La sfida delle città: rigenerare gli spazi dismessi. E Roma scommette sul distretto "Guido Reni"

La sfida delle città: rigenerare gli spazi dismessi. E Roma scommette sul distretto "Guido Reni"
di Francesco Malfetano
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Mercoledì 18 Maggio 2022, 11:21 - Ultimo aggiornamento: 23 Febbraio, 04:50

Un’opera di rammendo tra il passato e il futuro delle città.

E cioè la rinascita di quei “vuoti” che l’archistar Renzo Piano ha definito «buchi neri». Spazi compromessi dai tempi che sono cambiati come aree industriali in disuso, ex scambi ferroviari o caserme dismesse. «Il destino delle città è rinforzarle» ha spiegato più volte lo stesso Piano. Farle crescere all’interno e costruire anche sul costruito. In altri termini rigenerarle dando nuova vita agli edifici pubblici, demolendo quelli abusivi e rendendole, quindi, più sostenibili.

L’ORIZZONTE

Il fine ultimo? Solo uno: migliorare la qualità della vita dei cittadini. La sfida non è più rinviabile. Le città, infatti, oggi coprono quasi il 3% della superficie del pianeta, ospitano il 55% delle persone del mondo ma consumano oltre 70% dell’energia, producono il 70% delle emissioni di carbonio e consumano il 75% di alimenti e acqua. E la situazione è destinata a peggiorare. Le Nazioni Unite prevedono entro il 2050 un ulteriore aumento della popolazione urbana, fino al 70% di quella mondiale. C’è quindi bisogno già oggi di un nuovo paradigma. Lo sa la sindaca Anne Hidalgo che ha promesso ai parigini una “città di 15 minuti”, dove quasi tutto può essere raggiunto in quel breve lasso di tempo. E lo sanno i primi cittadini di mezzo mondo. Così, se in occasione dell’Expo 2015, Milano ha già rinnovato e riaperto vari luoghi simbolo, come la Darsena sul Naviglio, ora ha anche appena annunciato la costruzione di un grattacielo per uffici di 22 piani al posto dell’ex Hotel Michelangelo di piazza Luigi di Savoia, utilizzato durante la pandemia per la quarantena dei malati.

LE TRASFORMAZIONI

 Ma gli esempi sono tanti e non riguardano solo le grandi città. Ad Albertslund in Danimarca, l’ex carcere sta diventando un nuovo quartiere. A Stockton nel Regno Unito si demolirà metà della strada principale del centro per sostituirla con un parco lungo il fiume. Poi c’è Madrid, dove il Mercado Habitado è uno spazio progettato per dare nuova vita al mercato del quartiere Orcasur, a sud della città. Oppure Firenze, dove una fabbrica di sigari dismessa da vent’anni sta diventando sede di laboratori, di uno studentato, atelier di moda, spazi dedicati al co-working e perfino di una birreria. Ovviamente però in Italia gli occhi di tutti sono puntati su Roma e sul suo infinito patrimonio architettonico. Specie in vista del Giubileo e della candidatura per Expo 2030. Tant’è che il sindaco Roberto Gualtieri non solo ha inserito la rigenerazione nel suo programma elettorale ma sono anche state individuate alcune delle aree a cui lavorare. Dal distretto Guido Reni a Cinecittà, dagli scali ferroviari (in primis Tuscolana ma anche San Lorenzo, Trastevere e Ostiense) a caserme e forti (in primis quella di Donato in via del Trullo e il forte di Bravetta).

I FONDI

 “Rigenerare” del resto è una delle parole d’ordine che guidano anche il Next Generation Eu, tanto che vi è destinato un terzo delle risorse. Un impegno che nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza si traduce in uno stanziamento per i Comuni pari a 4,3 miliardi di euro per il periodo 2021-2026, con l’obiettivo di rigenerare oltre 2mila opere in 645 centri. In altri termini, nella Penisola c’è tantissimo da fare. A testimoniarlo anche diversi eventi che nelle prossime settimane si occuperanno proprio di provare a ridisegnare le nostre città. Proprio a Roma ad esempio dall’11 al 19 giugno si terrà il Festival dell’Architettura organizzato dall’Ordine degli Architetti di Roma e provincia (con il Comune di Roma, la Città Metropolitana di Roma Capitale, la Regione Lazio, le università Roma Tre e Sapienza, il Coni e il comitato italiano Paralimpico), un palcoscenico che si presenta come una rassegna diffusa dedicata alle trasformazioni urbane e sociali, per capire come l’architettura possa coniugare crescita, sostenibilità e socialità.

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