Siderurgico, Emiliano non arretra: «Il ricorso resta in piedi»

Siderurgico, Emiliano non arretra: «Il ricorso resta in piedi»
di Tiziana FABBIANO
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Sabato 9 Dicembre 2017, 05:30 - Ultimo aggiornamento: 11:38
«Il ricorso resta in piedi fin quando non saranno discusse le osservazioni». Messaggio di Michele Emiliano a Calenda. Nuova puntata del braccio di ferro sull’acciaio tarantino. Un botta e risposta senza fine che, anche nel giorno festivo dell’Immacolata, non ha subìto interruzioni.
Frecciate a distanza e accuse reciproche, dubbi sul progetto di cessione: lo stabilimento Ilva è al centro dello scontro politico-istituzionale tra il presidente della Regione e il ministro dello Sviluppo Economico. E l’impugnativa del Dpcm con il nuovo piano ambientale dell’Ilva è ancora in piedi. Che non ci sia alcuna retromarcia, almeno per ora, sul ricorso al Tribunale amministrativo Regionale lo ha detto di nuovo il governatore della Puglia Michele Emiliano nell’intervista rilasciata al direttore del TgNorba Enzo Magistà nel corso della trasmissione “Il Graffio”, in onda ieri sera su Telenorba. 
La giornata si è aperta con le dichiarazioni del ministro: «Ho convocato il tavolo per il 20 dicembre senza voler escludere nessuno. Sarei felice se partecipasse anche Emiliano, ma è ovvio che bisogna prima ritirare i ricorsi: non si può discutere contemporaneamente su un tavolo negoziale e in Aula di Tribunale» ha detto Carlo Calenda, parlando di Ilva, a Roma, a margine di un convegno del Partito Democratico europeo. 
Ha poi aggiunto: «La mia visita era una forma di rispetto verso Taranto. Non sapevo - ha concluso - che avrei dovuto chiedere il permesso a Emiliano. La prossima volta lo farò». 
Non è però questa la ricostruzione vista con gli occhi del presidente Emiliano: «Calenda ha fatto il blitz a Taranto perché era disperato» ha detto il Governatore pugliese. Il motivo? «L’azienda non gli dava più ascolto, perché aveva capito che il Governo non era l’interlocutore, e quindi aveva bisogno di tornare indietro rispetto a una sciocchezza che aveva combinato, ossia l’esclusione di Regione e Comune dalla trattativa. Se farà saltare il tavolo se ne assumerà le responsabilità», ha aggiunto Michele Emiliano.
 
Non è soltanto il piano ambientale (contestato nei ricorsi di Regione Puglia e Comune di Taranto) a destare perplessità in Emiliano che evidentemente vuole rivedere anche il piano industriale proposto dalla società acquirente, guidata da ArcelorMittal. Infatti il presidente rilancia il piano della decarbonizzazione, applicandola però dopo il 2025, otto anni necessari per tramutare l’acciaieria di Taranto in un nuovo siderurgico a gas. E lo ha proposto nell’intervista di ieri. Il piano industriale attuale di ArcelorMittal prevede il rifacimento dell’altoforno 5 (da tempo fermo). Per Emiliano non va bene. «Noi proponiamo di rifare l’altoforno 5 con tecnologia a gas e di continuare a far lavorare almeno fino al 2025 gli altri tre a carbone. Così lo stabilimento diventa flessibile, si adatta ai mutamenti del mercato, ma inquina molto meno. E si mettono d’accordo città, Regione, Governo e acquirente», ha detto il presidente. 
In realtà, però, anche sull’acquirente Emiliano nutre qualche dubbio. Perché riferendosi alla fabbrica ha dichiarato: «C’è il rischio che ArcelorMittal la voglia chiudere e non farla funzionare». «Noi - ha concluso - dobbiamo assicurarci che il suo scopo sia di farla funzionare e non semplicemente togliersi davanti un concorrente». 
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