Professore di Harvard: «Gli alieni ci hanno fatto visita nel 2017, Oumuamua non era un asteroide»

Professore di Harvard: «Gli alieni ci hanno fatto visita nel 2017, Oumuamua non era un asteroide»
Professore di Harvard: «Gli alieni ci hanno fatto visita nel 2017, Oumuamua non era un asteroide»
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Lunedì 4 Gennaio 2021, 17:55 - Ultimo aggiornamento: 5 Gennaio, 15:59

Un oggetto strano come strano anche il suo nome: Oumuamua (in lingua hawaiana: messaggero che arriva per primo da lontano) . E come sono strane e singolari le teorie che lo stanno accompagnando dopo il suo passaggio ravvicinato al nostro Sistema solare avvenuto circa tre anni fa.

Ma l'ipotesi più incredibile sulla natura del corpo celeste che ci ha fatto visita nell'ottobre del 2017 arriva dal professor Avi Loeb, docente dell'Università di Harvard. Insomma per farla breve secondo l'insigne scienziato il corpo celeste non era altro che spazzatura di origine aliena. 

Il libro si intitola "Extraterrestrial: The First Sign of Intelligent Life Beyond Earth" e la sua uscita è prevista a breve, ovvero martedì 26 gennaio. Loeb non usa mezzi termini per descrivere questo singolare oggetto definendolo non un asteroide bensì il frutto di "tecnologia aliena avanzata proveniente da un lontano astro".

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Per ora del contenuto del libro, oltre a questa incredibile ipotesi, se ne sa poco se non le informazioni contenute nella presentazione pubblicitaria.  fornita dall'editore, Houghton Mifflin Harcourt.

(La copettina del libro)

LA PREMESSA

Questo il contenuto della presentazione del libro: «Il miglior astronomo di Harvard espone la sua controversa teoria secondo cui il nostro sistema solare è stato recentemente visitato da una tecnologia aliena avanzata da una stella lontana. Alla fine del 2017, gli scienziati di un osservatorio hawaiano hanno intravisto un oggetto che volava attraverso il nostro sistema solare interno, muovendosi così rapidamente che poteva provenire solo da un'altra stella. Avi Loeb, il massimo astronomo di Harvard, ha mostrato che non era un asteroide; si stava muovendo troppo velocemente lungo una strana orbita e non lasciava tracce di gas o detriti sulla sua scia. C'era solo una spiegazione concepibile: l'oggetto era un pezzo di tecnologia avanzata creato da una lontana civiltà aliena. In Extraterrestrial, Loeb porta i lettori all'interno dell'emozionante storia del primo visitatore interstellare avvistato nel nostro sistema solare. Delinea la sua controversa teoria e le sue profonde implicazioni: per la scienza, per la religione e per il futuro della nostra specie e del nostro pianeta. Un viaggio strabiliante attraverso i confini più remoti della scienza, dello spazio-tempo e dell'immaginazione umana, Extraterrestrial sfida i lettori a mirare alle stelle ea pensare in modo critico a ciò che è là fuori, non importa quanto strano possa sembrare».

(L'astronomo Avi Loeb, autore del libro su Oumuamua)

LO SCIENZIATO

Loeb non è nuovo ad affermazioni del genere e già l'anno scorso, in una intervista rilasciata al giornale israeliano Haaretz, disse chiaro e tondo, a difesa delle sue ipotesi sulle origini aliene di Oumuamua, che non gli  interessava cosa diceva  la gente, «dico quello che penso, e se il vasto pubblico si interessa a quello che dico, questo è un risultato positivo per quanto mi riguarda, ma un risultato indiretto. La scienza non è come la politica: non si basa su sondaggi di popolarità».

Scienziato a caccia di pubblicità o ricercatore che ha effettivamente scoperto qualcosa circa l'origine dell'oggetto interstellare? I dubbi restano almeno fino a quando sarà possibile leggere il libro nella sua totalità.

L'OGGETTO

Oumuamua è stato scoperto nell'ottobre del 2017 dal gruppo di telescopi Pan-STARRS ((Panoramic Survey Telescope & Rapid Response System) che si trovano dislocati alle Hawaii.

All'inizio si pensava fosse una cometa, ma l'orbita iperbolica dell'oggetto convinse poi i ricercatori a considerare l'oggetto come un corpo interstellare proveniente da fuori del Sistema solare. Oumuamua ha raggiunto il punto di massima vicinanza al Sole, 38 milioni di chilometri il 9 settembre 2017 e la minima distanza dalla Terra, circa 24 milioni di km, il 14 ottobredello stesso anno, quattro giorni prima di essere scoperto.

