Picchiò la badante che reagì e fece fallire il raid: condannato

Picchiò la badante che reagì e fece fallire il raid: condannato
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Venerdì 2 Marzo 2018, 05:30
Con una sentenza di condanna a nove anni e quattro mesi di reclusione, il gup del tribunale di Taranto ha definito la posizione del ventiseienne di Sava Mario Bisci, accusato di rapina aggravata e tentato omicidio. Bisci era difeso dall’avvocato Dario Iaia.
Il giudice dell’udienza preliminare dottoressa Anna de Simone ha sostanzialmente accolto la richiesta formulata dall’accusa pubblica, che nella scorsa udienza aveva delineato la posizione dell’imputato che aveva scelto il rito abbreviato.
I fatti risalgono all’estate del 2016 allorchè due anziani furono rapinati in una abitazione di Torricella e la loro badante, dopo aver tentato di difendere la coppia, era stata malmenata e legata ad una sedia.
L’otto agosto di quell’anno, come si ricorderà, due individui con i volti coperti da passamontagna e con guanti indossati per non lasciare impronte, si erano introdotti nella casa di una coppia di anziani dopo aver atteso l’uscita del capofamiglia.
Inaspettatamente però, il piano dei due era stato messo in crisi dalla coraggiosa badante rumena di cinquant’anni.
Secondo la ricostruzione investigativa operata all’epoca dei fatti, la donna aveva tentato di difendere l’anziana, affrontando i malviventi, uno dei quali era anche armato di coltello.
Nella circostanza, i due avevano reagito spruzzando uno spray urticante e avevano imbavagliato la coraggiosa donna, legandola a una sedia.
A quel punto, mentre uno dei malviventi la teneva sotto controllo, il complice frugava in casa per cercare denaro o oggetti di valore. Alla fine, i due erano stati costretti a fuggire, non riuscendo a trovare preziosi.
Tuttavia, mentre stavano per dileguarsi, la badante era riuscita a divincolarsi ed a chiedere aiuto. Ancora una volta, i due avevano cercato di zittirla, stringendole le mani attorno alla gola fino quasi a soffocarla, fuggendo solo all’arrivo di vicini attirati dalle urla.
In zona, in ogni caso, era stata notata l’autovettura su cui i malviventi erano fuggiti. Il veicolo era intestato ad un familiarer di Bisci.
Da qui, il tentativo di sviare le indagini da parte del giovane, con l’intento di costruirsi un alibi.
 
Poco dopo infatti, Bisci avrebbe architettato un furto nella sua abitazione e lo aveva denunciato ai carabinieri di Sava. Nello stesso tempo, un parente aveva denunciato il furto dell’autovettura di famiglia: si trattava proprio di quella vista vicino all’abitazione delle vittime. Entrambi i furti, secondo i carabinieri, non si sarebbero però mai verificati.
La circostanza era stata esclusa proprio dal sopralluogo dei militari. La ricostruzione di tutti i movimenti, grazie anche alla verifica del gps satellitare installato sull’auto usata per la rapina avevano inchiodato Bisci e il familiare, a carico del quale la dottoressa Lucia Isceri aveva pure chiesto la condanna a due anni e mezzo per favoreggiamento e simulazione di reato. L’uomo è stato condannato a 16 mesi.
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