Sostenibilità, nella foresta dello Zambia una "miniera" di crediti di carbonio: il progetto Eni

GettyImages
GettyImages
di Roberta Amoruso
4 Minuti di Lettura
Mercoledì 14 Aprile 2021, 14:33 - Ultimo aggiornamento: 12 Maggio, 14:54

L'obiettivo è generare una montagna di crediti di carbonio per compensare parte delle emissioni residue difficili da abbattere con le attuali tecnologie, e capaci nello stesso tempo di sostenere le comunità locali del Pianeta, dall’Africa all’Asia. I crediti CO2 nel mirino dell’Eni sono generati da progetti forestali che, oltre a benefici climatici e ambientali, come ad esempio la riduzione della deforestazione, sono finalizzati alla conservazione e al ripristino della biodiversità, onde garantire benefici in termini di sviluppo sociale ed economico delle popolazioni locali. È solo un pezzo della sfida che fa parte della strategia di decarbonizzazione del gruppo petrolifero che punta al carbon neutral entro il 2050; un progetto fortemente voluto dall’amministratore delegato Claudio Descalzi. E dunque la rotta è tracciata per i progetti Forestry: Eni prevede di raggiungere in maniera progressiva un portafoglio crediti di carbonio di oltre 6 milioni di tonnellate/anno entro il 2024, oltre 20 milioni di tonnellate/anno entro il 2030 e oltre 40 milioni di tonnellate/anno entro il 2050. Tonnellate che si trasformeranno, grazie allo schema REDD+ (Reducing Emissions from Deforestation and forest Degradation) anche nella creazione di nuovi posti di lavoro, e in una diversificazione economica, nell’ambito del percorso di crescita dei Paesi interessati. Negli ultimi anni, Eni ha costruito una rete di partnership con sviluppatori internazionali riconosciuti quali BioCarbon Partners, Terra Global, Peace Parks Foundation, First Climate e Carbonsink, che consentono di sovrintendere ogni fase di sviluppo dei progetti dall’analisi delle cause di deforestazione a protezione e gestione delle foreste, fino alla verifica della riduzione delle emissioni, con un ruolo attivo nella governance del progetto. Ma è cruciale la collaborazione con le popolazioni locali.

LE PARTNERSHIP

Per evitare emissioni legate alla perdita della copertura forestale e incrementare gli assorbimenti naturali di CO2 dall’atmosfera, va spinta l’attività di conservazione e di riduzione del tasso di deforestazione, oggi legato soprattutto al taglio illegale degli alberi per sfruttarne il legno nelle sue varie forme e alla trasformazione di aree forestali in terreni agricoli. Un’attività, quella di conservazione, che oggi impatta su diversi milioni di ettari a livello mondiale, e diventa fondamentale sia per la conservazione della biodiversità e degli ecosistemi, sia per sostenere economicamente le comunità locali. Accanto alle azioni di monitoraggio e conservazione del patrimonio forestale, sono infatti portate avanti iniziative di diversificazione economica, come progetti agricoli sostenibili, iniziative per incrementare l’accesso all’energia, ma anche programmi di educazione e formazione professionale. Dallo Zambia al Messico, dal Malawi, al Ghana, fino al Mozambico, Vietnam e Angola sono diverse le iniziative che sta valutando il gruppo guidato da Descalzi in partnership con governi e sviluppatori internazionali.

In particolare nella Repubblica dello Zambia, Eni è membro attivo della governance del progetto di conservazione delle foreste REDD+ Luangwa Community Forests Project (LCFP) e si è impegnata, fino al 2038, ad acquistare crediti di carbonio certificati, garantendo sostenibilità economica e tecnica del progetto nel lungo periodo. I numeri dicono che grazie alla valorizzazione di interventi di conservazione delle foreste in Africa, alla fine del 2020 Eni ha compensato le proprie emissioni GHG equivalenti a 1,5 milioni di tonnellate di CO2.

IL PROGETTO ZAMBIA

Si tratta proprio di crediti generati dal progetto in Zambia LCFP, il più importante progetto REDD+ dell’Africa per numero di beneficiari oltre che il più ampio per superficie coperta (944.000 ettari) avviato in partnership con BioCarbon Partners (BCP), società africana leader nei progetti a lungo termine di conservazione delle foreste. La collaborazione avviata con il governo coinvolge oggi 12 “Chiefdom” e 173.000 beneficiari. Ed Eni si è impegnata per 20 anni ad acquistare crediti di carbonio rigorosamente certificati. Un impegno che assicura al progetto un continuo flusso di investimenti derivati dalle “conservation fees” per progetti sociali utilizzabili dai 12 Chiefdom afferenti. I pagamenti vengono reinvestiti in attività rivolte alle comunità locali per promuovere lo sviluppo locale (sostenibilità socio-economica). Come? Garantendo per esempio l’accesso ai mercati per nuovi prodotti come il miele, l’adozione di pratiche agricole sostenibili su un target di oltre 3.000 ettari, la costruzione di scuole, cliniche e pozzi in ciascuna delle 12 chiefdom, e la formazione di oltre 50 “scouts” locali ingaggiati a tempo pieno per la salvaguardia della biodiversità. Un circolo virtuoso perfettamente in linea con gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA