È tutto pronto per l'intesa tra Arcelor Mittal e Invitalia: lo Stato nel capitale sociale

È tutto pronto per l'intesa tra Arcelor Mittal e Invitalia: lo Stato nel capitale sociale
di Alessio PIGNATELLI
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Lunedì 30 Novembre 2020, 07:34 - Ultimo aggiornamento: 11:51

Appuntamento a mezzogiorno. Il ministro dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli, ha convocato per oggi nella sala degli Arazzi del Mise Fim, Fiom, Uilm, Usb e Ugl sulla vertenza ArcelorMittal. Giorno cruciale perché coincide con il termine per definire l'ingresso dello Stato attraverso Invitalia nel capitale sociale.
È tutto pronto, dunque, per sancire il ritorno all'acciaio statale per adesso con una quota paritaria con i franco-indiani. La data di oggi era già cerchiata in rosso da otto mesi. Cioè da quel 4 marzo in cui gli avvocati di ArcelorMittal e i rappresentanti legali dei commissari straordinari di Ilva in As - proprietaria tuttora degli impianti - si accordarono al Tribunale di Milano: scongiurata la guerra, l'armistizio prevedeva una sorta di preintesa da formalizzare entro il 30 novembre appunto. Senza un accordo, da domani per la multinazionale scatterebbe il diritto di recesso dal contratto pagando mezzo miliardo ma la strada è un'altra. Ma l'accordo tra governo e Mittal si farà: Invitalia, società di proprietà del ministero dell'Economia e braccio armato dello Sviluppo economico, entrerà nel capitale sociale di Am Investco. ArcelorMittal è attualmente il principale partner di Am Investco con una partecipazione del 94,4% nel consorzio. Banca Intesa San Paolo detiene invece il 5,6%. Si prospetta una partecipazione al 50% tra Invitalia e Mittal con l'istituto bancario pronto a uscire.


Nel futuro, è possibile (se non probabile) che Invitalia aumenti le proprie quote lasciando in minoranza i franco-indiani. E questi ultimi non si stracceranno certo le vesti dopo i problemi economici e non solo di questi anni per l'asset italiano. Questo il quadro già anticipato da Domenico Arcuri, numero uno di Invitalia e Stefano Patuanelli, capo del Mise.
Oggi ai sindacati sarà quindi illustrato il piano. I pool di legali sono al lavoro costantemente e sarà estremamente interessante conoscere le scelte sulla governance. L'ipotesi di spartirsi presidenza (nomina statale) e amministratore delegato (lasciato a Mittal) è la più probabile.

C'è attesa per i nomi e per capire se l'attuale presidente e ad Lucia Morselli potrà conservare una carica.


È bene precisare, però, che questo è solo il primo tempo della partita che vedrà protagonisti i sindacati all'indomani della firma. I metalmeccanici ritengono valido l'unico accordo validato anche da un referendum tra i lavoratori che risale a settembre 2018. Lo schema di marzo 2020 concertato solo da Mittal e governo che sarà formalizzato in queste ore non ha coinvolto minimamente i sindacati. Hanno solo annusato le linee guida emerse in questi mesi sul piano industriale. Per esempio, «il rifacimento di altoforno 5, le manutenzioni di altoforno 4, la realizzazione di due linee elettriche e un impianto di preriduzione con la piena occupazione a fine piano» come annunciato da Patuanelli. Si parla poi di una produzione che dovrebbe arrivare a regime a 8 milioni di tonnellate annue ma le tute blu attendono riscontri effettivi. E, soprattutto, non intendono assolutamente trattare su esuberi. Anzi, c'è da considerare che al di là dei 10.700 occupati in Am (a Taranto sono poco più di 8.100) ci sono i circa 1.700 operai rimasti in Amministrazione straordinaria. Devono occuparsi delle bonifiche esterne al perimetro aziendale e, secondo l'originale impostazione di due anni fa, a fine piano industriale dovrebbe rientrare in ArcelorMittal. Uno scenario al momento utopistico.


E se i sindacati non sono mai stati presi in considerazione al di là di sporadici e sommari confronti col governi, gli enti locali sono rimasti completamente estromessi dal negoziato. Il sindaco di Taranto Melucci lo ha spesso sottolineato. Insieme al presidente della Provincia Gugliotti ha scritto direttamente a Invitalia chiedendo di conoscere i termini di una trattativa segreta. Sulla stessa lunghezza d'onda il presidente della Regione Emiliano che, al debutto davanti al nuovo consiglio regionale, ha rispolverato un cavallo di battaglia: la decarbonizzazione. Come e quando? Finalmente, oggi se ne saprà di più.

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