Taranto: una cabina di regia per gestire Pnrr, Cis e gli altri fondi

Una veduta dell'ex Ilva di Taranto
Una veduta dell'ex Ilva di Taranto
di Domenico PALMIOTTI
5 Minuti di Lettura
Mercoledì 26 Aprile 2023, 06:00

 
Una cabina di regia, o qualcosa di simile, per governare lo sviluppo del territorio e il buon uso degli strumenti di finanziamento per Taranto. Che sono il Pnrr, il Contratto istituzionale di sviluppo (Cis), il Fondo per la transizione giusta (Jtf), il Fondo per lo sviluppo e la coesione (Fsc) e i Fondi strutturali e di investimento europei (Sie): tutti insieme dovrebbero mettere in moto diverse centinaia di milioni. 

La proposta


È quanto ha proposto il presidente della Provincia di Taranto, Rinaldo Melucci, ai sindacati Cgil, Cisl e Uil, al Comune di Taranto, all’Università e al Politecnico di Bari, alla Camera di Commercio, all’Autorità di sistema portuale del Mar Ionio e alla Zona economica speciale ionica. 
Il “protocollo d’intesa per la governance dello sviluppo territoriale” esiste già in bozza che è stata inviata alle parti interessate alla sottoscrizione. I sindacati confederali la stanno valutando in questi giorni. 

Gli strumenti economici


A proposito degli strumenti, nel protocollo si afferma che essi “costituiscono il quadro economico-finanziario” per “creare nuova occupazione di qualità, in particolare giovanile e femminile” e “affrontare le trasformazioni della digitalizzazione e della riconversione green al fine di garantire uno sviluppo sostenibile”. Visto quindi che “il Pnrr e gli altri strumenti finanziari rappresentano un’opportunità per ridisegnare il tessuto ionico”, per gli enti locali “è fondamentale potenziare la capacità di predisporre progetti da candidare, nonché assicurare efficace e tempestiva attuazione degli interventi finanziati”. Questo, si spiega nel protocollo, deve portare ad “uno sviluppo territoriale di area vasta incentrato sulla innovazione e qualità della progettazione, nonché sulla valutazione delle ricadute degli interventi finanziati dal Pnrr e dalle ulteriori fonti”, a “rafforzare la capacità progettuale ad ogni livello istituzionale, concorrendo alla scelta delle priorità di investimento e di programmazione territoriale” e, infine, a “monitorare e rendersi protagonisti, attraverso un processo di responsabilizzazione collettivo, nel conseguimento degli obiettivi trasversali afferenti alle misure previste dal Pnrr”. Di qui deriva l’opportunità di “un sistematico raccordo tra gli enti di prossimità, le municipalità, gli enti scientifici, le organizzazioni sindacali e le associazioni di categoria”. 
Serve perciò, si legge nel protocollo, “un sistema di condivisione territoriale per l’analisi e lo sviluppo di azioni nell’area ionica per sostenere gli obiettivi trasversali del Pnrr e degli altri strumenti finanziari”. E ancora, serve “mappare e coordinare le visioni di sviluppo dei vari enti territoriali che parteciperanno agli avvisi finanziati dal Pnrr” e dagli altri strumenti. Questo per istituire un data base “di tutti i progetti presentati con il loro stadio di realizzazione per massimizzare l’efficacia della spesa”, “rafforzare la responsabilità sociale di tutti i soggetti pubblici e privati attuatori degli interventi” e ottenere “un’ampia condivisione delle politiche necessarie ad assicurare processi di rilancio e di riconversione territoriale”. 
Partendo dall’esperienza del Tavolo istituzionale permanente del Cis, la Provincia propone quindi l’istituzione del Tavolo provinciale territoriale che, “oltre a dare conto delle ricadute degli investimenti e delle riforme del Pnrr e degli altri strumenti finanziari”, individuerà anche le “azioni di co-progettazione e le relative procedure di attuazione”.

Accanto a questo Tavolo, ne sono previsti altri di settore “partecipati dai servizi della Provincia competenti per materia e dalle associazioni delle categorie economiche di settore”. Per ciascun soggetto coinvolto è delineato il contributo atteso.

I compiti

Alla Provincia è chiesto il coordinamento delle progettualità locali per conciliare “la dimensione locale degli interventi con la prospettiva più ampia di sviluppo territoriale”; al Comune capoluogo di indicare proposte con “rilevanza sovracomunale”; all’Università azioni che valorizzino l’impatto della ricerca scientifica e di collegare istruzione secondaria superiore e Università; alla Zes di creare condizioni favorevoli agli investimenti delle imprese; all’Authority di potenziare le infrastrutture nazionali; alla Camera di Commercio di promuovere tutte queste iniziative verso i soggetti economici; infine, ai sindacati confederali di monitorare l’impatto sull’occupazione, oltre a qualità del lavoro e sicurezza.
Tutta l’intesa, se accettata e sottoscritta, rimarrà sino al 31 dicembre 2030, data conclusiva “del periodo di ammissibilità della spesa della programmazione 2021-2027”. 

I finanziamenti

La posta in gioco, finanziariamente parlando, è rilevante. Mai c’è stata questa concentrazione di risorse. Ecco perché bisogna spenderli bene. In particolare, per il JTF l’area di Taranto è assegnataria di 796 milioni e in quest’ambito il Comune ha candidato quattro progetti per circa 250 milioni; per il Pnrr la città concorre per 305 milioni su 32 progetti, con 264 milioni per la mobilità sostenibile (il progetto Brt, le linee elettriche veloci) e la transizione energetica, 36 milioni per infrastrutture sociali, famiglie e Terzo Settore e 2 milioni per digitalizzare e innovare la pubblica amministrazione. La “torta” dell’Fsc vale poi per tutta la Puglia circa 4,5 miliardi (sui 78 totali della dotazione 2021-2027), ma di queste risorse, al momento, non si è visto un euro perché il Governo, nonostante l’insistente pressing delle Regioni, non ha ancora ripartito alcunché perché vuole prima vedere quali progetti candidati col Pnrr sono a rischio realizzazione entro il 2026 per spostarli sul Fsc, che offre più tempo con la rendicontazione finale collocata nel 2029.

A ciò si aggiunga il Cis Taranto, che era arrivato ad una dote superiore al miliardo per 40 progetti (dati del sito di Invitalia) ma di cui si sono letteralmente perse le tracce. L’ultima riunione risale ai primi di settembre 2022 con l’allora ministro per il Sud, Mara Carfagna. Da allora più niente: né riunioni, né punto della situazione, né risulta un incarico di coordinamento affidato ad un ministro o ad un sottosegretario. Gli ultimi dati pubblici sono quelli comunicati il 9 settembre scorso dalla stessa Carfagna: il Cis Taranto “oggi conta cantieri aperti per un valore pari a circa 570 milioni di euro, quasi 200 milioni in più rispetto a quelli attivi al dicembre 2021”. Mentre il sindaco Rinaldo Melucci nella stessa occasione precisò che il Cis “ha definitivamente realizzato circa il 26% dei progetti e delle infrastrutture, ha in corso cantieri ed iniziative economiche per circa un 42% ed ha in programmazione un ulteriore circa 26% di schede progettuali”. 
Anche se si attende di capire che piega prenderanno le singole partite, questi strumenti comunque esistono e vanno utilizzati al meglio. Di qui il modello di condivisione e di coordinamento proposto dalla Provincia.  

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