Taranto, la bracciante morta «lavorava in nero»

Taranto, la bracciante morta «lavorava in nero»
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Giovedì 7 Settembre 2017, 05:30 - Ultimo aggiornamento: 14:28

Eva Santoro, componente della segreteria generale della Cgil di Taranto, che aveva partecipato all’incontro in Prefettura sulla sicurezza in agricoltura, fa emergere un aspetto inquietante nel caso della bracciante morta a Ginosa: la donna lavorava in nero.
«Il recente fatto di cronaca - dice la Santoro - ha dettato l’agenda dell’incontro mostrando con tutta la sua gravità i problemi che il sindacato denuncia da tempo. Giuseppina era al suo primo giorno di lavoro e malgrado la legge preveda che nessuno possa cominciare ad operare senza regolare contratto e dopo aver passato le visite mediche che ne comprovino lo stato di salute, ha perso la vita, secondo le prime istanze riportate dal medico legale, per una serie di fattori che si sarebbero potuti prevedere se la normalità, il diritto, le norme e l’umanità tornassero anche in questi luoghi di lavoro. Giuseppina si sarebbe potuta salvare. È morta, invece, perché nel suo ingaggio a nero, come è emerso da quanto riferito al tavolo in Prefettura, non era previsto che passasse visita medica, visita che le avrebbe potuto salvare la vita riscontrando una aritmia al cuore che insieme al caldo e alla fatica le è stata fatale».
Ma il caso della bracciante morta a Ginosa è solo la punta di iceberg sommerso secondo la Cgil. «Sappiamo dagli organi di controllo che sedevano al tavolo in Prefettura che sono aumentate le denunce riguardo la sicurezza sui luoghi di lavoro – commenta ancora la Santoro – così come siamo a conoscenza di un incremento di fasce di lavoratori in nero o con contratti di sottosalario. Stiamo giocando con il fuoco. È una stortura su cui ci auguriamo si possa registrare nei prossimi giorni un intervento più incisivo da parte del Presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano e dell’assessore all’agricoltura Leonardo Di Gioia. La presenza di un rappresentante della Regione al tavolo permanente della Prefettura di Taranto sarebbe già un primo segnale».
 
Sulla questione intervengono anche Antonio Castellucci, segretario generale Cisl e Antonio La Fortuna, segretario generale Fai Cisl: «La Cisl e la Fai Cisl manifestano dolore e vicinanza ai familiari della povera Giuseppina e, al contempo, invitano lavoratrici e lavoratori agricoli a prendere piena coscienza del proprio diritto alla salute e alla sicurezza sul posto di lavoro. Così come riaffermiamo il diritto-dovere che hanno tutti di denunciare i casi di sfruttamento consumati, anche al di fuori dei confini provinciali e regionali, per concorrere a sconfiggere con il supporto delle Organizzazioni sindacali, delle Istituzioni e delle Forze dell’Ordine il fenomeno perverso e malavitoso del caporalato. Forze dell’Ordine che, al pari dei funzionari dell’Ispettorato territoriale del lavoro (ITL), non saranno mai ringraziati abbastanza per il lavoro paziente ma risoluto e diffuso che mettono in campo quotidianamente a tutela della legalità sull’intero territorio. Un ringraziamento che riteniamo non possibile, al momento, riservare alla Regione Puglia, ancora una volta assente al tavolo prefettizio di Taranto, nella fattispecie con l’Assessore all’Agricoltura benché regolarmente convocato e dunque a nostro avviso non riguardoso verso gli impegni e le competenze istituzionali e finanziarie attribuite a questa Istituzione in materia, ad esempio, di trasporti dei lavoratori, al punto di dover prendere atto ancora una volta che detto servizio rimane riservato ai caporali! D’altro canto, la stessa Regione Puglia continua a reiterare la rinuncia al confronto, nonostante più volte sia stata sollecitata unitariamente dalle confederazioni Cgil Cisl Uil regionali, tanto sui temi richiamati quanto in ordine al “Protocollo sperimentale contro il caporalato e lo sfruttamento lavorativo in agricoltura “Cura – Legalità - Uscita dal ghetto” per i lavoratori stranieri, sottoscritto a fine maggio 2016 e da cui essa, ingiustificatamente, ha escluso i territori di Taranto e di Brindisi».[/PALLINOBLU]

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