La struttura di Ematologia del Moscati fa un salto nel terzo millennio con le terapie Car-T contro il cancro del sangue. Taranto è la prima città in Puglia a intraprendere la strada dei trattamenti altamente avanzati per la cura di pazienti oncologici con le Car-T, frutto dei progressi scientifici nel campo della biotecnologia cellulare e molecolare.
Il percorso
Dopo la lunga fase di accreditamento (dal 2019), rallentata dalla pandemia, la tecnologia Car-T è adesso realtà anche a Taranto (è stata inizialmente sviluppata dall’Università della Pennsylvania: il primo trattamento risale al 2012 su una bambina di 7 anni). La possibilità di guarigione è elevata, fino al 50 per cento, in particolare nei casi di pazienti considerati ormai resistenti alle terapie convenzionali. Le Car-T sono terapie rivoluzionarie per il trattamento di alcuni tumori ematologici (e presto anche oncologici): agiscono direttamente sul sistema immunitario per renderlo in grado di riconoscere e distruggere le cellule tumorali (immunoterapie). Non più chemioterapia, quindi, ma cellule del proprio organismo «istruite» ad attaccare il tumore. Sono, più nello specifico, terapie geniche: utilizzano i linfociti T, che vengono estratti da un campione di sangue del paziente, modificati geneticamente e «ingegnerizzati» in laboratorio per essere poi re-infusi attivando la risposta del sistema immunitario contro la malattia.
Con le terapie Car-T, Taranto diventa un centro di eccellenza riconosciuto, e questo consentirà di abbattere il numero di migrazioni sanitarie verso altre strutture («lo storico ci parla di 10mila ricoveri fuori regione in passato, e di oltre 5mila nel 2021», ha ricordato il direttore sanitario Sante Minerba), e di accogliere, al contrario, pazienti di altre province e regioni. L’avvio delle terapie Car-T è stato presentato ieri in conferenza stampa dal direttore generale dell’Asl Gregorio Colacicco, dal direttore del dipartimento di onco-ematologia Patrizio Mazza, e dallo stesso Minerba, unitamente all’équipe medica del laboratorio del Centro trapianto cellule staminali del Moscati («ora siamo in grado di dare risposte anche lì dove eravamo costretti a fermarci»).
Il raggiungimento di tale obiettivo è stato possibile grazie all’accreditamento della struttura di Ematologia presso l’ente europeo Jacie, con l’avallo delle aziende farmaceutiche interessate alle Car-T (2 quelle che hanno accreditato Taranto). Le terapie Car-T sono indicate per il trattamento di pazienti pediatrici e giovani adulti fino a 25 anni di età affetti da leucemia linfoblastica acuta a cellule B che non abbiano mai risposto alla chemioterapia, o che siano in recidiva dopo il trapianto di cellule staminali; e nei pazienti con linfoma diffuso a grandi cellule B. Nel primo caso, l’81 per cento dei pazienti ha ottenuto una remissione completa della leucemia; l’80 per cento che ha ottenuto una remissione completa era ancora libero dalla malattia dopo 6 mesi; il 76 per cento dei pazienti che ha ricevuto la terapia Car-T era ancora in vita a distanza di un anno dal trattamento. Nel secondo caso, invece, il 40-47 per cento ha ottenuto una remissione completa del linfoma; il 65 per cento di questi era ancora libero dalla malattia a distanza di 12 mesi dall’infusione; il 50-60 per cento era ancora in vita a un anno dal trattamento. Sono numeri che fanno sperare.
«Si apre un capitolo terapeutico non indifferente; si apre una prospettiva rivoluzionaria di cura quando questa non c’era, con almeno il 60 per cento di remissione completa e una possibilità di guarigione del 50 per cento. Abbiamo già cominciato a raccogliere le cellule di 4 pazienti resistenti, e dopo l’estate saremo in grado di trattare il primo paziente», ha commentato Mazza. «Questo risultato è motivo di orgoglio e soddisfazione, perché frutto del lavoro di squadra: sappiamo che ci sono delle criticità ma abbiamo delle eccellenze come Ematologia», ha evidenziato il dg Colacicco.