Niente screening agli operai: l'Asl blocca i test da Mittal

Niente screening agli operai: l'Asl blocca i test da Mittal
di Alessio PIGNATELLI
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Domenica 3 Maggio 2020, 10:05 - Ultimo aggiornamento: 13:30
Agli stabilimenti di Genova, Novi ligure e Milano sì, a Taranto no. L'Asl jonica stoppa sul nascere l'avvio dei test sierologici sui dipendenti tarantini calamitandosi le ire delle organizzazioni sindacali e il rammarico della stessa ArcelorMittal, costretta a bloccare improvvisamente l'avvio della campagna. È stata ufficializzata ieri la richiesta dell'Asl di Taranto di sospendere le attività di screening sierologico per il coronavirus già iniziate nei giorni scorsi per lo stabilimento di Taranto. ArcelorMittal si è detta «dispiaciuta» e ha confermato che invece nei rimanenti siti italiani tutto proseguirà come previsto. Il colosso francoindiano «riprenderà a Taranto le attività di screening sierologico non appena le autorità competenti lo consentiranno».

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Lo screening con il test rapido su sangue venoso periferico era stato avviato da qualche giorno su base volontaria dopo un confronto con i sindacati. Per esempio, le prenotazioni per il sito di Genova erano già arrivate a 350 alla fine della scorsa settimana. E a Taranto c'era molta attesa su questa misura che avrebbe riguardato inevitabilmente numeri più ampi. Niente da fare.
Il segretario generale della Uilm, Rocco Palombella e il segretario della Uilm Taranto, Antonio Talò hanno attaccato duramente questa decisione. «Nei giorni scorsi era arrivata una prima lettera con la quale si sconsigliava l'utilizzo dei test sierologici perché, contrariamente ai tamponi, non consentirebbero di fare diagnosi di malattia. Una decisione incomprensibile che va in contrasto con quanto disposto e comunicato positivamente dalla Asl di Genova per i lavoratori ex Ilva. Ogni giorno tremila lavoratori entrano nello stabilimento e, alla luce della proroga della cassa integrazione, i test diventano maggiormente importanti per tutelare la loro salute e sicurezza».

La Uilm ha quindi interpellato il prefetto di Taranto Martino per «verificare la situazione e far ripristinare da lunedì i test sierologici, o comunque far predisporre dalla Asl Taranto tutte le alternative sanitarie necessarie per i lavoratori dell'ex Ilva». Anche la Fim Cisl è molto critica per una direttiva in controtendenza con quanto accade in altre parti d'Italia, come per esempio Fca e Fincantieri: «L'azienda sta provvedendo ad avvisare i lavoratori che avevano già programmato il test per lunedì mattina - rivela il segretario generale aggiunto Biagio Prisciano - Una notizia che non agevola affatto la ripartenza. Per noi, i test sierologici rappresentano un passaggio importante per le riaperture delle attività produttive per meglio monitorare costantemente i luoghi di lavoro». La Fim Cisl chiede all'Asl di Taranto di chiarire questa situazione: «Per noi i test sierologici vanno ripristinati. L'Asl, qualora ritenga che i test sierologici non siano percorribili, allora metta in campo strumenti sanitari alternativi e idonei atti a garantire la sicurezza tra tutti i lavoratori che ogni mattina accedono all'interno della fabbrica». Giuseppe Romano e Francesco Brigati della segreteria Fiom di Taranto hanno immediatamente scritto al direttore generale dell'Asl locale Rossi, al dipartimento di prevenzione coordinato da Conversano e all'assessorato regionale alla Sanità ricordando che «secondo quanto riportato dal medico competente durante l'incontro sindacale, tale scelta era stata condivisa con il dipartimento di prevenzione». Si ricorda che, nonostante i test sierologici non possano sostituire i tamponi nasofaringei, «risultano molto importanti nella ricerca e nella valutazione epidemiologica della circolazione virale, così come indicato nella circolare del ministero della Salute del 3 aprile. Infatti, il progetto avviato da ArcelorMittal prevede, in caso di risultato positivo, anche l'effettuazione del tampone». Romano e Brigati chiedono infine un confronto immediato «per fare chiarezza sull'iniziativa aziendale e affrontare nel miglior modo possibile la cosiddetta fase due».

È l'Asl ad aver risposto, in serata, alle critiche con una nota dello Spesal e del dipartimento di prevenzione. La sospensione dei test disposta dal Dipartimento di Prevenzione «è stata dettata nell'esclusivo interesse dei lavoratori e per la tutela della comunità». Si specifica «che il progetto attivato autonomamente da ArcelorMittal era stato comunicato, ma non concordato in dettaglio in merito agli aspetti operativi e procedurali. Corre l'obbligo, infatti, di disciplinare il percorso informativo dei lavoratori sottoposti a test, ancorché volontari, e in particolare la gestione dei casi risultati positivi per la loro presa in carico», ha affermato ancora l'Asl.

L'Asl «conferma la piena e totale disponibilità alla valutazione congiunta delle iniziative da porre in essere, con l'obiettivo di riprendere celermente le attività e ottimizzarle in funzione della massima tutela dei lavoratori».
«Si precisa, infine, che i dipendenti risultati positivi ai primi test eseguiti sono stati già presi in carico dal Dipartimento di Prevenzione della Asl, che ha già programmato per domani l'esecuzione dei tamponi rino-faringei, gli unici test in grado di porre diagnosi e accertare la contagiosità».
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