Punta Penna, città nel caos

Punta Penna, città nel caos
di C.Fra.
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Giovedì 28 Gennaio 2016, 10:37
Nell’inferno del Punta Penna. Al mattino, prima dell’orario di lavoro, diventato un miraggio irraggiungibile. I ritardi sono diventati cronici, c’è chi timbra fuori tempo massimo. Da più di tre settimane (ne abbiamo scritto più volte nei giorni scorsi), lo snodo cruciale per la periferia, la zona industriale e le altre province, è un caos.

Sono in tanti, molti, ad essersi fatti venire la stessa idea: anticipare l’orario di uscita da casa. Ci sono i lavori. L’azienda appaltatrice, è il caso di dire, va per la sua strada. Ha tempi di consegna da rispettare. Come il contratto, che gli consente di impegnare in buona parte un tratto di strada per il rifacimento del manto stradale. Lavori indispensabili, che forse potrebbero essere svolti in altri orari o, comunque, distribuiti in modo ragionato senza incidere più di quanto non sia accaduto in queste tre settimane sulla giornata lavorativa dei tarantini e quanti, dai vicini comuni, pensiamo a San Giorgio e Carosino, hanno scelto di imboccare il “Ponte” per recarsi al lavoro.

Tranne l’intervento del consigliere comunale Dante Capriulo, non risulta che altri si siano mossi nella stessa direzione. Come in altre occasioni, forse sarebbe il caso di essere più elastici negli interventi al mattino, almeno fino alle 9 del mattino, quando i dipendenti delle attività nelle zone commerciale e industriale, al quartiere Paolo VI, avranno cominciato la propria attività lavorativa.

Nei giorni scorsi l’invito alle istituzioni, considerando che sono migliaia i cittadini da diversi giorni imbottigliati nel traffico. Infatti, i lavori sul Ponte Punta Penna, creano un effetto domino. Gli automobilisti che hanno sperimentato sulla propria pelle le lunghe code stradali, specie al mattino, provano il percorso alternativo. Svoltano e impegnano via Magnaghi, costeggiano il Muraglione di via Cugini, fino a corso Umberto o, in alternativa, via Pitagora. E qui, altri dolori di pancia.

C’è un’unica corsia che porta al Ponte girevole, lo stesso su via Garibaldi, fino allo snodo per Tamburi e, dunque, Paolo VI e zona industriale, oppure sulle statali per Bari e Reggio Calabria. Insomma, l’ora di punta, a Taranto si sveglia al mattino. Il traffico fa colazione, alle otto le arterie principali sono al collasso. Bambini e ragazzi a scuola, genitori al lavoro. Le lunghe file cominciano in viale Magna Grecia. A questo punto i tarantini devono solo decidere da che parte andare a complicarsi la vita, fra cambio di marcia: folle, prima, seconda e stop. Si va avanti a sussulti. E ad imprecazioni. Perché questa è la città, la sua conformazione, “a imbuto” si dice. E chi ha un lavoro alle porte della città o appena fuori le mura, se ne faccia una ragione.
Numerose le segnalazioni giunte a Comune e Provincia.

Lo stesso in Prefettura, cui viene chiesto un intervento per trovare una soluzione che non incida più di quanto non accada sul traffico, che significa anche inquinamento e disagio. In attesa di una svolta o della fine dei lavori, anche questa mattina, da un capo all’altro a chi è in auto toccherà la sua “coda” quotidiana.
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