Dal Salento in Antartide
per studiare i movimenti delle galassie

Francesco Elio Angilè
Francesco Elio Angilè
di Maria Claudia MINERVA
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Lunedì 8 Novembre 2010, 19:17 - Ultimo aggiornamento: 15 Novembre, 18:54
LECCE (9 novembre) - A sei anni costruiva navicelle spaziali e carri armati, dimostrando una naturale propensione per quella che da grande sarebbe stata la sua professione di ingegnere, fisico e scienziato. Oggi, Francesco Elio Angil, classe 1981, di Ruffano, in forza all’Universit di Philadelphia,
costruisce sofisticatissimi apparecchi che circumnavigano le costellazioni e i pianeti. Non a caso, dal 28 ottobre scorso, si trova in Antartide per un progetto della Nasa, che prevede proprio il lancio in orbita (che dovrebbe avvenire tra qualche giorno, ndr) di un telescopio particolare incaricato di studiare l’allontanamento delle galassie.



Francesco, dopo aver studiato al Liceo Capece di Maglie - ovviamente nella sezione di “Sperimentazione scientifica”, si è iscritto all’Università del Salento, dove ha conseguito la laurea triennale in Ingegneria con una tesi in Nanotecnologie; successivamente sempre tramite l’Ateneo è stato impiegato come ricercatore ad Harvard di Boston per sei. Ha proseguito quindi i suoi studi nell’Università UPenn di Philadelphia, dove ha conseguito la laurea in Fisica, e ora sta studiando per il Dottorato. Nel frattempo, insieme ad un gruppo di giovani menti, si sta occupando del progetto della Nasa Dropping Ballast.



La strada che sta percorrendo Francesco adesso sembra tutta in discesa, ma prima di raggiungere questo ambitissimo traguardo è stata faticosamente in salita. «E che salita - racconta la sorella Patrizia -, mio fratello ha fatto tutto da solo. Ci tengo a sottolineare che per realizzare tutto quello che ha fatto ha potuto contare solo sulle proprie forze, sulla propria volontà, perché purtroppo la famiglia, a causa dei problemi di salute di papà (ora artigiano in pensione) ha potuto solo dargli un sostegno morale. Addirittura, nel 2001, quando nostro padre si è ammalato, qualche parente aveva anche ipotizzato che Elio (così lo chiamano in famiglia, ndr) abbandonasse gli studi, invece lui è andato avanti fino ad arrivare ad oggi che è l’Università stessa a finanziarlo con delle borse di studio».



In quel periodo particolare, quando la malattia del padre di Francesco sembrava compromettere il suo percorso di studi, il giovane non si è mai scoraggiato. «Tutt’altro. Anzi, avendo studiato musica, per poter guadagnare un po’ di soldi, mio fratello andava a fare le stagioni con la banda di Noci, suonando l’oboe e il contrabbasso. Si alzava alle quattro del mattino, ma pur di studiare faceva sacrifici enormi».



Ora che il suo sogno si è avverato, i più felici sono proprio i suoi familiari, la sorella e il fratello, che sono più grandi di lui, e i genitori. «Per noi è stata una grande soddisfazione e crediamo che il suo cammino non si fermerà qui» aggiunge ancora la sorella Patrizia.



Francesco è in America già da quattro anni e torna in Italia solo per trovare la sua famiglia. «L’ultima volta ci siamo incontrati a maggio, ma in Sicilia, per il matrimonio dell’altro mio fratello. In genere, a Ruffano viene una volta l’anno, d’estate. Però, le distanze non ci spaventano, perché la mia famiglia è abituata a spostarsi con gli aerei, giacché mia madre ha i suoi fratelli in Canada, per cui quando ci assale la nostalgia andiamo a trovarlo noi. Lui vorrebbe pure tornare a lavorare in Italia, ma in America si prospetta una carriera, tanto che già gli hanno offerto di lavorare in un progetto che contempla sia la Cosmologia che le Nanotecnologie, le due branche di studio che ama di più. Ho voluto raccontare la storia di mio fratello - conclude Patrizia - perché credo che, una volta tanto, sia giusto dare rilievo anche a questa gioventù, a questi ragazzi moralmente integri, di sani principi, pieni di voglia di fare e di forza di volontà che senza facili scorciatoie o raccomandazioni, appoggi vari e senza essere figli di persone importanti riescono a raggiungere e a realizzare i loro sogni, il sogno di un bambino di sei anni che appeso al muro aveva l'immagine del Sistema solare».

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