Taranto, sos di Confcommercio sugli aumenti: "Bollette in vetrina nei negozi"

Taranto, sos di Confcommercio sugli aumenti: "Bollette in vetrina nei negozi"
di Lucia J. IAIA
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Lunedì 29 Agosto 2022, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 07:00

Gli animi sono esasperati. E quel sentimento di rabbia che già serpeggiava da mesi, ora rischia di esplodere. Lo dice chiaramente il presidente di Confcommercio, Leonardo Giangrande che si mostra preoccupato e al contempo, determinato nel voler evidenziare le difficoltà del momento. Il tema è il caro bollette. «La situazione è insostenibile. Occorre farsi ascoltare e unire le forze perché non è un problema solo del commercio, ma è uno tsunami per tutti». A Taranto da questa settimana, le attività commerciali tarantine indicheranno nelle loro vetrine l’ammontare gli aumenti. «Le mie bollette di due punti vendita si sono raddoppiate. Con numeri certi, intendiamo far capire che le imprese rischiano il collasso. Questo genera una catena che trascina dietro il mondo dei lavorati con tutte le difficoltà delle famiglie, i fornitori e tutto il resto». Ma quale sarà, secondo le previsioni, la portata di questa crisi? «Il nostro centro studi ha ipotizzato che oltre 120mila imprese sono a rischio chiusura a causa di questa corsa sfrenata degli aumenti. E intanto, noi che siamo sul territorio sappiamo per certo che tanti colleghi che non ce la fanno più». Tra l’altro, molte aziende erano già venute fuori dal periodo Covid con notevoli difficoltà. «Sì – prosegue – ma stavamo risalendo la china e poi, la questione covid era un pezzo del problema e tutti insieme lo abbiamo affrontato. Qui invece no, sono troppi i fattori a partire dalla crisi energetica coinvolge l’Europa e poi l’inflazione galoppante, la difficoltà di reperire materie prime e tanto altro. Temiamo che a settembre i rincari saranno maggiori».

Giangrande confessa di non essere «mai stato così preoccupato come in questi mesi perché i fattori che pesano sulla crisi sono tanti e di grosse dimensioni». In più, ogni settimana che passa senza che ci sia un intervento concreto sul caro bollette rappresenta un problema. «Infatti, non possiamo attendere che si formi il nuovo governo. Le aziende stanno producendo meno, abbiamo problemi di materia prima, ordini che arrivano dopo 6 mesi. Siamo sull’orlo del baratro e la politica dovrebbe capirlo immediatamente».

Le richieste di Confcommercio per provare ad invertire il senso di rotta sono chiare. «Chiediamo immediatamente un intervento sulla detassazione del maggior costo per venire incontro alle esigenze delle imprese con il credito d’imposta. Ogni giorno è come stare sulle montagne russe e questo noi non possiamo permettercelo. Si ipotizzano circa 400mila posti di lavoro a rischio. La rabbia è che sia mancata una politica energetica diversificata e in grado di renderci meno succubi degli altri».

Dati alla mano, anche il direttore di Confcommercio Taranto, Tullio Mancino puntualizza sulla gravità della questione. «Per comprendere l’entità del problema, abbiamo voluto effettuare una indagine a campione chiedendo alle nostre aziende associate di fornirci l’ultima bolletta e quella dello stesso periodo del 2021. I risultati sono allarmanti, con costi più che raddoppiati rispetto allo scorso anno. Un bar che lo scorso anno pagava 3080 euro oggi, a parità di consumi, si è visto recapitare una bolletta di oltre 10mila euro, un negozio di abbigliamento è passato da 1084 euro del 2021 ai 2461 euro attuali. Allo stesso modo, un supermercato da 4156 euro a 11722 euro con un rincaro del 180%. È importante che i consumatori e più in generale i cittadini – rimarca Mancino - siano informati sulla situazione di difficoltà che le nostre imprese continuano a vivere dopo oltre due anni di misure restrittive dovute alla pandemia. Per questo motivo, abbiamo deciso di lanciare l’iniziativa “Bollette in Vetrina”, mediante la quale ogni azienda associata potrà esporre nella sua vetrina i costi dell’ultima bolletta rapportati a quelli dello scorso anno». Di sicuro, ancora una volta, i commercianti lanciano un grido di allarme e qualcuno valuta la scelta di non sollevarla più quella saracinesca perché ormai, appare antieconomico rimanere aperti.

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