Museo del futuro a Dubai, un incubatore di idee per attirare ricercatori da tutto il mondo

Museo del futuro a Dubai, un incubatore di idee per attirare ricercatori da tutto il mondo
di Gabriele Santoro
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Mercoledì 16 Marzo 2022, 12:47 - Ultimo aggiornamento: 17 Marzo, 09:29

«Forse solo uno che crede di avere un futuro osa costruire musei», sostiene a ragione Dubravka Ugreŝić.

Lei, croata, classe 1949, figlia di un matrimonio misto, scrittrice internazionale di primo piano, avversaria tenace di quella forma di fascismo che è stato il nazionalismo post-jugoslavo, ha mostrato come pochi che cosa significa saper immaginare e raffigurare il futuro, senza perdere le tracce del passato, davanti a un mondo in disgregazione nel cuore dell’Europa. «Dalla pandemia alle guerre, che continuano a minare la civiltà, siamo disorientati in un tempo di crisi – dice Ugreŝić – Saremo a lungo immersi in un processo di ricostruzione dei legami che interroga tutte le arti e la capacità di avere una visione. Per salvare il futuro dovremo essere archeologi sapienti e innovatori».

UN UNICUM

 Nel cuore della rivoluzione urbanistica di Dubai, non priva di contraddizioni come le condizioni dei lavoratori dell’edilizia, dopo sei anni di lavoro, è nato un luogo avveniristico che sollecita le urgenze descritte da Ugreŝić. Il Museo del futuro rappresenta un unicum sulla scena mondiale e propone di attirare le attività di ricerca più innovative su scala globale in un ambiente destinato alle nuove tecnologie, agli inventori, designer e artisti. Progettato da Killa Design, è adiacente alle Emirates Towers ed è stato concepito in tre parti. La collina, sulla quale si poggia ed eleva, raffigura il rapporto con la terra, la storia e il tempo. Lo spazio verde dunque si sviluppa in verticale e l’edificio si erge sopra la linea metropolitana. La facciata è caratterizzata dal rivestimento in acciaio inossidabile, decorato con intarsi tridimensionali in lingua araba. La struttura, alta 77 metri e pari a circa trentamila metri quadrati, ha la forma toroidale ed è stata sviluppata digitalmente dagli ingegneri di Buro Happold. Il vuoto ellittico che crea l’edificio è definito concettualmente dai progettisti come l’incognita del futuro. Ciò che dovrà essere ancora scritto. Il museo si articola in quattro macro aree tematiche. Un ascensore, a immagine e somiglianza di una cabina di una navicella, trasporta virtualmente i visitatori nello spazio con le sale dedicate ai temi dell’aerospaziale tra astronavi, satelliti e video interattivi.

La seconda area riguarda la realtà incombente del cambiamento climatico. Gli scienziati devono essere scettici, richiedere prove e rimanere obiettivi. Le prove però ora sono diventate schiaccianti. Il cambiamento climatico è reale, la causa siamo noi e un museo proiettato al futuro deve occuparsene. Un’altra zona è allestita per laboratori, luoghi di incontro e momenti di dialogo organizzati dal museo. Uno spazio espositivo preponderante è lasciato alle mostre di tecnologia che si susseguiranno. «L’impatto di questa istituzione andrà oltre quello che oggi riusciamo a percepire e immaginare – sottolinea Bartolomeo Pietromarchi, direttore di MAXXI Arte –. Credo molto nell’idea di spazi museali quali piattaforme e acceleratori per le nuove frontiere della creatività. Gli stessi edifici verranno pensati per queste funzioni da tenere presenti nel disegno architettonico e nella visione del museo».

LE DIFFERENZE

Il MOF non viene venduto come un’operazione di marketing urbano, ma un incubatore di idee. Non nasce con l’intento dell’attrazione turistica di un edificio spettacolare, quali sono il grattacielo Burj Khalifa, la ruota panoramica Ain Dubai o la famosa vela Burj Al Arab, che poi non corrisponde alla funzione espositiva interna. «Il MOF è un museo vivo, in costante adattamento e aperto alla metamorfosi – ha spiegato Mohammed Al Gergawi, al vertice della Dubai Future Foundation – Il suo ambiente è interattivo e pronto a evolvere la propria offerta ai visitatori». L’esperimento di Dubai ha senso in altri ambienti e sarà riproducibile? «Dubai ha le risorse e la strategia per essere all’avanguardia in questo settore che si sta sviluppando – prosegue Pietromarchi –. È una mossa intelligente di posizionamento. Credo che sia un esempio che altri seguiranno. I musei dovranno trasformarsi anche in luoghi dinamici per trattare l’impatto sulla società, sull’arte, i linguaggi e le visioni di sfide come quelle poste dall’intelligenza artificiale». Le tre frasi che appaiono sull’edificio sono citazioni dello sceicco settantunenne Mohammed bin Rashid Al Maktoum, vice presidente degli Emirati Arabi Uniti, indipendenti dal 1971 dal Regno Unito, ministro della Difesa e governante di Dubai, il cui patrimonio personale secondo la rivista Forbes è stimato nell’ordine dei diciotto miliardi di dollari. Il MOF è stato celebrato come l’ispiratore principale dell’impresa. Una delle frasi di Al Maktoum recita: «Il futuro è di chi sa immaginarlo, progettarlo ed eseguirlo. Non è qualcosa che si attende, ma si crea». 

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