ChatGPT, l'autonomia è il prossimo traguardo dell'intelligenza artificiale

Altman, OpenAI: «E questa è solo l’anteprima»

L'illustrazione è stata elaborata da Dall-E2, un software che sfrutta l’intelligenza artificiale per generare immagini con la sola descrizione testuale
L'illustrazione è stata elaborata da Dall-E2, un software che sfrutta l’intelligenza artificiale per generare immagini con la sola descrizione testuale
di Mauro Anelli
4 Minuti di Lettura
Mercoledì 18 Gennaio 2023, 15:25 - Ultimo aggiornamento: 22 Gennaio, 17:39

Quando Sam Altman ha deciso il menù del nostro futuro nella cucina che appare nel suo ultimo tweet, dove ricorda la nascita di OpenAI sette anni fa, aveva le idee chiare: riuscire a far percepire la realtà alle macchine come farebbe un umano attraverso l’autoapprendimento.

Oggi le applicazioni sviluppate nei laboratori di San Francisco e finanziate all’inizio dell’avventura da un gruppo di ricconi visionari tra cui Elon Musk, stanno scuotendo il mondo scientifico e non solo. Dopo aver sciolto le briglie a ChatGPT e a Dall-E facendo divertire il web con i suoi giocattoli, la partita è diventata molto più seria, con Microsoft che ha messo il cappello sull’organizzazione no profit di Altman con un assegno di 10 miliardi di dollari.

Ma la partita finanziaria è di scarso interesse, rispetto alla seduzione delle molteplici applicazioni dell’AI, se non che l’America in questo campo è avanti a tutti.

FENOMENO POP

Ad aprire la strada della notorietà sono arrivate per prime le immagini generate da una descrizione testuale, facendo balzare la parola “prompt” nelle classifiche delle più cliccate. Le sue creazioni sono ancora sbalorditive: astronauti a cavallo su Marte, Lontre marine con orecchini nello stile di Vermeer o avocadi canterini. Un vaso di pandora dove la qualità delle istruzioni impartite determinava il risultato, a volte con un fotorealismo impressionante. “Ogni tanto genera qualcosa che mi fa restare senza fiato. Un modo in cui possiamo definire a questa rete neurale è la bellezza trascendente come servizio”, afferma Ilya Sutskever, cofondatore e capo ricercatore di OpenAI.

Poi è stato il turno di ChatGPT, un generatore di testi che compie un balzo evolutivo rispetto ai tentativi precedenti. Durante il crash test fatto con gli utenti di internet (servito anche a fargli estendere le sue conoscenze) sono apparsi poemetti in endecasillabi sulla vicina di casa, pubblicazioni scientifiche e sceneggiature complete di Dungeon and Dragons. Per i media è sicuramente uno strumento di ricerca dati e fact checking di rara efficienza, ma si dimostra anche capace di redigere in un paio di minuti un articolo spesso indistinguibile da una produzione umana. Un tema, quello relativo all’uso di testi “artificiali” che sul mondo dell’istruzione ha un impatto ancora più allarmante. Pochi giorni fa il Dipartimento dell’Istruzione della città di New York ha vietato l’accesso a ChatGPT sui dispositivi di proprietà delle scuole, a causa dell’uso truffaldino degli studenti, che hanno iniziato a sfornare compiti e tesine di sospetta paternità. Il board di OpenAI, che non dimentica il suo status di guardiano etico, ha deciso di studiare uno strumento che permetta di distinguere un testo generato da una AI, anticipando una problematica che sarebbe sorta a breve sulla trasparenza dell’origine, in campo didattico e chissà in quali altri.

LO SCENARIO

Quello che sappiamo oggi è che l’AI è straordinariamente brava a risolvere compiti ristretti utilizzando il deep learning, e che sono ancora gli umani a indicare i suoi ordini di marcia. Tuttavia l’intelligenza è una scala mobile. Man mano che costruiamo macchine sempre migliori, i nostri test per valutarle devono adattarsi. Molti chatbot ad oggi sono bravi a imitare una conversazione, superando il test di Turing. Ma sono ancora senza cervello. Secondo Altman gli studi di OpenAI sono “un’anteprima del progresso” non facendo mistero che c’è molto lavoro da fare per raffinare e rendere veridico uno strumento che ottenga la nostra fiducia. Alexa e i suoi simili ci hanno mostrato una demo di come potrebbe essere una AGI, l’intelligenza generale artificiale che OpenAI ha intenzione di sviluppare, che possa manifestare una autonomia operativa ed essere in grado di risolvere più problemi. Una visione che sbanda nella fantascienza, ma che sta aprendo già i rubinetti di grandi investitori.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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