter è passato da 8mila a 1.500 dipendenti. Insomma, nel dilemma “spunta sì, spunta no” per adesso la spunta il senso di Elon per gli affari. Con buona pace degli utenti.

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