Inquinamento alle stelle nei giorni di vento forte. Con il Pm10, carico di sostanze nocive, che schizza alle stelle. Un pericolo reale per la salute dei tarantini. Così, a breve, i cosiddetti “wind days” saranno segnalati da Arpa alla Asl in anticipo. Esattamente come avviene con Ilva. In maniera tale da adottare cautele per i tarantini, in particolare quelli che appartengono alle categorie sensibili. Magari indicando le fasce orarie in cui i livelli si impennano. E suggerendo, a chi è affetto da patologie respiratorie, di restare in casa, con le finestre ben chiuse.
Proprio come predicava nei giorni scorsi Alessandro Marescotti, leader e guru di Peacelink. L’ambientalista jonico si era rivolto alla Asl segnalando dati impressionanti di Ipa, gli idrocarburi policiclici aromatici, proprio nei giorni in cui il vento spira forte da Nord e da Ovest. Sono i wind days, introdotti nel 2012 all’indomani dell’esplosione dell’inchiesta sull’Ilva.
Le giornate di vento forte da allora vengono segnalate due giorni prima al siderurgico, con l’obbligo di abbattere del 10% l’attività nelle cokerie e adottare una serie di accorgimenti nei parchi minerali. Un’allerta scattata ben 23 volte soltanto nell’ultimo anno. Ora, però, cautele dovranno essere introdotte anche per i tarantini e sempre in quei giorni. Almeno è quello che pensa Giorgio Assennato, direttore di Arpa. Il nemico da combattere, però, secondo il direttore Assennato sono le polveri sottili. Resta da capire in che modo, ma questo spetta agli uffici della Asl. Di certo l’indicazione verrà recapitata a strettissimo giro di posta alla Asl. Toccherà a Taranto, poi, predisporre gli accorgimenti da adottare in difesa della salute dei tarantini. Il presupposto sono i dati registrati sulle concentrazioni di pm10 nei giorni incriminati. Con picchi preoccupanti in determinate fasce orarie in cui si potrà suggerire, per esempio, agli asmatici di restare a casa. E con le finestre ben chiuse.
Certo va detto che l’allarme polveri sottili va parametrato sui nuovi dati, certamente più contenuti rispetto al passato.
A preoccupare, però, vi era proprio la concentrazione di benzoapirene. Un dato in grado di trasformare le polveri sottili in killer silenziosi «Gli studi epidemiologici - si legge in quel rapporto del ministero - indicano un nesso causale con le esposizioni ambientali per alcuni eccessi di mortalità e morbosità che identificano nel materiale particellare il principale fattore di rischio. Questa apparente contraddizione si spiega con la componente che caratterizza il pm10 presente nel quartiere Tamburi».
Ovvero la presenza del benzoapirene. Si tratta «di un idrocarburo policiclico aromatico classificato come cancerogeno certo dall’agenzia internazionale per la ricerca sul cancro dell’organizzazione mondiale della sanità. È la concentrazione in aria del benzoapirene - spiegano dal ministero - a differenziare il rione Tamburi dagli altri quartieri di Taranto e dalle altre città italiane».
Un atto d’accusa vero e proprio per lo stabilimento Ilva indicato da anni proprio da Arpa come la fonte del benzoapirene. Oggi la situazione è cambiata rispetto al passato, in ragione del terremoto che ha investito il colosso siderurgico, costretto ad una marcia ridotta. Ma quando spira il vento da Nord e da Ovest il nemico silenzioso diventa sempre più pericoloso.