Giù le torri della centrale Enel, a Montalto di Castro un polo tutto green

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di Umberto Mancini
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Mercoledì 16 Febbraio 2022, 12:42 - Ultimo aggiornamento: 17 Febbraio, 14:02

Rivoluzione verde per la centrale Enel di Montalto di Castro.

Il maxi impianto sul litorale laziale cambia pelle, anche in maniera plastica, trasformandosi in un’area dove le energie rinnovabili, il fotovoltaico in particolare, troveranno una nuova collocazione, sostituendo l’olio combustibile. Con le vecchie strutture che saranno abbattute, modificando per sempre lo skyline della costa. I fumi e la sagoma inquietante che incombe sul mare resteranno solo un ricordo del passato. Dovranno far posto - e i lavori sono già cominciati - ad un polo “green” dove il gruppo guidato da Francesco Starace e i privati andranno a braccetto. Insieme, uniti nel solco della transizione energetica e della sostenibilità, come chiedono il Pnrr e la logica.

IL PIANO

L’Enel, che da anni studia come riqualificare la zona, realizzerà un impianto fotovoltaico di ultima generazione su una superficie di circa 20 ettari, per una potenza installata di circa 10 MW, in grado di dare energia a più di 5 mila famiglie in un anno. Altre aree saranno invece destinate ad ospitare sistemi di accumulo di energia per circa 245 MW (che equivale ad energia per 100 mila abitazioni), fornendo così un ulteriore contributo all’utilizzo delle rinnovabili e alla stabilità del sistema elettrico. Resteranno in attività, ma saranno completamente rinnovati gli impianti turbogas.

LA PRODUZIONE

 Sempre nello stessa area che arriva fino al mare, nello spazio non utilizzato da Enel, sorgerà una fabbrica di tracker, i dispositivi che permettono ai pannelli fotovoltaici di orientarsi e seguire il sole nel corso della giornata. Oltre 30.000 metri quadri nei quali la Comal, azienda del viterbese guidata da Guido Paolini e Alfredo Balletti, produrrà questi dispositivi per supportare una produzione energetica da fotovoltaico fino a 1 GW all’anno.

Nascerà così una sorta di filiera nazionale delle rinnovabili. Per sviluppare l’occupazione locale, creare competenze diverse e, soprattutto, riportare in Italia la produzione di dispositivi, i tracker appunto, tuttora importati. La collaborazione tra Comal, Enel e l’amministrazione locale consente di aprire, dopo anni di polemiche, una stagione industriale diversa, con benefici che ricadranno su tutto il territorio grazie alla creazione numerosi nuovi posti di lavoro diretti e indiretti.

L’OPERAZIONE

 Ma non è stato facile ottenere le autorizzazioni alla demolizioni, fare lo slalom tra la burocrazia, immaginare un futuro diverso alla chiusura tout court. Si stima che solo per la fabbrica gestita da Comal ci saranno circa 70 assunzioni. Con possibilità di crescita importanti. Del resto la produzione dei tracker ha un enorme potenziale, basti pensare alle ultime installazioni realizzate nel 2021 per una potenza totale di oltre 250 MWp. Va detto che l’iniziativa rientra nel piano di riqualificazione dei siti messo a punto da Enel, un impegno che testimonia la volontà di calare a terra, pragmaticamente, la svolta che l’intera industria nazionale deve compiere. E che fa molta fatica a fare. Un circolo virtuoso - dicono all’Enel - che vede insieme la crescita delle fonti rinnovabili, lo sviluppo di una filiera a livello nazionale di tecnologie sostenibili e il riutilizzo di asset. Il tutto in un luogo dove, in un passato non lontano, si era pensato di far sorgere una centrale nucleare. E che ora diventerà un esempio per molte aree del Paese che vanno riconvertite

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