Ex Ilva, l'ultimatum di Melucci: «Soluzioni sul benzene o chiudo l’area a caldo». Trenta giorni di tempo per individuare gli impianti “colpevoli”

Ex Ilva, l'ultimatum di Melucci: «Soluzioni sul benzene o chiudo l’area a caldo». Trenta giorni di tempo per individuare gli impianti “colpevoli”
di Domenico PALMIOTTI
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Lunedì 22 Maggio 2023, 20:29 - Ultimo aggiornamento: 23 Maggio, 19:55

Trenta giorni di tempo ad Acciaierie d’Italia e ad Ilva in amministrazione straordinaria per affrontare e risolvere i picchi di benzene del siderurgico o, entro 60 giorni, sarà stop agli impianti dell’area a caldo della fabbrica. Il sindaco di Taranto, Rinaldo Melucci, lancia un ultimatum alla società che gestisce in fitto gli impianti, AdI, e a quella proprietaria degli stessi, Ilva in as, chiamandole ad intervenire. E ricorre di nuovo allo strumento dell’ordinanza come a febbraio 2020, provvedimento, questo, che ArcelorMittal Italia (Acciaierie d’Italia non esisteva) impugnò in sede giurisdizionale.

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La nuova ordinanza 

L’epilogo è noto: il Tar di Lecce validò l’ordinanza ma a giugno 2021 il Consiglio di Stato la fece decadere. Con la nuova ordinanza, Melucci assegna alle due società, “ognuna per le proprie competenze e responsabilità, 30 giorni di tempo per individuare gli impianti responsabili dell’aumento della concentrazione di benzene registrata dalle centraline atmosferiche”. AdI e Ilva in as devono “individuare una soluzione tempestiva al problema. Senza la quale - dispone il sindaco - entro 60 giorni dall’ordinanza bisognerà procedere allo spegnimento degli impianti dell’area a caldo”. 
“Abbiamo ricevuto da Asl evidenze chiare rispetto al rischio per la popolazione - dichiara il sindaco - in particolare riguardo al danno provocato dall’aumento della media annuale della concentrazione di benzene, anche se al di sotto dei limiti di legge. Un’ulteriore relazione di Arpa ci ha consentito di correlare i picchi registrati all’attività dell’acciaieria, per questo l’ordinanza è mirata ad AdI e Ilva in as”. “Abbiamo applicato quella precauzione che ci assegnano le norme rispetto a un problema che era stato già sollevato e affrontato anche all’interno dell’osservatorio ispirato all’articolo 41 della Costituzione, che abbiamo insediato a gennaio - conclude il sindaco di Taranto -. I nuovi elementi ci hanno messo nelle condizioni di procedere e ora attendiamo le necessarie risposte”. 
Che ci sia un caso benzene da capire e controllare lo ha detto qualche giorno fa, nel question time al Senato, anche il vice ministro all’Ambiente, Vannia Gava. “L’Ispra sta valutando, in collaborazione con Arpa Puglia, di eseguire accertamenti strumentali in specifiche aree dello stabilimento siderurgico, nonché in altre aree della limitrofa raffineria Eni”, ha annunciato Gava.

E ancora: si studia “la possibilità di posizionare campionatori passivi per condurre monitoraggi continui in aggiunta alle centraline esistenti”. Obiettivo, ha rilevato il vice ministro, misurare “il contributo delle eventuali fonti da cui si originano i livelli crescenti di benzene cosi come segnalato da Arpa Puglia e Asl Taranto”. Inoltre, per il viceministro all’Ambiente, “l’Ispra, a seguito delle criticità segnalate a dicembre 2022 da Ares Puglia e Asl Taranto, ha avviato una serie di attività finalizzate a ricercare fattori oggettivi che all’interno dello stabilimento siderurgico e dei complessi industriali soggetti ad Aia nazionale e limitrofi, possano determinare l’incremento delle concentrazioni di benzene non solo nelle aree immediate, adiacenti al perimetro del sito, sino a livelli molto prossimi ai valori limite previsti dal decreto legislativo 155 del 2010”. Controlli anche sulla raffineria Eni e sulla centrale elettrica di AdI Energia.


Per Ubaldo Pagano, deputato Pd, “bene ha fatto il sindaco Melucci ad adottare un’ordinanza contingibile e urgente per fare luce sulle fonti inquinanti che in questi giorni hanno fatto registrare nuovamente picchi di benzene. È inaccettabile - prosegue Pagano - che si metta ancora in pericolo la salute delle persone e se Acciaierie d’Italia non sono in grado di garantire la sicurezza, è bene che gli impianti inquinanti siano spenti. Sul punto le istituzioni devono essere unanimemente inflessibili. A Taranto mai più sacrifici sull’altare della produzione incontrollata”. 
 

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