Troppi infortuni mortali sul lavoro: Taranto al 9° posto

Un cantiere edile
Un cantiere edile
3 Minuti di Lettura
Sabato 4 Settembre 2021, 05:00


Di lavoro si continua a morire, e in provincia di Taranto anche di più rispetto al 2020.

Il quadro fornito dall'Osservatorio sicurezza sul lavoro Vega Engineering è impietoso: l'elaborazione statistica degli infortuni mortali sul lavoro, aggiornata al 31 luglio 2021 sulla base dei dati Inail, dice che la provincia di Taranto è al 9° posto della graduatoria per indice di incidenza (un anno fa era al 73° posto).

I calcoli

L'indice di incidenza (calcolato sul numero di infortuni mortali ogni milione di occupati) è 53,9 (nel 2020, al 31 agosto, era 17,9), con 9 casi di morte sul lavoro totali (nel 2020 erano stati 3) su 119.811 occupati (nel 2020, sempre al 31 agosto, erano 167.315). Al drastico calo degli occupati nella provincia di Taranto (-47.504 in 11 mesi) è corrisposto invece un aumento delle vittime (+6). Peggio di Taranto fa Lecce: 6° posto per incidenza (nel 2020 era al 62° posto con 5 vittime), con un indice di 58,3 e 13 morti su 223.143 occupati in tutta la provincia. La provincia di Brindisi è al 22° posto (indice di incidenza di 41,4 e 5 casi su 120.872 occupati), mentre nel 2020 era al 79° posto con 2 casi. La provincia di Bari è al 24° posto (indice di 36,6 e 16 morti su 437.565 occupati): nel 2020 era 51esima con 12 casi.

Le regioni più a rischio

L'impennata di morti sul lavoro ha portato la Puglia in zona rossa (riprendendo la suddivisione a colori per zone ispirata ai casi Covid) nei primi sette mesi del 2021, dove sono collocate le regioni con un’incidenza maggiore del 25 per cento rispetto alla media nazionale (indice incidenza medio pari a 23,7 morti ogni milione di lavoratori), insieme a Campania, Basilicata, Umbria, Molise, Trentino Alto Adige e Abruzzo. La Puglia si piazza poi al quinto posto per decessi nella classifica stilata in numeri assoluti: da gennaio a luglio 2021, infatti, i decessi sono stati 49 (in Campania 63, Lombardia 61, Piemonte 52 e Lazio 50).

In Italia sono 139 le vittime sul lavoro registrate nel solo mese luglio di quest'anno. Il bilancio nei primi sette mesi del 2021 è drammatico, con 677 morti (di cui 543 quelle rilevate in occasione di lavoro, mentre 134 sono quelle decedute a causa di un incidente in itinere. Rispetto a fine giugno 2021, ci sono 139 vittime in più) e una media tragica di quasi 100 decessi al mese.

Numeri che fanno impallidire e che lasciano spazio a poche interpretazioni. Ancora il settore delle costruzioni è quello che conta il maggior numero di lavoratori deceduti: 64 dall’inizio dell’anno (11,8% sul totale), 13 in più rispetto a giugno (seguono: attività manifatturiere, 54; trasporto e magazzinaggio, 51 vittime da inizio anno; commercio, riparazione di autoveicoli e motocicli, 34; amministrazione pubblica e difesa, 17; Sanità e assistenza sociale, 15). La fascia d’età più colpita dagli infortuni mortali sul lavoro è quella tra i 45 e i 64 anni (387 su un totale di 543). Le donne che hanno perso la vita in occasione di lavoro nei primi sette mesi del 2021 sono 50 su 543. Gli stranieri deceduti in occasione di lavoro da gennaio a luglio del 2021 sono 75. Il lunedì, infine, continua a essere il giorno in cui si è verificato il maggior numero di infortuni nei primi sette mesi dell’anno. Il decremento del numero dei decessi, che pure c'è stato rispetto al 2020 (da 716 a 677, -5,4%), potrebbe sembrare un dato positivo, ma in realtà è molto influenzato dall’andamento della pandemia Covid-19 e dal rilevamento statistico degli infortuni mortali per Covid-19. Il numero di 677 morti sul lavoro nei primi sette mesi del 2021, in definitiva, è comunque superiore ai dati del 2019 e del 2018, quindi del periodo pre-pandemico.

© RIPRODUZIONE RISERVATA