Ilva, da gennaio si riparte: sprint finale per l’Aia con gli 800 milioni

Ilva, da gennaio si riparte: sprint finale per l’Aia con gli 800 milioni
di Tiziana Fabbiano
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Sabato 21 Novembre 2015, 01:35 - Ultimo aggiornamento: 5 Novembre, 19:22

Il Governo ha fatto tutto quello che poteva fare. L’ultima carta è quella della legge di stabilità che consentirà alle banche di anticipare quel maxi prestito di 800 milioni di euro da restituire quando arriverà il miliardo e 200 milioni ancora bloccato in Svizzera e appartenente alla famiglia Riva. Con quei soldi partirà un nuovo corso per l’Ilva in amministrazione straordinaria verso la “new.co”. Il rush finale di quegli adeguamenti ambientali dell’Aia che dovrebbero chiudersi entro agosto 2016 ma che, più probabilmente, slitteranno ancora, non di molto, ma di qualche mese. Questo il senso delle parole del commissario straordinario dell’Ilva Piero Gnudi che ieri pomeriggio, a Bari per una intervista organizzata da “Panorama”.

Gnudi ha spiegato le prossime tappe dello stabilimento siderurgico di Taranto che, al momento, è in una fase di stand by legata alla mancanza di risorse fresche. Ma per l’acciaio italiano e quindi per il Governo il gruppo è troppo importante perché non si continui nella strada del salvataggio: «Nessun Paese può permettersi di non avere un’industria siderurgica in casa propria. Non possiamo farne a meno perché - secondo Gnudi - se chiudiamo imprese dell’acciaio in Europa alla fine la Cina avrà più del 60% della produzione siderurgica mondiale decidendo il prezzo dell’acciaio e così le politiche industriali che noi facciamo. Certo, per Taranto resta il problema che non può più vivere solo di Ilva come purtroppo è oggi», ha detto Gnudi.

Il commissario ha dato atto dunque all’esecutivo del premier Renzi di un’attività a tutto campo per Taranto ma ha anche ammesso di aver trovato un atteggiamento positivo, nel segno della collaborazione, da parte dei sindacati.

Inevitabile che si toccassero gli argomenti di attualità. Come le critiche che sono state rivolte alla gestione commissariale (composta oltre che da Gnudi anche da Enrico Laghi e Corrado Carrubba) per le perdite milionarie dell’Ilva.. Critiche rivolte anche dal presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano. In poche battute, con il consueto aplomb, Gnudi ha archiviato la querelle: «Sfido chiunque, nella situazione in cui si trovava l’Ilva - ha risposto - a fare meglio di noi», senza un riferimento diretto al Governatore.

Decisamente più diretta invece l’accusa alla vecchia gestione privata, quella dei Riva. «È mancata quella sensibilità ambientale che sarebbe stata necessaria. Ilva ha speso molto per aumentare la produttività ma poco per l'ambiente e se negli ultimi dieci anni si fossero aumentati un po’ più gli investimenti per l'ambiente, ed in quei tempi il bilancio lo consentiva, oggi non saremmo in questa condizione», ha detto il commissario. Infine un passaggio sulla commessa per i tubi Tap, sfumata, e assegnata ad un’impresa tedesca. Gnudi ha spiegato che questo lavoro non sposta la situazione attuale dell’azienda visto che, ha detto, la commessa avrebbe rappresentato meno del 5% della produzione di Ilva.

Tuttavia non gli è sfuggito la connotazione «simbolica» della scelta di Tap alla luce anche dell’impegno che il Governo ha profuso sia per l’Ilva sia per difendere l’investimento e la realizzazione del gasdotto nel Salento. «I problemi tecnici che inizialmente erano stati prospettati - ha poi chiarito Gnudi - sono stati superati». L’Ilva sarebbe stata in grado di assolvere perfettamente alla commessa così come era stata richiesta da Tap, ha chiarito dunque smentendo le indiscrezioni che volevano i tubifici di Taranto non in grado di procedere all’esecuzione dei tubi richiesti. «Credo che qualche margine ci sia ancora per rientrare», ha poi concluso.

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