«Vagnù, un consiglio: eliminate tutto»: così la banda cominciò a preoccuparsi

«Vagnù, un consiglio: eliminate tutto»: così la banda cominciò a preoccuparsi
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Venerdì 3 Maggio 2019, 09:10 - Ultimo aggiornamento: 14:08
Il gruppo degli orfanelli - come si facevano chiamare i bulli di Manduria - si aggiornava in continuazione dalla stampa locale seguendo gli eventi di cui erano protagonisti. E da quello che apprendevano dai giornali, decidevano le proprie azioni. Dalla trafficatissima chat contenuta nei loro telefoni cellulari, finiti nelle mani degli investigatori della polizia, viene fuori la capacità di coordinarsi tra loro sulla base degli eventi quotidiani.
Ecco uno spaccato. Il 9 aprile scorso, il giornale del posto pubblica la notizia dal titolo: «Rapinato e bullizzato, pensionato in coma». La circostanza del ricovero di Cosimo Antonio Stano era già venuta fuori il giorno prima, 8 aprile, da un comunicato stampa diffuso dalla Questura di Taranto e la cosa non aveva impensierito gli orfanelli. Ma quella del 9, che descriveva lo stato di coma della vittima prediletta dal branco, creò apprensione tra i componenti del gruppo che cominciarono a scambiarsi opinioni e consigli su come muoversi. Le conversazioni WhatsApp di quella data presenti sui cellulari parlano chiaro. «Se leggete tutto sulla Voce si capisce, dice che lu pacciu sta in coma», scrive uno dei minorenni. «Sini», conferma un altro. Un terzo compagno approfondisce il contenuto della notizia e pubblica una foto: è il ritaglio del giornale con la sottolineatura della parte in cui si dice che «gli investigatori avrebbero già individuato dei sospettati». Un altro, preoccupato, impreca: «Porco Giuda, vagnù», seguito da tre faccine che ridono con le lacrime. Altro membro del gruppo non riesce a trovare la notizia e riceve indicazioni dagli amici su dove trovarla: «Voce di Manduria», lo aiuta uno. Cominciano a preoccuparsi e corrono ai ripari: «Vagnù, un consiglio, eliminate tutto», chiaro riferimento, sostengono gli inquirenti, ai video compromettenti da loro prodotti e fatti girare nella chat.
L'allarme è partito e tutti usano cautela. In altre conversazioni chat, cancellate e recuperate dal perito della Procura, si leggono messaggi inequivocabili. «Vagnù - si legge in una di queste -, i video ti lu pacciu non li faciti vede a nisciunu perché sta giranu». Un altro conferma e risponde. «Sta girunu sti video casomai va a finire a persone sbagliate». Ancora esplicito il messaggio di un altro orfanello che invita a non recarsi più dalla vittima. Altri scrivono: «La pizza ou chiui io» (col cavolo che ci torno io). Ha scelto la via più diretta per eliminare prove, invece, il parente di un minore che, da quanto si legge nella stessa ordinanza di fermo, avrebbe fatto il giro degli orfanelli invitandoli a non fare il nome del nipote coinvolto.
N.Din.
 
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