Agente della polizia penitenziara assassinato, ergastolano ai domiciliari
La figlia della vittima: "Il cuore mi si contorce"

Il carcere di Taranto intitolato all'agente ucciso dalla mafia
Il carcere di Taranto intitolato all'agente ucciso dalla mafia
3 Minuti di Lettura
Sabato 9 Maggio 2020, 22:48 - Ultimo aggiornamento: 23:06
Ha ottenuto gli arresti domiciliari il tarantino Francesco Barivelo, di 45 anni, condannato all'ergastolo per l'omicidio dell'agente della Polizia penitenziaria Carmelo Magli, 24enne di Francavilla Fontana. Il provvedimento è stato adottato dal Tribunale di sorveglianza de L'Aquila, in ragione dell'emergenza connessa al rischio di contagio da covid-19.
Carmelo Magli venne assassinato dal gruppo di fuoco di un clan mafioso di Taranto la sera del 17 novembre del 1994, proprio all'uscita del penitenziario. Con quel delitto i killer della mala intendevano dare una lezione a tutti gli agenti in servizio nel carcere jonico. Quella sera i sicari attesero la vittina all'uscita del carcere intorno alla mezzanotte al cambio turno degli agenti. Magli venne scelto a caso. Il commando lo seguì in auto e lo assassinò a colpi di mitraglietta. Nel 1997 con l'operazione denominata Paolo VI i carabinieri fecero luce su numerosi delitti di mala e arresto i responsabili dell'agguato allo sfortunato Magli. Tra questi anche Barivelo che venne condannato all'ergastolo. Per quel sacrificio sull'altare del dovere a Magli è stato intitolato il carcere di Taranto. 
La notizia dei domiciliari concessi a Barivelo ha scatenato reazioni di sdegno da parte dei sindacati della Polizia penitenziaria e dei familiari.
«Con il cuore che mi si contorce e le lacrime che scendono giù, mi chiedo perché?» - ha scritto su facebook Lucia Magli, la figlia della vittima che all'epoca del delitto aveva solo un anno.  «Che diritto ha questa persona di vivere in libertà quando mi ha privato di mio padre, ha tolto a me, mia madre e mia sorella la possibilità di
essere felici?. Ho 27 anni - ha aggiunto Lucia Magli - e da tutta la mia vita vivo senza sapere cosa significa avere un padre, non ce l'ho e non l'ho mai avuto, perché 26 anni fa lo hanno ucciso, me lo hanno portato via. Sono stati dei criminali, gente senza scrupoli che ha deciso di rovinare la vita di una famiglia per sempre. Ora, dopo così tanto tempo, mi ritrovo questa notizia: ritorna a casa. Non voglio dare la colpa a nessuno, non voglio attaccare le istituzioni, non voglio pensare che viviamo in un paese ingiusto, voglio solo capire cosa sta succedendo. Sono sempre stata dalla parte dei diritti umani, del pensare che anche chi ha sbagliato è degno di vivere la vita che si merita, ma così è troppo. Che diritto ha questa persona di vivere in libertà quando mi ha privato di mio padre, ha tolto a me, mia madre e mia sorella la possibilità di essere felici? Io e la mia famiglia - ha concluso la figlia della vittima - vogliamo delle spiegazioni perché questo ci sembra davvero troppo e, anche se mio padre non me lo ridarà più nessuno, meritiamo che la giustizia riconosca il giusto posto dei colpevoli».
«Ci indigna sapere che Francesco Barivelo, ergastolano già detenuto a Sulmona che partecipò all'omicidio di Carmelo Magli nel 1994 a Taranto, è oggi in libertà. Lo Stato abdica - ha detto  Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria Sappe -  al suo primario compito di assicurare la
giusta pena a chi uccide. Hanno ragione i poliziotti penitenziari di Taranto, che hanno conosciuto e lavorato con
Carmelo, ad essere indignati. Con loro sono indignati i cittadini onesti di questo Paese. È una vergogna che un
assassino sia a piede libero. Altro che onestà e le promesse delle campagne elettorali: le scelte in materia penitenziaria di questo Governo sono gravi ed offensive alle vittime della criminalità ed ai loro parenti, che piangono e piangeranno sempre i loro familiari uccisi».
© RIPRODUZIONE RISERVATA