ChatGPT, la Ue entro l'anno adotterà l'AI Act: regole su sicurezza e diritti

ChatGPT, la Ue entro l'anno adotterà l'AI Act: regole su sicurezza e diritti
di Gabriele Rosana
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Mercoledì 18 Gennaio 2023, 15:11 - Ultimo aggiornamento: 22 Gennaio, 17:41

Di fronte all’avvento dell’intelligenza artificiale, l’obiettivo dell’Unione europea è fare quello che storicamente le riesce meglio: fissare un set di regole chiare che possano fare da standard di riferimento globale.

Si chiama AI Act (che sta per “Artificial Intelligence Act”) ed è un regolamento che sarà direttamente applicabile in ogni Stato membro: la Commissione Ue l’ha presentato nell’aprile 2021 «con l’obiettivo di rafforzare la ricerca e la capacità industriale, garantendo al tempo stesso la sicurezza e i diritti fondamentali». Il proposito dichiarato è adottarlo entro il 2023. Quando l’intelligenza artificiale è all’opera, «porta enormi benefici – aveva detto presentando la bozza la vicepresidente esecutiva della Commissione Margrethe Vestager – Salva vite, aiuta gli agricoltori a ottimizzare le risorse, o gli ingegneri che ricostruiscono Notre Dame. È una forza per il progresso; ma per renderlo possibile occorre creare fiducia». Per questo, il quadro giuridico pensato da Bruxelles propone un approccio che mette al centro le persone ed è basato su quattro diversi livelli di rischio, parametri alla luce dei quali abilitare o meno il ricorso all’intelligenza artificiale nelle nostre vite: rischio inaccettabile (e quindi tale da proibire l’AI), alto, limitato e minimo.

Maggiore è il pericolo che un uso specifico dell’AI può generare, più stringente ne sarà la regolamentazione: e per chi non si adegua, la versione elaborata dell’esecutivo Ue prevede sanzioni fino al 6% del fatturato globale annuo dell’azienda.

Via libera, quindi, ai filtri antispam nelle email (rischio minimo) e ai chatbot online, interfaccia di dialogo automatizzato sui siti web (purché all’utente sia chiaro che ha a che fare con una macchina); maggiori problemi sorgono, invece, con i sistemi di AI che vengono usati per l’esame dei cv nella selezione del personale o per l’ammissione all’università, per cui si prevedono obblighi precisi tra cui la supervisione umana, mentre uno stop senza mezzi termini viene previsto per i cosiddetti sistemi di “social scoring”, che catalogano le persone in base ai loro comportamenti, e le tecnologie in grado di influenzare in maniera subliminale i comportamenti. È proprio sui profili relativi ai diritti individuali e sui timori che l’AI Act possa far segnare un punto a favore di una sorveglianza indiscriminata e di massa cara alle autocrazie che si sta evolvendo il confronto. Nei prossimi mesi Europarlamento e Consiglio (l’organo che rappresenta i governi dei Ventisette) dovranno trovare la quadra sul provvedimento nei negoziati interistituzionali, i cosiddetti “triloghi”, che dovrebbero aprirsi già alle porte della primavera. Correlatori dell’AI Act per l’Eurocamera sono l’italiano Brando Benifei, per i socialisti e democratici, e il liberale rumeno Dragoș Tudorache. Che gli Stati abbiano raggiunto un accordo di massima, tradotto nel “general approach” approvato a dicembre e con cui si presentano ai negoziati con Parlamento e Commissione (i cosiddetti “triloghi”), non deve però trarre in inganno.

I DISTINGUO

 Anche perché rimangono ancora diversità di vedute sulla stessa definizione di intelligenza artificiale. Mentre sul fronte politico, quello che di fatto è l’azionista di maggioranza dell’Europa dei governi, cioè la Germania, ha alzato un cartellino giallo: pur sostenendo il testo, ha messo in guardia rispetto a una serie di aggiustamenti da apportare in occasione delle trattative che dovrebbero aprirsi già alle porte della primavera. Berlino segnala, tra le altre cose, che potrebbe fare squadra con gli eurodeputati nella messa a bando totale del riconoscimento biometrico, tra cui preoccupa in particolare quello facciale (un punto contenuto nel contratto di coalizione firmato dai tre partiti al governo – socialisti, verdi e liberali – sul finire del 2021) e pure dell’impiego dell’intelligenza artificiale nelle indagini e nei giudizi penali (un ambito che, nel testo licenziato dal Consiglio, rientra tra i rischi alti, ma non inaccettabili). Tra Bruxelles e Strasburgo si continua a trattare, consapevoli che al di là del classico braccio di ferro tra capitali ed europarlamentari, in ballo c’è la definizione del modello di intelligenza artificiale che l’Ue vorrà presentare al mondo. E contrapporre alle tecnologie dei suoi rivali sistemici, Cina in testa. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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