(Il gruppo di telescopi dislocati alle Haway)


(L'orbita di Oumuamua all'interno del Sistema solare) fonte Nasa

I COMMENTI

Ma cosa ne pensano gli addetti ai lavori: astrofili, ricercatori ed esperti del settore? Leopoldo Benacchio, astrofisico non ha dubbi e bolla il prof di Harvard con un «DIciamo che sono licenze poetiche, non dico altro».

(L'astrofisico Leopoldo Benacchio)

Giuseppe Donatiello, astrofilo che ha al suo attivo la scoperta di due galassie nane è più deciso: «Senza revisione alla pari un autore può scrivere qualsiasi cosa, anche che gli asini volino. Questo libro si inserisce nel filone di presunte macchine aliene scambiate per fenomeni e oggetti naturali che tanto piacciono a un certo tipo di pubblico che non si fa molte domande, oppure si fa quelle sbagliate. 1I/2017 U1 'Oumuamua, nonostante la stranezza, seguiva una traiettoria iperbolica che tra tutte le traiettorie è la "meno intelligente" perché è quella che ci si aspetta da un corpo che entra in un campo gravitazionale. La domanda è, piuttosto, come abbia fatto a fuggire dal suo sistema per arrivare a noi. L'idea che mi son fatto, leggendo studi seri, è che si tratti di un frammento di un qualche tipo di asteroide, scagliato a velocità di fuga dopo un violento impatto. Pochi l'hanno notato, ma la forma non è molto diversa dai coni di frantumazione che le rocce manifestano nei crateri d'impatto».

(L'astrofilo Giuseppe Donatiello)

Albino Carbognani, anche lui astrofisico, che ha seguito l'evoluzione dell'oggetto interstellare è categorico: «Non ho naturalmente letto il libro, ma a primo approccio posso già dire che è una tesi che non sta in piedi, non ci sono prove a supporto di un'origine artificiale dell'oggetto».

(L'astronomo Albino Carbognani)

Infine Stefano Covino, astrofisico all'Osservatorio Inaf di Brera è più ridondante:

(L'astrofisico dell'Inaf di Brera Stefano Covino)

 «La mia personalissima opinione, per quanto possa valere. Non avendo letto il libro si può solo andare ad intuito commenta-. Prima di tutto però un commento doveroso. Avi Loeb è uno scienziato di enorme talento e ampiamente rispettato. Certamente non ha bisogno di pubblicità nella comunità. Con il grande pubblico invece potrebbe anche essere, ma non posso millantare una conoscenza di lui da giudicare. Lascerei il beneficio del dubbio. Invece è vero che è un grandissimo istrione. Negli ultimi anni ha prodotto una discreta quantità di lavori tutti abbastanza provocatori. In effetti non si tratta sempre di lavori molto profondi, ma interessanti direi quasi sempre sì. Andando all'argomento specifico, l'ipotesi artificiale per questo asteroide extra-solare è già stata discussa in letteratura. Al meglio della mia conoscenza della questione non ci sono argomenti forti a suo supporto. Anzi. Si può sostenere, ma al più come una fra le tante spiegazioni, e tenendo conto delle implicazioni certamente non la più probabile. Uno degli argomenti meno noti ma probabilmente più forti a favore di un'origine naturale è di tipo statistico. Già da diverso tempo era stato ipotizzato che con l'avvento di grande survey automatiche capaci di scansionare una ampia percentuale del cielo visibile con strumenti avanzati sarebbe stato possibile mettere in evidenza asteroidi non provenienti dal nostro sistema solare. Il fatto che il primo in assoluto di questi oggetti identificato con ragionevole certezza debba essere invece artificiale, cioè non un normale asteroide di discreta taglia come a milioni troviamo nei sistemi solari come il nostro, pone qualche (solida) perplessità sul numero necessario di queste "astronavi-relitti" in giro per lo spazio per far sì che siamo così fortunati da beccarne uno al primo colpo. Appare insomma, per dirla tutta, davvero implausibile. Poi, tecnicamente, implausibile è diverso da impossibile. Sarà divertente vedere il dibattito che ne nascerà. Ma non credo che la probabile reazione negativa della comunità turberà Loeb più di tanto. Probabilmente -conclude- il contrario, direi».

enzo.vitale@ilmessaggero.it

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