Taranto: dissalatore sul fiume Tara

Il fiume Tara
Il fiume Tara
di Oronzo MARTUCCI
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Lunedì 11 Ottobre 2021, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 10:43

Un dissalatore per le acque del fiume Tara di Taranto. E' incluso anche questo progetto negli  investimenti per 7 miliardi di euro nel Piano d’ambito, con validità sino al 2045 presentato nei giorni scorsi dall’Autorità idrica pugliese, l’organismo rappresentativo di tutti i Comuni pugliesi per quanto riguarda il controllo e la vigilanza sulla gestione del servizio idrico integrato.

Si tratta di risorse necessarie «per l’ulteriore ammodernamento del servizio idrico, da garantire anche attraverso l’ausilio di nuove tecnologie e strumenti di digitalizzazione», ha affermato il presidente dell’Aip, Antonio Matarrelli, sindaco di Mesagne. «Occorre realizzare nuove infrastrutture per diminuire la dispersione delle acque causata da condutture vetuste. Tra gli obiettivi del Piano, infatti, c’è quello cruciale di ridurre del 5% ogni anno, a partire dal 2021, tale dispersione. Abbiamo individuato nel Piano la realizzazione di nuovi dissalatori, potabilizzatori e pozzi emergenziali, così da prestare la massima attenzione alla ricerca di nuove fonti idriche per alimentare le reti», ha detto ancora. 

I dissalatori

I dissalatori programmati sono tre: uno per garantire l’approvvigionamento idrico delle Isole Tremiti, un altro per rendere potabile le fluenze idriche del fiume Tara, in territorio di Taranto, il terzo nei pressi di Apani (Brindisi) per garantire nuove disponibilità idriche in caso di emergenza.
Grazie alla sorgente del Tara, già utilizzata dall’Ente irrigazione per scopi irrigui e industriali, sono disponibili acque a basso grado di salinità che potranno assicurare una ulteriore fonte “anche in condizioni di siccità e quindi di criticità nelle risorse idriche superficiali (gli invasi a carattere regionale e sovra regionale” e permetteranno di “ridurre l’utilizzo di pozzi per l’approvvigionamento idrico dalla falda acquifera pugliese (in specie per l’area del Salento), già oggetto di forte degrado quali-quantitativo per eccessivo.

Il dissalatore sarà utile anche per fare in parte fronte al fabbisogno idrico-potabile dell’agglomerato urbano di Taranto, risolvere le criticità acquedottistiche della zona di interesse e incrementare in misura proporzionale le portate delle dotazioni dal Pertusillo, a favore del Salento orientale”. La spesa prevista per il dissalatore è di 55 milioni di euro, con una portata stimata di 60 litri al secondo così da garantire 15 milioni di metri cubi di acqua all’anno.

Il "Pappadai"

Di pari passo con il dissalatore delle acque del fiume Tara, nel Piano d’Ambito è prevista la realizzazione di un potabilizzatore a San Paolo in agro di Salice Salentino attraverso il trattamento delle acque del vettore di adduzione del Sinni promiscuo e l’utilizzo dell’invaso del Pappadai, esistente nel territorio di Monteparano. Attraverso questo intervento, (con investimenti previsti per 50 milioni di euro) secondo quanto sottolineato nel Piano d’ambito, “sarà possibile garantire una maggiore efficienza nella alimentazione idrica nelle aree della provincia di Taranto e del Basso Salento, oggi approvvigionate in maniera consistente da prelievi dalla falda sotterranea e migliorare la flessibilità di alimentazione idrica delle aree stesse”. Di più: l’invaso del Pappadai risulta di estrema utilità e strategicità per accogliere nel periodo invernale tutte quelle acque che andrebbero disperse una volta raggiunta in diga la quota di massimo.
L’area di Taranto risulta strategica nel Piano d’ambito perché di fatto è la porta di ingresso delle risorse idriche destinate alla Puglia meridionale che arrivano dagli invasi della Basilicata, mentre per la restante parte della Puglia è fondamentale l’approvvigionato garantito dall’acqua convogliata attraverso il Canale principale che parte dalla provincia di Avellino (fiume Sele) e arriva sino in provincia di Brindisi. I vari canali di approvvigionamento sono intercollegati tra di loro, ma è necessario rafforzare gli adduttori che portano acqua in Puglia dalla Basilicata e fonti integrative come quella prevista con il dissalatore sul fiume Tara e l’utilizzo dell’invaso del Pappadai.

Il "Sinni"

Nel nuovo Piano d’ambito è prevista la valutazione del “Potenziamento dell’Acquedotto del Sinni”, per arrivare alla separazione dell’adduzione civile da quella irrigua/industriale, specie in considerazione della riduzione del rischio di interruzioni del servizio per interventi manutentivi delle attuali opere di adduzione esistenti. Il primo lotto è volto a consentire il miglioramento del servizio potabile, in particolare dell’agglomerato di Taranto, finalizzato anche alla riduzione dei costi di gestione, attraverso l’eliminazione del vincolo costituito dal sollevamento tra il potabilizzatore del Sinni ed il serbatoio Parco del Marchese, oltre che l’eliminazione dei costi energetici di sollevamento al serbatoio stesso.
Con il completamento della costruzione dell’acquedotto del Sinni Potabile (cioè con il collegamento del serbatoio di Taranto al Serbatoio di San Paolo si otterrà il potenziamento della rete. “L’intervento scaturisce dalla considerazione che le attuali opere di adduzione hanno un ciclo di vita ora superiore ai 40 anni. Il nuovo collegamento garantirà l’alimentazione potabile del Salento (nodo serbatoio San Paolo) in caso di mancata funzionalità delle opere connesse al sistema Sinni (Sinni irriguo – serbatoio Pappadai)”. Il potenziamento del Sinni Potabile e il collegamento dei serbatoi di San Paolo e Taranto prevedono due lotti di lavori per circa 300 milioni di euro.