Non mandavano i figli a scuola: 86 denunciati

Non mandavano i figli a scuola: 86 denunciati
di Francesca CIURA
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Mercoledì 27 Giugno 2018, 05:30 - Ultimo aggiornamento: 11:33
Non mandavano i figli a scuola e per questo i Carabinieri del Comando Provinciale hanno denunciato, con la collaborazione dei dirigenti scolastici che hanno segnalato il prolungamento ingiustificato delle assenze di alunni della primaria e delle medie, ben 86 genitori.
L’operazione si inserisce nell’ambito di specifici controlli mirati a contrastare la dispersione scolastica ed hanno riguardato alcuni Istituti scolastici di Taranto e provincia, con i quali i militari dell’Arma sono in contatto per monitorare i fenomeni di bullismo e quelli legati anche alla dispersione.
Al termine di accurate indagini è stato accertato che 47 bambini si assentavano dalle lezioni per lunghi periodi, senza che i genitori o gli esercenti la potestà genitoriale fornissero plausibili risposte alle richieste di giustificazioni avanzate da insegnanti e dirigenti scolastici.
Secondo una prima stima effettuata dai Carabinieri, pare che il fenomeno si sia attestato maggiormente nella zona occidentale della provincia, oltre a diverse scuole della città (non soltanto quelle ubicate nelle periferie): segno evidente di una preoccupante condizione di marginalità e povertà di molti nuclei familiari, dove il basso livello di istruzione unito alle risicate risorse messe a disposizione delle comunità complicano oltremodo la situazione. Eppure la scuola prova a tamponare le falle provando, spesso con successo, a redimere situazioni che potrebbero avere risvolti anche drammatici.
In questa missione che punta ad affermare nei giovani la legalità e l’impegno sociale, un ruolo importante lo svolgono le Forze dell’ordine spesso in campo in iniziative volte ad assicurare il migliore sviluppo dei giovani.
Eppure, secondo i dati forniti dal Miur nel gennaio scorso proprio la dispersione scolastica sarebbe in calo rispetto agli anni passati con un tasso del 13,8% contro il 20,8% di dieci anni fa. Ma in alcune regioni del Sud la situazione sembra non migliorare, complice una diffusa povertà economica e sociale che non agevola l’impegno delle realtà educative. Ma contrariamente a quanto si possa pensare, ovvero che il fenomeno dell’abbandono faccia il paio con lo sfruttamento del lavoro minorile, è stato accertato che talvolta le assenze prolungate dalle lezioni - oltre il 25% che è il massimo consentito - sarebbero la risposta dei genitori a controversie avute con gli insegnanti o per manifestare il disappunto per le decisioni prese dal dirigente scolastico o come accaduto di recente, per non aver voluto vaccinare i propri figli.
A confermare questa tesi sono le stesse Forze dell’ordine che evidenziano come dietro il fenomeno della dispersione si celi un mondo variegato ed anche alquanto variopinto. Come quello delle “chat di classe” popolate da mamme sempre pronte a polemizzare su tutto, a giudicare, senza averne titolo, la professionalità e la preparazione dell’insegnante (talvolta anche l’abbigliamento), fagocitando altri genitori. Recentemente alcune mamme formarono una vera e propria class action affinché venisse destituita una maestra “rea”, a loro dire, di non saper svolgere il proprio lavoro. Di fronte al diniego del preside minacciarono di non mandare più i propri figli a scuola. Ma se il principio del “nessuno resti indietro” affermato nella legge 107, attribuisce alla scuola il compito di intervenire, va anche detto che l’abisso da colmare, in termini pratici, sta fuori dalle aule. Sta nelle politiche sociali chiamate ad intervenire nelle aree di maggiore esclusione economica, con più forte emergenza criminale e dove v’è il più basso grado di istruzione. C’è ancora un abisso da colmare, nonostante gli sforzi delle agenzie educative, dei dirigenti scolastici in primis ed ai docenti, a cui troppo spesso si chiede di intervenire su questioni che non attengono propriamente il loro compito.
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