Addio modalità aereo, in volo con l'ansia da notifica e i bip in sottofondo

Addio modalità aereo, in volo con l'ansia da notifica e i bip in sottofondo
di Mauro Evangelisti
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Mercoledì 14 Dicembre 2022, 15:45 - Ultimo aggiornamento: 15 Dicembre, 07:43

É finita la pace. La vibrazione, il Bip o peggio ancora la Quinta di Beethoven ci inseguiranno anche sull’aereo.

È l’ultimo paradiso, l’ultima fumeria dell’oppio chiamato “assenza di notifiche”, perché gli smartphone devono restare in modalità aereo. Nelle due ore da Ciampino e Stansted o nelle quattro e mezzo da Fiumicino e Tenerife, tra le nuvole, non siamo raggiungibili. Ci isoliamo dai messaggi su WhastApp, dalle discussioni su Twitter, dai like di Facebook o Instagram, perfino da chi addirittura ci manda sms e ci telefona come ai vecchi tempi. Ma la modalità aereo ha i mesi contati. Un giorno ne parleremo con la stessa nostalgia con cui oggi ricordiamo le cabine telefoniche o le chiamate al fisso da ragazzi, negli anni Ottanta, quando non sapevamo chi ci stesse cercando e a ogni squillo ci accendevano la speranza che fosse la chiamata più importante della nostra vita o della nostra giornata.

TEMPI

Sia chiaro, non succederà subito. La Commissione europea ha dato un primo via libera: la tecnologia 5G (e ormai la maggior parte degli smartphone è di questo tipo) potrà essere utilizzata a bordo degli aerei. I velivoli stessi diventeranno una sorta di ripetitori del segnale. Thierry Breton, commissario Ue del mercato interno: «Il cielo non è più un limite quando si tratta di possibilità offerte dalla connettività superveloce e ad alta capacità». Gli stati membri dovranno rendere disponibili le bande di frequenze 5G alle compagnie aeree entro il 30 giugno 2023. L’attivazione del servizio non sarà immediato e (per ora) riguarderà solo l’Europa, perché ad esempio negli Usa il processo è ancora fermo, però è molto probabile che nel 2024 potremo telefonare dal Boeing 737 o dall’Airbus 320 che ci sta portando a Santorini o a Lisbona. Come vive sulla propria pelle chi prende i treni dell’Alta Velocità, questo ha un drammatico effetto collaterale: in linea teorica, se abbiamo sufficiente forza di volontà, potremo mantenere la modalità aereo anche quando non sarà più obbligatoria, ma saremo impotenti se il passeggero al nostro fianco sarà un manager che trascorrerà le ore del volo parlando del futuro della sua azienda o una nonna che non potrà rinunciare a una lunga chiacchierata con la nipotina. In sintesi: è finita la pace non solo perché saremo inseguiti da notifiche e chiamate, ma anche perché la cabina dell’aereo diventerà molto più rumorosa.

A questo punto qualcuno alzerà la mano e dirà: ma in realtà già oggi non è impossibile chiamare o quanto meno usare i social in volo. Vero: alcune compagnie aeree offrono, quasi sempre a pagamento, la rete WiFi ai passeggeri, ma si tratta di un servizio poco utilizzato e diffuso. Il segnale del telefono in aereo rischia un impatto molto più chiassoso. Il professor Giuseppe Riva è docente di Psicologia generale all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma, insegna Psicologia della Comunicazione, Psicologia generale del benessere soggettivo e interpersonale. Sempre alla Cattolica dirige l’Humane Technology Lab che sta, tra l’altro, realizzando degli studi sul metaverso. Cosa comporta la caduta dell’ultimo muro, il fatto che anche in aereo porteremo con noi il nostro fardello di sussulti e stimoli legati alle notifiche e alle chiamate? «Diciamo che questa innovazione ridurrà la paura di essere tagliati fuori che colpisce molte persone. Si chiama Fomo, fear of missing out: è una tendenza, frequente, che fa temere a molti di essere tagliati fuori dal flusso informativo, di perdere qualcosa di rilevante proprio nelle ore che stanno trascorrendo in aereo. La perdita di una chiamata o una notifica importante in realtà succede molto raramente, ma ciò che conta è la sensazione e la paura di essere tagliati fuori. Questo è uno dei motivi per cui molte persone non spengono il cellulare di notte». Fomo: una tipologia di ansia che poche decine di anni fa non pensavamo neppure potesse esistere. Chi è stato ragazzo negli anni Ottanta e Novanta andava in vacanza in un’isola in Grecia o alle Baleari, chiamava a casa i genitori quando entrava in hotel («telefona quando arrivi» era la frase di ordinanza di ogni mamma italiana) e poi a malapena telefonava il giorno prima di tornare. Oggi per uno scenario simile qualsiasi mamma italiana avvertirebbe l’ambasciata. Lo stesso avveniva per il flusso di notizie: quando tornavi da un altro continente, divoravi, in crisi di astinenza, il quotidiano italiano che la hostess ti dava nel volo di ritorno e tentavi di comprendere cosa fosse successo nelle due settimane che eri stato in vacanza. Un’altra epoca.

STRESS

Ecco, ma l’ansia di non essere tagliati fuori può trasformarsi in una patologia? Dice il professor Riva: «Dipende. Può diventare un problema se incide sulla mia vita relazionale, se impedisce di rilassarmi, se influenza le mie capacità di interazione, di restare concentrato. Pensiamo a chi, magari quando è a cena fuori con amici, non riesce a staccarsi dal display dello smartphone. C’è anche un problema di stress: ogni notifica, un semplice bip per il like su Facebook, ha un effetto sul neurotrasmettitore, genera un leggero picco di dopamina associato generalmente al piacere. Se però questo avviene con troppa frequenza, si alza il livello di dopamina. Si rischia una sovrastimolazione del soggetto che tenderà a non rilassarsi mai. Ma vede, c’è anche un altro risvolto da considerare se i telefonini funzioneranno anche in aereo: servirà una nuova netiquette», una sorta di galateo per rispettare gli altri passeggeri. «Come in treno, dove viene suggerito di parlare solo nelle aree tra un vagone e l’altro. Ma in aereo come si fa?».

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