Inquinamento, gas serra: mucche a dieta negli allevamenti per inquinare meno

Nel Regno Unito potrebbero essere introdotti mangimi speciali che bloccano le emissioni di metano prodotte dagli animali

Inquinamento, gas serra: mucche a dieta negli allevamenti per inquinare meno
di Simone Zivillica
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Mercoledì 19 Aprile 2023, 13:17 - Ultimo aggiornamento: 20 Aprile, 07:36

Consumare meno o consumare meglio?

È uno dei dilemmi che accompagna il dibattito pubblico intorno al consumo di carne allevata. Le implicazioni sono etiche, morali e climatiche. Già, perché è ormai noto che gli allevamenti concorrono per ben il 14,7% alle emissioni di gas serra nell’atmosfera (dati Onu), contribuendo in modo sostanziale agli affetti del cambiamento climatico, riscaldamento globale su tutti. La soluzione più logica sarebbe ridurre i consumi. Meno richiesta di carne equivale, infatti, a meno allevamenti, meno allevamenti equivalgono a meno consumo di suolo per scopi alimentari e meno emissioni di gas serra.

I COSTI

Una soluzione che si scontra con due pilastri del modo di vivere, prima occidentale e poi globale. Da una parte l’infrastruttura economica che si fonda sull’industria del consumo di carne, dalla produzione di animali adatti e geneticamente studiati per l’alimentazione umana fino ad arrivare alla macellazione e distribuzione. Dall’altra, le abitudini delle persone per cui il consumo di carne non è diventato solamente quotidiano e iper-normalizzato, oltre che decontestualizzato dal macello degli animali da cui i prodotti alimentari provengono, ma anche estremamente economico. Prezzi bassi significano democratizzazione del prodotto: tornare indietro vorrebbe dire non solo mangiare meno carne, ma pagare di più quella che decidiamo di continuare a produrre e comprare. Sebbene gli allevamenti inquinino molto, emettendo i gas serra e consumando enormi quantità di suolo, c’è una soluzione che contribuirebbe alla riduzione almeno dei primi. Le mucche del Regno Unito potrebbero cominciare a essere alimentate con dei mangimi speciali in grado di bloccare la produzione di metano così da ridurre le emissioni di gas serra degli allevamenti.

Questa strategia rientra nelle azioni che il governo inglese mette in campo per raggiungere gli obiettivi climatici del Paese, in concordanza con la strategia “Emissioni nette zero” stabilito nell’accordo di Parigi nel 2015. Gli oltre 9 milioni di mucche presenti in UK sono responsabili di una buona parte delle emissioni di gas serra del Paese, così il governo ha annunciato che i prodotti per la soppressione del metano, previsti per il 2025, potrebbero diventare obbligatori per gli agricoltori qualora si dimostrassero efficaci nel lungo periodo. Questa proposta fa seguito a una consultazione iniziata ad agosto scorso su come i nuovi tipi di mangimi possano ridurre le emissioni di metano prodotte dagli animali. Se da una parte gli allevatori sembrano accogliere con favore l’idea dell’introduzione di questi additivi, gli ambientalisti rimangono molto scettici. Anche la responsabile di Farming for Sustain, un’alleanza di organizzazioni che promuovono cibo e agricoltura migliori, Vicki Hird, interpellata dal Guardian, afferma che gli additivi bloccanti del metano «non risolveranno i principali danni associati alla nostra enorme fissazione per il bestiame, dall’abbattimento della foresta pluviale per mangimi e pascoli all’inquinamento dei fiumi nel Regno Unito e ai danni alla fauna selvatica, che inibiscono anche l’azione sul clima.

Abbiamo bisogno di produrre e mangiare meno carne e di migliore qualità utilizzando strumenti agro-ecologici».

I CASI

Ci sono altri esempi di governi che hanno introdotto misure simili a quelle al vaglio delle autorità inglesi e sembrano aver sortito gli effetti desiderati. Anche in Italia ci sono studi in favore di queste misure. Il rapporto dell’Ispra del 2020 “Focus sulle emissioni da agricoltura e allevamento” evidenzia come l’agricoltura in Italia pesi per il 7% (9%, per lo studio del 2022) sulle emissioni nazionali di gas serra, ma all’interno di questa percentuale, gli allevamenti rappresentano il 79% (72%, studio 2022). L’introduzione di mangimi utili alla riduzione delle emissioni, si legge nel documento, è una soluzione da tenere in considerazione. Anche Danimarca, Germania, Nuova Zelanda e Stati Uniti hanno introdotto recentemente misure sia di ricerca che di effettiva implementazione di questa tecnologia. Un primo passo verso la riduzione dell’inquinamento dovuto agli allevamenti intensivi può essere intrapreso grazie a queste soluzioni. È evidente, tuttavia, come i risultati più consistenti si possano ottenere solamente se queste misure andranno di pari passo con una riduzione del consumo. Il timore è che questi provvedimenti, qualora attuati, possano comunque risultare tardivi.

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