L'orto su Marte, esperimento di Enea e Sapienza per costruire una serra in un ambiente simile al pianeta rosso

L'orto su Marte, esperimento di Enea e Sapienza per costruire una serra in un ambiente simile al pianeta rosso
di Paolo Travisi
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Mercoledì 17 Maggio 2023, 11:56 - Ultimo aggiornamento: 18 Maggio, 08:09

Portare un orto su Marte. Sarà questo lo scopo dell’esperimento Hort3Space, nome del progetto sviluppato da Enea insieme all’Università Sapienza di Roma, che si pone un obiettivo ambizioso e futuristico: un sistema del tutto automatizzato - e per questo innovativo - per la coltivazione di diverse specie di microverdure, tramite luci a Led e con il supporto di un braccio robotico che “lavorerà” all’interno di una camera di coltivazione in una tenda gonfiabile.

Hort3Space sarà uno degli esperimenti scientifici di Amadee-24, progetto interazionale che vedrà impegnati sei astronauti, chiamati analoghi perché simuleranno anche loro la missione spaziale, dal 5 marzo all’8 aprile 2024, nella provincia armena di Ararat, che per caratteristiche geomorfologiche richiama la superficie marziana e sarà coordinata dall’Austrian Space Forum, con il supporto delle istituzioni armene.

LA METODOLOGIA

 Il metodo di coltivazione usato da Hort3Space sarà la tecnica idroponica, ritenuta l’agricoltura del futuro, perché è un tipo di coltivazione fuori suolo, in cui la terra è sostituita da altri materiali come argilla espansa e fibra di cocco. «È un progetto che avevamo già presentato in una missione precedente, Amadee-18, ma senza il braccio robotico, che è la vera innovazione della missione del 2024, perché sarà in grado di realizzare una coltivazione in modo automatico, occupandosi dell’irrigazione, della semina, del taglio delle microverdure, fino all’acquisizione di immagini delle coltivazioni. Tutto questo in assenza dell’ausilio umano, con l’obiettivo di ridurre il carico di lavoro degli astronauti nella missione armena e garantire l’automazione nelle future missioni, in vista dei viaggi su Marte, che nelle prime fasi non conteranno sulla presenza umana», spiega Luca Nardi, ricercatore Enea del laboratorio di biotecnologie e responsabile del progetto.

Hort3Space è stato selezionato per il suo alto livello di innovazione, che da una parte ridurrà il lavoro umano massimizzando la produzione di vegetali freschi, ma allo stesso tempo consentirà di diminuire il consumo delle risorse, aumentarne il recupero e il riciclo degli scarti, in modo del tutto automatizzato. «Sarà una centralina elettronica a gestire tutta l’automazione, a cui ha lavorato il dipartimento di ingegneria aerospaziale della Sapienza di Roma, guidato da Paolo Marzioli, che ci fornirà il supporto per l’integrazione e gestione del braccio robotico. Il braccio prenderà i vari tool disponibili e idonei per ogni operazione sulla superficie di lavoro dove ci sono le piante, che saranno ad aggancio magnetico».

LE VARIETÀ

 Nell’orto di Enea saranno coltivate diverse specie di verdure, ma ancora non sono state definite completamente quali saranno. «Le definiremo sulla base di uno studio che stiamo conducendo da qualche mese e che saranno le più idonee alla coltivazione in quelle condizioni. La maggior parte saranno certamente brassicacee, molto probabilmente ci sarà il ravanello e ce ne saranno altre ancora in fase di valutazione, ma intanto abbiamo già allestito la struttura e preparato il braccio robotico», aggiunge Nardi. L’orto, da un punto di vista energetico, sarà alimentato da pannelli fotovoltaici con batterie di accumulo che consentiranno l’autonomia al braccio robot, ma il problema gestionale più complesso sarà l’illuminazione a led che assorbe gran parte dell’energia. «Utilizzeremo 12 ore di illuminazione anziché 16/24 ore della normalità. Anche il consumo idrico sarà molto ridotto, grazie al braccio robotico che si occuperà dell’irrigazione, con consumi stimati da 1,2 a 2,4 litri di acqua per metro quadro al giorno, in base al clima che troveremo» evidenzia il responsabile Enea di Hort3Space.

LA VALUTAZIONE

 Alla fine della missione Amadee-24 sarà valutata la crescita delle piante con verifiche puntuali sui campioni dei vegetali, per comprendere il livello di stress idrico che hanno subito durante la missione. Ma al termine dell’esperimento scientifico l’orto di Enea andrà veramente su Marte? «Questi progetti finiscono sempre con un workshop scientifico, chiaramente i risultati saranno usati per comprendere come agire nelle future missioni spaziali. Ovviamente il deserto dell’Armenia non è Marte, ma rappresenta comunque una condizione estrema in cui gli astronauti saranno isolati per 30 giorni, in cui potranno mangiare un alimento fresco».

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