«Stipendio gonfiato»: indagati 4 dirigenti del Ctp

«Stipendio gonfiato»: indagati 4 dirigenti del Ctp
di Mario DILIBERTO
3 Minuti di Lettura
Giovedì 21 Luglio 2016, 12:10 - Ultimo aggiornamento: 25 Luglio, 17:42
Per dieci anni si sarebbero gonfiati lo stipendio. E con piccoli aggiustamenti su voci strategiche, in quattro avrebbero lucrato complessivamente poco meno di un milione di euro. Realizzando il sogno segreto di quasi tutti gli italiani, ovvero quello di ritoccarsi lo stipendio. E in verità, forse per passare inosservati, si sarebbero accontentati anche di aumenti contenuti. Ma quelle correzioni anomale sulle buste paga, alla fine sono venute comunque a galle. E ora rischiano di costare care a quattro dirigenti del Ctp, il consorzio trasporti pubblici.
Il nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza, infatti, dopo mesi di verifiche e accertamenti è partita all’attacco per recuperare quel milioncino di euro che sarebbe uscito indebitamente dalle casse del consorzio. E ieri ha eseguito il provvedimento di sequestro preventivo firmato dal gip Patrizia Todisco su richiesta del pubblico ministero Maurizio Carbone, titolare del fascicolo di inchiesta. Sotto chiave sono finite auto, ma anche quote di proprietà di villette sulla litoranea, oltre a depositi e conti bancari.

 
Sciabolate che hanno colpito il patrimonio dei quattro dirigenti sotto accusa per peculato. Si tratta di Michele Ciccimarra, direttore di esercizio, Cosimo Rochira, direttore generale, Luigi Pacucci, dirigente del settore economico finanziario, e Giuseppe Portulano, dirigente al Movimento.

L’indagine sulle buste paga del Ctp è partita dopo la denuncia presentata da un dipendente dello stesso Consorzio. È stato lui a indicare la strada sulla quale si sono incamminati i finanzieri. I riflettori della Tributaria si sono accesi sulle delibere aziendali riferite ai mandati di pagamento. Mentre i netti in busta sono stati incrociati con le indicazioni ricavate dal contratto collettivo nazionale di lavoro del settore.

«È stato accertato - spiegano dalla Finanza - che, dal 2005 al 2015, le suddette figure dirigenziali, disponendo, per la funzione rivestita, dell’impiego di risorse finanziarie della società, si sono indebitamente appropriate di somme di denaro non spettanti, attribuendosi maggiori emolumenti rispetto a quelli effettivamente dovuti per un maggior ammontare complessivo di circa un milione di euro». Nel dettaglio i “ritocchi” sarebbero avvenuti manovrando su voci della busta paga come la “retribuzione variabile incentivante”, corrispondente ad un incremento lordo per ciascuno che è stato quantificato tra gli 870 ed i 1.620 euro al mese. In più, a non convincere gli inquirenti, c’è anche una indebita auto-liquidazione di maggiori emolumenti al direttore d’esercizio, con l’attribuzione in busta paga di una “indennità di anzianità”, corrispondente a 1.290 euro lordi mensili. Denaro che, dicono gli inquirenti, non si sarebbe dovuto pagare alla luce della mancanza dei requisiti richiesti dalla normativa sul trattamento economico riservato ai dirigenti. Di qui la contestazione dell’accusa di peculato e l’offensiva a colpi di sigilli condotta dalla Finanza. Così sotto sequestro sono finite sette macchine, alcune delle quali di grossa cilindrata (Bmw Serie 5 e Mercedes Classe E), quote di proprietà di otto abitazioni, tra le quali anche villette situate sulla litoranea salentina, oltre a conti correnti bancari e fondi comuni d’investimento per importi non proprio trascurabili.





 
© RIPRODUZIONE RISERVATA