Taranto, insulti alla nave Carabiniere: ora la Digos indaga su Bari

Taranto, insulti alla nave Carabiniere: ora la Digos indaga su Bari
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Mercoledì 30 Marzo 2022, 08:27

Si spostano da Taranto a Bari le indagini sulla contestazione inscenata lungo il canale navigabile al passaggio della fregata della Marina Militare Carabiniere. Gli investigatori della Digos, infatti, stanno continuando ad esaminare numerosi video registrati dalle telecamere di sicurezza, ma anche immagini rastrellate su canali social.
Nel mirino è già finita una decina di sospettati tarantini, notoriamente vicini all'area antagonista. Sulla loro posizione da tempo si sono concentrate le attenzioni degli investigatori che, però, ritengono che il gruppo di contestatori in realtà sia stato composto anche da persone venute da fuori. In particolare dal capoluogo di regione, dove si sono spostati gli accertamenti da parte della Digos tarantina.

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Le indagini


Gli inquirenti, quindi, si stanno interfacciando con i loro colleghi baresi per completare le operazioni di identificazione dei contestatori che quel giorno hanno dato vita ad una manifestazione non autorizzata e soprattutto dai contenuti inaccettabili.
Come si ricorderà, il passaggio della fregata della Marina, con l'equipaggio schierato, nel canale navigabile venne accompagnato da urla, insulti, e lancio di oggetti. Le immagini di quella gazzarra finirono subito sui social sollevando un coro unanime di indignazione e di condanna. Subito venne avviata una indagine e gli uomini della Digos hanno raccolto immagini e testimonianze.

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Si lavora sulle ipotesi di reato che vanno dalla manifestazione non autorizzata al vilipendio di corpo armato dello Stato. In azione un gruppo composto da una ventina di persone che quel giorno si arroccò sulla sponda del canale navigabile dal lato della città vecchia. Al momento del passaggio dell'unità della Marina si scatenò la protesta con tanto di lancio di oggetti. Stando a quanto si è appreso, gli investigatori avrebbero individuato la frangia tarantina della contestazione e ora la lente di ingrandimento sarebbe passata ad esaminare il ruolo di persone giunte da fuori Taranto. Un lavoro certosino che richiede tempo, in vista della prima informativa da consegnare in procura.

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Come si è detto, la vicenda ha sollevato subito un coro di condanna e di protesta. E da più parti si è subito sottolineato come quella gazzarra non sia minimamente rappresentativa del rapporto storico tra Taranto e la Marina Militare. Tra i commenti più calzanti, spicca quello dell'ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone, Capo di Stato maggiore della Difesa «Quando ho visto il video - ha spiegato l'ammiraglio - sembrava chissà cosa, ma alla fine erano solo in quindici. Non ci scandalizziamo comunque. Siamo certi dell'affetto che i tarantini ci hanno sempre dimostrato e quindi l'episodio non mi ha scalfito. Siamo in un Paese democratico - ha aggiunto - se ci sono fatti penalmente rilevanti verranno perseguiti».
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