Snap licenzia, Google e Apple rallentano le assunzioni: le big tech scontano il ritorno alla normalità e la crisi

Snap licenzia, Google e Apple rallentano le assunzioni: le big tech scontano il ritorno alla normalità e la crisi
di Andrea Boscaro
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Mercoledì 19 Ottobre 2022, 12:26 - Ultimo aggiornamento: 20 Ottobre, 07:54

Se la pandemia ha aumentato il ricorso a consuetudini digitali come l’e-commerce e le video chiamate e se tali comportamenti sono proseguiti anche dopo la fine della crisi, le aspettative di crescita delle grandi piattaforme online hanno dovuto scontare il ritorno alla normalità e rivedere i loro progetti alla luce di uno scenario che ha subito il peggioramento dettato dal rincaro dei costi dell’energia, dall’inflazione, dalle difficoltà di approvvigionamento dei materiali e dai conseguenti effetti recessivi che hanno pesato sui conti di tali aziende e prodotto decisioni che fino a pochi mesi fa erano impensabili.

A rincarare la dose vi sono poi state le sanzioni che le authority, Antitrust e Privacy, hanno comminato loro sulle due sponde dell’Atlantico. Il primo campanello di allarme era stato suonato dalla fintech svedese Klarna e dal software e-commerce Shopify che alla fine di luglio aveva annunciato il licenziamento di circa 1.000 lavoratori, il 10% della sua forza lavoro, e imputato tale decisione proprio alla fine del boom dell’e-commerce.

Le “magnifiche sorti e progressive” dei giganti della Rete si sono disgregate con le decisioni, da parte di Google, Microsoft, Apple e Meta, di rallentare le assunzioni e con la notizia del licenziamento da parte di Snapchat del 20% del suo staff di oltre 6.000 dipendenti. Mentre Netflix e Substack stanno riducendo i costi di produzione dei contenuti, Amazon dismetterà il progetto di telemedicina Amazon Care accrescendo il timore che questa cambiamento possa produrre un impatto nell’economia reale. L’espansione delle piattaforme digitali è stata infatti una leva di sviluppo non trascurabile avendo creato valore e posti di lavoro: in Italia, 300 mila persone sono occupate nel solo “digital retail” e un peggioramento delle aspettative può accrescere l’incertezza di intere filiere. A stemperare una lettura pessimista del fenomeno, con il rischio sempre presente sui mercati finanziari che diventi una profezia che si autorealizza, giova ricordare che, in Italia, come confermato dagli ultimi dati sulle vendite online (+20% rispetto al 2021 secondo il Politecnico di Milano), gli spazi di crescita dell’economia digitale sono però ancora ampi e offrono opportunità per imprese e lavoratori.

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