Xylella, altri 134 ulivi infetti: colpiti due comuni tarantini

Xylella, altri 134 ulivi infetti: colpiti due comuni tarantini
di Maria Claudia MINERVA
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Domenica 19 Maggio 2019, 09:29
La xylella fastidiosa avanza a vista d'occhio. Il quinto aggiornamento dell'Osservatorio Fitosanitario della Regione Puglia conferma l'allarme dell'Efsa (Autorità per la sicurezza alimentare europea) sulla pericolosa espansione del contagio: le ultime analisi effettuate nel corso dei campionamenti hanno infatti accertato l'esistenza di altre 124 piante infette, tra cui per la prima volta anche sette ulivi positivi al batterio tra Montemesola e Crispiano, due comuni del Tarantino.
Sono 14, in tutto, i nuovi certificati di analisi della rete Selge, pubblicati sul portale ufficiale della Regione Puglia emergenzaxylella.it, che attestano la positività al batterio per 124 alberi d'ulivo, che si aggiungono ai 348 delle comunicazioni precedenti: 48 a Ceglie Messapica, 26 a Ostuni, 24 a Francavilla Fontana, 19 a Carovigno, 6 a Montemesola, e 1 a Crispiano). I nuovi positivi confermano la gravità della diffusione epidemica del batterio nella piana degli olivi monumentali ed in Valle d'Itria ma soprattutto evidenziano un avanzamento nella provincia di Taranto, con le prime intercettazioni di piante infette nei comuni tarantini di Crispiano e Montemesola, entrambi in zona di contenimento.
Dati allarmanti, soprattutto quelli che riguardano i nuovi casi di fitopatia nei Comuni della zona di contenimento, perché testimoniano come l'infezione cammini molto più velocemente delle misure di contrasto messe in atto. Motivo per cui l'Efsa, nelle conclusioni dei due pareri pubblicati il 15 maggio scorso - oltre ad affermare che non esiste ancora una cura in grado di eliminare il batterio, che minaccia non solo i Paesi mediterranei ma la maggior parte del territorio Ue - ha insistito nel sottolineare che l'unico modo per fermare la pericolosa fitopatia resta solo «l'applicazione tempestiva delle misure di controllo». Almeno fino a questo momento. Le simulazioni condotte dagli esperti hanno anche dimostrato l'importanza di controllare gli insetti che veicolano il patogeno in Europa, quali il Philaenus spumarius (la sputacchina), che resta il vettore principale della xylella, e di ridurre al minimo il tempo che intercorre tra l'individuazione e l'attuazione di misure di controllo quali la rimozione delle piante infette e l'istituzione di aree delimitate. Tempi il più delle volte non rispettati per una serie di cavilli burocratici e ricorsi al Tar che hanno impedito, di fatto, di mettere in pratica quanto previsto dalla Decisione Ue, dai leggi nazionali e dalle norme regionali. Ora, però, le procedure dovrebbero cambiare, grazie anche all'approvazione definitiva al Senato (il 15 maggio scorso) del decreto emergenze per il rilancio dei settori agricoli in crisi, compresa l'olivicoltura messa in ginocchio dalla batteriosi. Nell'articolo 8 ci sono, per la prima volta, delle norme più stringenti per il contrasto della xylella, agevolando l'applicazione immediata delle misure fitosanitarie in deroga a eventuali vincoli territoriali, ambientali, paesaggistici e architettonici presenti sul territorio oggetto di intervento. La lotta si fa più dura: sono, infatti, previste multe fino a trentamila euro per i proprietari, conduttori o detentori di terreni sui quali insistono piante infette da xylella che omettono di farne tempestiva denuncia ai Servizi fitosanitari competenti per territorio. E multe da 516 euro a 30mila per omessa esecuzione delle prescrizioni di estirpazione delle piante infette da organismi nocivi. Sanzioni amministrative aumentate fino al doppio per chiunque impedisce l'estirpazione coattiva delle piante. Pugno di ferro necessario perché, come ha confermato l'Efsa nei giorni scorsi, per frenare l'avanzata del contagio: a rischio ci sono non solo i Paesi mediterranei ma la maggior parte del territorio europeo.
Intanto sui primi positivi scoperti a Crispiano e Montemesola, interviene il parlamentare tarantino del M5s, Gianpaolo Cassese: «I nuovi casi confermano la gravità della diffusione epidemica del batterio nella piana degli ulivi monumentali ed in Valle d'Itria ma soprattutto evidenziano un avanzamento nella provincia di Taranto. Le piante infette a Crispiano e Montemesola mi colpiscono non solo perché sono in zona di contenimento, ma anche perché da imprenditore agricolo sono ben conscio che bisogna alzare sempre più la guardia nel contrasto a questa fitopatia se non vogliamo vedere completamente deturpato il nostro paesaggio, prima ancora di vivere con le nostre aziende le stesse sofferenze di chi ha già patito i danni provocati da questo terribile batterio».
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