A Taranto sospesa l'attività dell'unità di terapia intensiva neonatale. «Pochi medici»

L'unità di terapia intensiva
L'unità di terapia intensiva
di Alessandra MACCHITELLA
3 Minuti di Lettura
Giovedì 5 Agosto 2021, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 08:42

«La sospensione dell’attività dell’Utin di Taranto è la conseguenza di una gravissima carenza di medici intensivisti neonatologi che interessa in linea generale tutto il territorio nazionale e in particolare l’area jonica». A spiegarlo è il direttore generale dell’Asl Taranto Stefano Rossi alla luce della situazione di emergenza dell’Unità di Terapia intensiva neonatale della città. 
«L’impegno della direzione strategica - ha precisato Rossi - è rivolto alla risoluzione delle problematiche esistenti e alla ripresa della piena attività del reparto nel più breve tempo possibile. Al tal fine è previsto l’innesto di professionisti dal Policlinico di Bari, i dottori Lucrezia Decosmo e Federico Schettini, il cui impiego permetterà di affrontare l’emergenza in corso con la certezza di offrire il miglior servizio possibile ai neonati e alle loro madri».

La protesta

L’Utin non chiude ma è in emergenza secondo quanto raccontato dal direttore generale dell’Asl, mentre Vito De Palma, coordinatore provinciale di Forza Italia Taranto, ha lamentato: “L’Utin di Taranto chiude di nuovo, basta ritardi, titubanze, pasticci e improvvisazione! Sembra di sfogliare le pagine di un giornale di un anno fa - si legge nella nota a sua firma - quando Forza Italia denunciava la situazione estremamente critica dell’Unità di terapia intensiva neonatale del SS. Annunziata di Taranto. Invece si tratta purtroppo di una drammatica realtà che si ripropone puntualmente ad agosto, senza che vi sia stato un intervento risolutore dalla Asl tarantina e dalla Regione. Eppure un anno dovrebbe bastare per far fronte alle prevedibili emergenze! E invece nel frattempo un concorso è stato annullato, i contratti a tempo determinato offerti a medici specialisti non vengono accettati (bisogna capire il perché!) e il primario va in pensione (e lo si sapeva da tempo). E così permangono i disagi per i pochissimi medici rimasti, oltre che per le future mamme e i neonati che hanno bisogno di cure specifiche. Nessun provvedimento straordinario, nessun atto amministrativo coraggioso per tutelare la salute dei cittadini e il lavoro del personale sanitario: che misero esempio di gestione della sanità pubblica!
Per non parlare delle altre criticità che riguardano altri reparti ospedalieri e l’irrisolta emergenza permanente del pronto soccorso. Si faccia presto e bene per salvaguardare diritti sacrosanti”.
A tal proposito si era espresso anche il consigliere Renato Perrini (FdI): “Denunciavo tutto questo un anno fa, precisamente il 7 agosto del 2020. È passato un anno ed è quello che è successo, l’Utin del più grande ospedale tarantino che chiude e le partorienti vengono trasferite in altre strutture sanitarie.

Insomma - ha proseguito Perrini - qui non siamo di fronte a un’emergenza che si è presentata improvvisamente e costringe la direzione generale della Asl a prendere provvedimenti d’urgenza, ma siamo di fronte all’incapacità di organizzare un servizio sanitario essenziale per un territorio. È possibile che in un anno non si è riusciti a gestire la situazione e fare in modo che non si arrivasse alla chiusura del reparto? A Bari in pochi mesi è stato costruito un ospedale Covid e spesi 26 milioni di euro perché si era in emergenza. E a Taranto l’emergenza non c’è mai? Noi tarantini siamo cittadini di Serie B - ha concluso Perrini - che vengono utilizzati dal presidente Emiliano o in campagna elettorale o quando deve andare in TV a dire che in cima ai suoi pensieri ci siamo noi? Il resto sono chiacchiere, per altro che producono un danno pazzesco”. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA