Omicidio Sarah Scazzi: condannato il fioraio che ritrattò

Omicidio Sarah Scazzi: condannato il fioraio che ritrattò
di Lino CAMPICELLI
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Giovedì 23 Novembre 2017, 11:55 - Ultimo aggiornamento: 11:59
Con la condanna del fioraio di Avetrana Giovanni Buccolieri e del suo amico, Michele Galasso, si chiude il primo grado di uno dei processi nati dalla costola del procedimento legato all’omicidio di Sarah Scazzi (con processo approdato sino alla sentenza definitiva).
Ieri, il tribunale (giudice monocratico dottoressa Elvia Di Roma), ha infatti condannato Buccolieri a due anni e 8 mesi di reclusione per false informazioni al pm.
Analogo reato era contestato a Galasso, amico del fioraio, nei confronti del quale la condanna è stata di due anni, con beneficio della sospensione della pena.
Nel processo, ovviamente, la posizione più nota era quella del fioraio, protagonista di una doppia deposizione, nell’aprile 2011, che da un lato fece registrare una svolta nelle indagini della procura sull’omicidio della povera Sarah, e dall’altro si tradusse in un boomerang per lo stesso Buccolieri.
Come è noto, Buccolieri raccontò una prima volta di aver visto Sarah Scazzi mentre era con la zia che la rimproverava nel primo pomeriggio del giorno in cui fu uccisa. E di aver notato in macchina, sul sedile posteriore, anche una ragazza con i capelli raccolti. Successivamente, Buccolieri ritrattò la posizione, sostenendo di aver raccontato una scena che aveva sognato.
Quanto a Galasso, l’uomo aveva detto di non aver avuto contatti con l’amico Giovanni prima della sua deposizione, mentre tabulati e intercettazioni certificarono l’esistenza dei contatti fra i due proprio mentre l’uomo si recava in procura per rendere deposizione.
Ieri mattina, il pubblico ministero Buccoliero aveva depositato una memoria a cui aveva affidato le conclusioni rassegnate a carico dei due imputati, chiedendo la condanna di entrambi. In più, l’accusa pubblica aveva anche depositato la sentenza della Corte di Cassazione che ha reso definitiva la condanna all’ergastolo, per l’omicidio di Sarah Scazzi, di Sabrina Misseri e di Cosima Serrano.
Nelle motivazioni della sentenza, come è noto, i giudici supremi si sono soffermati sulla posizione del fioraio di Avetrana e sulla testimonianza legata al “sogno, non sogno”.
Anche il difensore di Buccolieri, avvocato Pasquale Lisco, e lo stesso imputato principale avevano depositato memorie scritte.
Con la prima, il difensore aveva chiesto l’assoluzione del proprio assistito, anche in virtù di alcune lacune che sarebbero emerse nella fase degli accertamenti investigativi.
Nella memoria dell’imputato, invece, era scaturito una sorta di appello rivolto al giudice: essere creduto sul punto cruciale della sua seconda deposizione, allorchè si era presentato per raccontare che quanto descritto in precedenza in realtà era probabilmente frutto di un sogno.
Secondo quanto è stato possibile sapere, nella memoria Buccolieri ha insistito nell’affermare ancora oggi di non avere certezze assolute sul fatto di aver sognato, e non vissuto nella realtà, la scena raccontata.
 
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