Nuova mobilità: l'aircar già vola, ma il domani è il drone a guida autonoma

L'aereo elettrico di Joby Aviation
L'aereo elettrico di Joby Aviation
di Nicola Desiderio
5 Minuti di Lettura
Mercoledì 16 Febbraio 2022, 13:57 - Ultimo aggiornamento: 17 Febbraio, 08:59

L'uomo sogna di volare e presto potrà farlo in modi nuovi, persino con l’automobile.

La prima ad avere ricevuto l’abilitazione ufficiale al volo dall’autorità competente del proprio Paese è l’AirCar della slovacca Klein Vision. L’aspetto è quello di un prototipo da corse di durata, ma ha la targa e l’unica stranezza è la grande elica posteriore. Basta però premere un pulsante e, in due minuti, fuoriescono le ali, la coda si allunga ed è pronta al decollo. Spinta da un motore BMW 1,6 litri di cilindrata da 140 cv, le bastano 380 metri su asfalto e 550 su prato per sollevarsi da terra, per aria ha una velocità di crociera di 180 km/h e su strada raggiunge i 160 km/h. Una cosa così si era vista finora solo nei film, come la Citroën DS in “Fantomas minaccia il mondo” del 1964 e la AMC Matador Coupé con la quale Francisco Scaramanga riesce a sfuggire a James Bond in “Agente 007 - L’uomo dalla pistola d’oro” del 1974. Grazie alla sua magia, Harry Potter può far volare una vecchia Ford Anglia 10E, sulle ali della musica volano anche la “hot rod” Ford Coupé degli ZZ Top e la decappottabile con la quale Snoop Dogg scarrozza Stevie Wonder sui cieli di Los Angeles mentre cantano “California Rolls”. Eppure i primi mezzi volanti tra i palazzi li fece vedere nel 1927 Fritz Lang che in “Metropolis” immaginava il mondo nel 2026. Ma davvero vedremo le auto volanti entro un quinquennio come immaginava il regista espressionista tedesco? Se pensiamo a un mondo nel quale chiunque potrà guidare la propria auto volante, ci vorrà ancora tempo.

EMISSIONI ZERO

Ma se invece immaginiamo mezzi volanti utilizzati per decongestionare le grandi aree urbane e di farlo a emissioni zero nella massima sicurezza, grazie alla propulsione elettrica e alla guida autonoma, allora Lang potrebbe averci visto giusto perché tanti sono già in moto verso questo obiettivo. Sono start-up e case automobilistiche come Audi, General Motors, Honda, Hyundai, Renault e Toyota, società specializzate in mobilità come Uber, ma anche aziende aerospaziali come la Airbus con il progetto Vahana o Boeing con il suo PAV (Personal Air Vehicle) e il recente investimento da 450 milioni di dollari nella startup Wisk. L’acronimo che identifica questi mezzi è eVOTL che sta per electric Vertical Take-Off and Landing ovvero velivolo elettrico per decollo e atterraggio verticale. Trattasi in pratica di droni elettrici dotati di 2, 4 o più eliche capaci di volare su rotte prefissate e senza pilota trasportando un piccolo numero di persone o un carico di massa analoga. In pratica aerotaxi, airsharing, navette, veicoli da consegna e persino ambulanze e mezzi da assalto per l’esercito.

IN CAMPO LA NASA

La cosa è talmente seria che anche la Nasa nel 2018 ha realizzato uno studio in collaborazione con Booz Allen Hamilton dal titolo “Urban Air Mobility (UAM) - A Market Study”. Ben 160 pagine di numeri e grafici nelle quali si analizzano tutti gli aspetti tecnici, economici e sociali di un fenomeno che – è proprio il caso di dirlo – sta per decollare e, secondo uno studio di Morgan Stanley, tra 20 anni potrebbe valere mille miliardi di dollari.

Mckinsey valuta in 500 miliardi il giro di affari della mobilità pubblica individuale o condivisa (carsharing, car hailing, car pooling, etc) che potrebbe essere assorbita almeno in parte dalla mobilità aerea avanzata. Secondo Roland Berger, nel 2030 ci saranno almeno 100 città dotate di mobilità aerea che si serviranno di 98mila eVOTL il cui volo sarà guidato dall’intelligenza artificiale, dai satelliti e dalla rete 5G. E così, per andare dall’aeroporto fino al centro o in altra località che dista anche 100-200 km sarà una questione di minuti e non più di ore, liberando le strade da mezzi e smog. Saranno necessarie zone di decollo e atterraggio munite di sistemi di ricarica ultrarapidi, ma questo non è un problema: ci sono già progetti che riguardano anche l’aviazione civile e i sistemi di mobilità intermodale che includono i “vertiporti” e gli eVOTL.

Il VoloCity realizzato dalla tedesca Volocopter in partnership con Atlantia

IL PIANO DELL’ENAC

L’Italia non è ai margini di questo processo, anzi. L’Ente Nazionale Aviazione Civile (ENAC) ha infatti già formulato il Piano Strategico Nazionale sulla Nuova Mobilità Aerea che sarà preso come punto di partenza dalla Commissione Europea per l’elaborazione entro il 2022 della strategia Drone 2.0 destinata a definire le linee di sviluppo industriali, tecniche e normative per la mobilità aerea avanzata in tutti gli stati membri dell’Unione. Intanto l’Enac ha già riorganizzato a questo scopo la propria struttura e ha concordato con la Regione Lombardia un protocollo d’intesa i cui primi frutti si potrebbero vedere per le Olimpiadi Invernali di Milano-Cortina del 2026. Il laboratorio della mobilità aerea avanzata sarà l’aeroporto di Grottaglie, in provincia di Taranto – destinato a diventare anche lo spazioporto per i voli suborbitali – dove è già stato avviato il progetto Across per testare tutte le tecnologie e le procedure di volo dedicate ai droni. Ormai si parla di “flying society” e di “terza dimensione della mobilità” e l’Italia potrebbe fornire all’Europa e al mondo tutto l’expertise giuridico, tecnologico e industriale necessario. Lo dimostrano progetti come il Volocopter, realizzato insieme ad Atlantia e che potrebbe entrare in servizio dall’aeroporto di Fiumicino al centro di Roma nel 2024, o il britannico VX4 della cui fusoliera in carbonio si sta occupando la Leonardo, un nome che vuol dire un’azienda aerospaziale con un fatturato di 13 miliardi di euro e, prima ancora, un artista che 500 anni fa sognò di far volare l’uomo con le sue macchine.

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