La battaglia del vescovo in nome dell'ambiente: «Non riaprite quella discarica, è pericolosa»

La battaglia del vescovo in nome dell'ambiente: «Non riaprite quella discarica, è pericolosa»
di Lucia J.IAIA
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Sabato 15 Maggio 2021, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 08:26

Non di rado il vescovo dell’arcidiocesi di Taranto, Filippo Santoro, ha assunto posizioni chiare e nette rispetto a tematiche sociali ed ambientali anche insidiose. Lo ha fatto più volte sull’ex Ilva, chiedendo scelte coraggiose e non si è risparmiato, da quanto si apprende, nemmeno su un’altra spinosa questione: la bonifica della discarica “Vergine”, a pochi chilometri da Lizzano. Come è noto, da tempo, le comunità locali temono che quel sito, attualmente chiuso e già oggetto di provvedimenti giudiziari, possa riprendere ad operare. Ma ecco che monsignor Santoro ha fatto proprie le apprensioni del territorio, scrivendo al Prefetto di Taranto, Demetrio Martino e schierandosi di fatto, dalla parte delle istituzioni locali impegnate contro un'eventuale riapertura.

La lettera

La missiva dimostra in primis l’ampio coinvolgimento che questa vicenda sottende. “Seguo con attenzione le problematiche legate alla vertenza della discarica Vergine e sono a conoscenza della battaglia per la salute dei cittadini e per la salubrità dell'ambiente”, esordisce l’arcivescovo, entrando immediatamente nel merito della questione. “Condivido la posizione che chiede il ritorno all’ordinanza provinciale che prevedeva la chiusura dell’impianto e la bonifica del sito interessato dagli impianti di discarica con l'utilizzo dei fondi cis, ( contratto istituzionale di sviluppo)”. Monsignor Santoro dimostra un elevato approfondimento di questa problematica, soffermandosi anche sui dettagli. “Conosco le criticità emerse sia nel sito Mennole che Palombara confermate da Arpa nel 2017 che avrebbero richiesto, in base all'articolo 242 deL D.lgs 152/2006 la caratterizzazione dei luoghi con messa in sicurezza di emergenza”. Ma soprattutto, Santoro evidenzia le proprie perplessità sul futuro del sito. “Mi preoccupa molto la notizia che possa essere riaperto, senza che si sia tenuto in debito conto il disastro ambientale che i cittadini e gli amministratori di tutto il bacino interessato denunciano infaticabilmente da anni e anni”.

La posizione del vescovo Santoro pesa, anche laddove vengono richiamate le parole di Papa Francesco sull’importanza di difendere la terra. “Queste situazioni - scrive nella lettera al Prefetto - provocano i gemiti di sorella terra, che si uniscono ai gemiti degli abbandonati del mondo, con un lamento che reclama da noi un'altra rotta. Mai abbiamo maltrattato e offeso la nostra casa comune come negli ultimi due secoli”.

L'appello

Infine, l’allarme dell’alto prelato emerge in tutta la sua forza e chiarezza, chiedendo la caratterizzazione e la bonifica dei luoghi ma soprattutto, al Prefetto “una doverosa attenzione per il territorio che porti a una soluzione definitiva alla luce dell’esclusivo benessere dei cittadini e dell'ambiente”. Dalla parte dei istituzioni locali dunque, senza se e senza ma. “In qualità di vescovo dell'arcidiocesi di Taranto garantisco – rimarca Santoro - il mio sostegno alle giuste rivendicazioni di tutti i sindaci impegnati in questa doverosa vertenza”. Intanto, sul territorio le azioni di protesta ed i tavoli di confronto proseguono. Nel pomeriggio di ieri, i sindaci dell'Unione dei Comuni Terre del Mare e del Sole e dell'Unione dei Comuni di Montedoro, si sono riuniti nell'aula consiliare del comune di Lizzano per concordare le iniziative da intraprendere “E’ nato un fronte unico composto dai sindaci della provincia di Taranto – evidenzia il primo cittadino Antonietta D’oria - che non hanno intenzione di arretrare nemmeno un centimetro rispetto alla battaglia che li vede impegnati a difendere i territori e i cittadini che rappresentano”.

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