Taranto, il futuro dell’Ilva imbarazza i grillini

Taranto, il futuro dell’Ilva imbarazza i grillini
di Francesca CIURA
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Domenica 11 Febbraio 2018, 06:15 - Ultimo aggiornamento: 18:14
Ma sull’Ilva qual è la posizione del M5S? Dopo la visita a Taranto del candidato premier Luigi Di Maio e le sue dichiarazioni sull’Ilva tra i grillini si è scatenata la bagarre ed è scattato il tentativo di chiarire e puntualizzare.
Tutto è partito appunto da alcune frasi rilasciate da Di Maio ai giornalisti venerdì sera al teatro Orfeo. Alla domanda sul futuro del Siderurgico il candidato premier ha testualmente risposto: «Per quanto mi riguarda e per quanto riguarda il Movimento, l’Ilva è una realtà che deve continuare a dare posti di lavoro e ne deve dare più di quanti ne sta già dando». Poi ha aggiunto: È per questo che noi crediamo in un piano di riconversione industriale e di bonifiche. Il vero tema è che se continua così ci saranno sempre meno posti di lavoro e le persone saranno ancora ricattate tra salute e lavoro». Nessuna chiusura quindi per Luigi Di Maio che spiega: «Ho sempre parlato di riconversione e di bonifica per dare 13 mila posti di lavoro da attuare con un cronoprogramma. Se serviranno 5 o 10 anni per la riconversione e le bonifiche, pianificheremo per quel tempo senza perdere posti di lavoro e senza attentare alla salute dei tarantini e degli italiani». Messaggio chiaro. 
Una posizione che ha creato qualche imbarazzo nel Movimento tenuto conto della distanza dalle posizioni esternate dai consiglieri regionali, comunali e dalla stessa europarlamentare “grillina” D’Amato che dello stop alla produzione dell’acciaio ha fatto da sempre il proprio cavallo di battaglia. Ieri poi, in modo perentorio, sulla propria pagina Facebook la D’Amato ha pubblicato un’immagine del siderurgico con una scritta inequivocabile: Chiusura!
Sulla stessa posizione dell’eurodeputata anche i consiglieri regionali, comunali ed i candidati alle prossime elezioni che, ad esclusione della D’Amato, firmano congiuntamente una nota stampa, nella quale si sforzano di spiegare cosa intendesse davvero esprimere il loro candidato premier. I rappresentanti locali del 5 Stelle nell’attribuire a “qualcuno” il tentativo maldestro di strumentalizzare quanto dichiarato da Di Maio, avvertono il bisogno di fornire la loro interpretazione: «L’obiettivo del Movimento - scrivono Ermellino, De Giorgi, Vianello, Cassese, Turco, Battista, Nevoli, Galante e Laricchia - è di salvaguardare il reddito e creare nuovi posti di lavoro in vista unicamente della riconversione post chiusura, che naturalmente non potrà avvenire dall’oggi al domani. Se, come ha ribadito il nostro candidato premier, ci vorranno cinque o dieci anni per pianificare il percorso di riqualificazione dell’area industriale, il Movimento garantirà ai cittadini di Taranto e a tutti i lavoratori impiegati un passaggio che non sarà traumatico ma garante sia della salute che del reddito per i lavoratori».
Ma su quali basi dovrà essere attuato il cronoprogramma di cui parla Di Maio? Quale sarebbe il piano di “riconversione” che ha in mente il M5S? E dunque, se da un lato la D’Amato propone la chiusura dello stabilimento (e la successiva trasformazione in un museo, come accaduto in Germania con le acciaierie della Ruhr) e dall’altro si parla di Ilva come realtà che deve dare posti di lavoro, vuol dire che qualcosa per i 5 Stelle su Taranto ancora non quadra.
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