Ex Ilva, sciopero del lavoratori davanti allo stabilimento. I sindacati: «Lo stabilimento è sul punto di cedere definitivamente»

Ex Ilva, sciopero del lavoratori davanti allo stabilimento. I sindacati: «Lo stabilimento è sul punto di cedere definitivamente»
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Lunedì 21 Novembre 2022, 09:31 - Ultimo aggiornamento: 12:17

Ex Ilva, via la governance attuale. Sì all'intervento pubblico. I sindacati: «Lo stabilimento è sul punto di cedere definitivamente. Se si spegne non si riaccende più». È partita questa mattina alle 5 nello stabilimento siderurgico ex Ilva a Taranto la mobilitazione dei lavoratori del gruppo Acciaierie D'Italia. Cgil, Cisl e Uil con tutte le categorie metalmeccaniche, servizi, marittimi, trasporti presidiano le portinerie dello stabilimento. L'obiettivo del "pacchetto" di sciopero, complessivamente di 48 ore, proclamato nei giorni scorsi anche a seguito della sospensione dei contratti con 145 ditte dell'appalto e dell'indotto, è quello di «mandare via l'attuale governance a favore dell'intervento pubblico». Si vuole «impedire un processo di desertificazione ambientale ed industriale del territorio ionico».

La mobilitazione

La mobilitazione odierna sarà articolata su 24 ore su tre turni con presidi e un corteo che partirà dalla portineria tubificio per raggiungere i lavoratori dell'appalto, e proseguirà verso le altre portinerie D ed A per giungere davanti alla portineria Direzione.La Fim Cisl chiede al governo «di accelerare sul dossier Acciaierie D'Italia.

La fabbrica è paralizzata, ulteriori rinvii trascinerebbero alla chiusura il siderurgico. Davanti a questa prospettiva noi non saremo fermi e useremo tutte le nostre forze. Lo stabilimento è sul punto di cedere definitivamente e se si spegne non si riaccende più», spiega il sindacato. «Chiediamo al Governo di  usare tutta la forza  per fare in modo che la decisione sulle 145  ditte dell'appalto rientri prima possibile». 

Nel capoluogo ionico è previsto anche un corteo che partirà dalla portineria tubificio dello stabilimento siderurgico per raggiungere i lavoratori dell'appalto e proseguirà verso le altre portinerie D ed A per giungere davanti alla portineria Direzione. Anche l'Usb e l'Ugl Metalmeccanici hanno indetto autonomamente lo sciopero di 24 ore. Le iniziative a livello locale fanno seguito alla proclamazione di sciopero di gruppo da parte delle segreterie nazionali di FIm, Fiom e Uilm, dopo l'incontro di giovedì scorso con il ministro Adolfo Urso, che demandano ai sindacati territoriali l'articolazione della mobilitazione. A Taranto è la prima di un pacchetto di 48 ore di sciopero e coinvolge anche le categorie multiservizi, edili e trasporto.

I delegati Fim Cgil

«Lo stabilimento è sul punto di cedere definitivamente. Se si spegne non si riaccende più». Lo hanno affermato i delegati Fim Cisl durante i presidi allle portinerie di Acciaierie d'Italia, dove alle 7 è iniziato lo sciopero di 24 ore dei lavoratori diretti, dell'appalto e di Ilva in Amministrazione straordinaria organizzato dai sindacati confederali e delle categorie servizi, edili e trasporti. «La fabbrica - hanno aggiunto i rappresentanti sindacali - è paralizzata, ulteriori rinvii trascinerebbero alla chiusura il siderurgico. Davanti a questa prospettiva noi non saremo fermi e useremo tutte le nostre forze. Chiediamo al governo di usare tutta la forza per fare in modo che la decisione sulle 145 ditte dell'appalto rientri prima possibile e pianifichi la ricollocazione dei lavoratori di Ilva in As».

Il segretario generale aggiunto della Fim Cisl Biagio Prisciano ha detto che si tratta «di una prima iniziativa. Vedremo di programmare ulteriori 24 ore se non avremo risposte concrete. Scioperiamo contro una gestione scellerata, che fa acqua da tutte le parti. Pretendiamo che il governo prenda in mano questo stabilimento che produce solo cassa integrazione. Npi non vogliamo vivere di cassa integrazione». Per Vincenzo La Neve, coordinatore di fabbrica Fim Cisl di Acciaierie d'Italia, «c'è la necessità che lo Stato acquisisca il controllo e la gestione degli impianti e diventi socio di maggioranza. Solo questa potrebbe essere una garanzia per i lavoratori e una cittadinanza che hanno pagato tanto negli anni. Noi ci auguriamo dal nuovo governo un cambio di passo rispetto a quelli precedenti che hanno lanciato solamente slogan senza mettere un punto a questa vertenza lunghissima. Poi bisogna tutelare i lavoratori in As in base all'accordo del 6 settembre 2018 che resta per noi il faro della vertenza. Guai a cancellarlo». 

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