Ambiente e salute del futuro di Taranto: nel presente i casi benzene e Aia Ilva

Taranto Innovation summit in corso a Taranto
Taranto Innovation summit in corso a Taranto
di Domenico PALMIOTTI
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Giovedì 8 Giugno 2023, 06:00 - Ultimo aggiornamento: 07:02

Dall’Autorizzazione per l’Ilva agli approfondimenti scientifici, dalle azioni di tutela ai futuri progetti industriali, la questione ambientale assume un peso sempre più evidente all’interno del contesto Taranto.

Il futuro

 
Attualità e urgenze si intrecciano con scenari e prospettive. Domani e dopodomani, per esempio, si terrà all’interno del Taranto Innovation Summit, l’evento Apulian One Health Meeting. L’attenzione degli esperti e degli studiosi si focalizzerà su ambiente, salute umana ed animale. Il concetto di One Health è così spiegato dall’Istituto superiore di Sanità: la salute umana, quella animale e quella dell’ecosistema sono legate indissolubilmente. 
E la Fondazione Veronesi, in riferimento allo stesso concetto di One Health, aggiunge che “la definizione non è recentissima ma è diventata più importante e più conosciuta negli ultimi decenni con varie emergenze pandemiche, su cui troneggia quella da Covid-19, e con la crisi climatica ormai inequivocabilmente in corso”. 
Domani il cluster di ricerca europea Meteor, che unisce i ricercatori vincitori a livello mondiale del bando Horizon Europe-Environment and Health, lancerà a Taranto le attività scientifiche legate all’innovazione nel monitoraggio ambientale e della salute umana. E dunque nel meeting si confronteranno i dati dei più significativi studi su salute ed ambiente in Europa mettendo a confronto le esperienze di realtà accademiche europee. 
E tutelare meglio la salute ambientale, umana e animale è la finalità del progetto “Calliope” finanziato al Comune di Taranto dal ministero delle Imprese (Mimit) con 13,8 milioni. Come ha spiegato il vice sindaco Fabrizio Manzulli l’8 febbraio scorso «entriamo in una rete davvero importante per l’innovazione tecnologica e Taranto lo fa con un progetto dedicato al benessere ambientale, delle persone e degli animali. Con tecnologie avanzate, riusciremo ad effettuare analisi di dettaglio molto particolari per il suolo e la parte subacquea. Abbiamo partner importanti tra cui il consorzio Mistral e diverse start up internazionali».

Il presente e il caso Aia


Ma questi, come detto, sono gli scenari futuri. Il presente, invece, è fatto di altri problemi ed uno dei più immediati riguarda l’Autorizzazione integrata ambientale di Acciaierie d’Italia (ex Ilva), considerato che quella vigente si approssima alla scadenza (23 agosto). A febbraio l’ex Ilva ha presentato una nuova istanza di Aia al ministero dell’Ambiente che però l’ha dichiarata non procedibile per come era stata formulata dall’azienda. Quest’ultima, infatti, avrebbe dato per scontato la proroga dei tempi di attuazione delle cinque misure, di cui quattro ambientali, che AdI non riuscirà a concludere ad agosto. Invece il ministero è stato di diverso parere e per quanto riguarda le prescrizioni incompiute ha delegato alla conferenza dei servizi. Che si è tenuta lo scorso 30 maggio. 
Su due delle quattro prescrizioni, gestione delle acque meteoriche sugli sporgenti portuali 3 e 5 e nelle aree a caldo, AdI deve meglio definire le soluzioni proposte rispettivamente entro il 15 e 30 giugno. Quelle indicate il 30 maggio non sono state ritenute convincenti dalla conferenza.

In entrambi i casi, si tratta di fare una pavimentazione, ma AdI, a quanto pare, non ha chiarito come avverranno raccolta e filtraggio delle acque, per cui é stata invitata a puntualizzare il suo intervento. 

L'amianto


Sull’amianto, invece, è passata la linea di AdI che in merito ai rilievi di Ispra, ovvero che ad agosto residueranno ancora 2.140 tonnellate e che l’azienda punta a concludere la rimozione nel 2028, ha spiegato che si tratta di amianto confinato e non aerodisperso. Per AdI, quindi, si agirà con piani ad hoc man mano che gli impianti e le aree in cui si trova l’amianto, saranno oggetto di interventi. E proprio sull’amianto, l’associazione Contramianto ha segnalato che i lavoratori esposti a causa del loro passato lavorativo sono sprovvisti di sorveglianza sanitaria. Secondo Contramianto, “Taranto si conferma ancora una volta città dell’amianto e delle sue vittime. Taranto - si evidenzia - rappresenta la fetta più consistente dei casi degli esposti amianto dell’intera Regione Puglia, un dato che trova prova nelle richieste di curriculum amianto che ammontano complessivamente a quasi 54.000 istanze e nel rilascio di 36.000 certificazioni di esposizioni all’amianto”. Invece in Puglia, rileva ancora Contramianto, secondo dati aggiornati “sono 95.325 le domande presentate per esposizione, delle quali ben 39.243 i casi già accertati e riconosciuti con la certificazione, un numero destinato a crescere”. 
C’è poi, tornando all’ex Ilva, l’Aia che verrà dopo agosto, per la quale è appena cominciato il percorso. Non è stata ancora aperta un’istruttoria perché si stanno raccogliendo le osservazioni di Comuni, associazioni e parti interessate. Il mondo ambientalista, per esempio, si è già espresso ed ha manifestato critiche pesanti sull’Aia depositata dall’azienda al ministero. Quest’ultimo farà poi una sintesi delle posizioni e si entrerà nel merito.

Il rischio benzene

Da vedere, a tal proposito, se nella nuova Aia saranno per caso inseriti nuovi limiti per il benzene, considerato l’aumento registrato negli ultimi mesi per le emissioni, anche se si è ancora sotto la soglia di rischio. Ma nonostante i 5 microgrammi per metro cubo d’aria come media annuale non siano mai stati superati, questa soglia viene tuttavia ritenuta inadeguata e poco protettiva dalle autorità sanitarie in una città ambientalmente esposta come Taranto. Peraltro, la possibilità di un intervento correttivo nell’Aia è stata indicata dallo stesso ministero dell’Ambiente nelle recenti audizioni parlamentari. 
Collegato al benzene, è infine lo scontro che oppone il Comune di Taranto ad AdI, sfociato nell’ordinanza del sindaco Rinaldo Melucci che intima sia ad AdI, che ad Ilva in amministrazione straordinaria (rispettivamente chi gestisce e chi è proprietario degli impianti), di intervenire in 30 giorni dal 22 febbraio, altrimenti in 60 giorni gli impianti dell’area a caldo dovranno essere fermati. Uno scontro che si dirimerà, forse, il 22 giugno al Tribunale amministrativo Regionale del Lazio, dove Acciaierie d’Italia ha impugnato l’ordinanza di Melucci, o più in là nel tempo, come è già accaduto, al Consiglio di Stato. 

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